Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021
4 chiacchiere con ... gere, mettendoci in guardia per la nostra azione in difesa degli indigeni e dei contadini più po- veri. La prima minaccia risale ad- dirittura al 5 agosto 1970. In quel tempo lavoravo a Coroatà, quando un commando di uomini armati ha fatto irruzione nel cen- tro parrocchiale minacciando le suore che in quella sede riuni- vano la gente per educarla ai propri diritti. E non solo noi eravamo malviste, ma anche i sacerdoti con cui la- voravamo e i leader della comu- nità di base, gli insegnati delle scuole. Molti di loro, e non solo noi suore, hanno pagato con mi- nacce, arresti abusivi, imprigio- namenti, torture e anche la morte il loro impegno per la giu- stizia e i poveri. In ogni caso la vostra situa- zione peggiorava di giorno in giorno. I ricchi moltiplicano i loro piani per sterminare i poveri, riducen- doli alla fame. Uno di essi, il sin- daco di Anapu, mia ultima desti- nazione missionaria, se n’era uscito con una frase terribile e lapidaria indirizzata alla mia per- sona: «Dobbiamo sbarazzarci di questa donna se vogliamo vi- vere in pace». Tu però non ne avevi nes- suna intenzione di lasciare la tua gente. So che volevano togliermi di mezzo a qualunque costo, ma io di andarmene non ci pensavo proprio. Il mio posto restava con la gente continuamente umiliata, sfruttata e calpestata». La mattina del 12 febbraio 2005, «mentre cammina da sola nella foresta, la sua via viene sbarrata da due uomini armati. Dal bor- sello di plastica, che porta sem- pre con sé, estrae mappe e do- cumenti per dimostrare che l’a- rea contesa è stata dichiarata ri- serva per i poveri senza terra. Uno dei due uomini le chiede se ha un’arma. Lei sorride e tira fuori la Bibbia. “Questa è l’unica arma che ho”, dice, e comincia a leggere dalle Beatitudini: “Beati i poveri in spirito. Beati coloro che hanno fame e sete di giusti- zia. Beati gli operatori di pace; saranno chiamati figli di Dio”. Quando si volta per ripartire, uno degli uomini la chiama. L’al- tro impugna l’arma, e mentre la suora si gira, le spara a brucia- pelo mentre ha ancora la Bibbia in mano. Continua a sparare, sei volte. Poi i due corrono verso i cespugli e fuggono verso la te- nuta di uno dei mandanti». (Da Roseanne Murphy, Martire dell’Amazzonia, la vita di suor Dorothy Stang , Emi 2009). 74 agosto-settembre 2021 MC Dorothy Stang, per il suo sacrifi- cio come «testimone della fede», rappresenta uno dei più luminosi esempi ai nostri giorni di devo- zione al Vangelo applicata sul campo, accanto ai più umili e po- veri, ai così detti «senza voce». Nella sua azione sociale e pasto- rale, contrastò interessi impor- tanti; per questo venne messa a tacere in una triste, piovigginosa mattina del febbraio 2005. Ma la sua testimonianza è tutt’ora viva e la sua memoria, ripropone temi, problemi e impegni attuali più vivi che mai. Ecco perché «la sua storia è tutt’altro che termi- nata». Ad ogni anniversario della sua morte, centinaia di persone si radunano attorno alla sua tomba nella foresta amazzonica. Fra esse i rappresentanti delle tante comunità di base sorte so- prattutto dopo il sacrificio di Do- rothy Stang, per condividere il Vangelo e viverlo sul campo, come lei aveva insegnato. La re- cente Esortazione apostolica Querida Amazonia di papa Francesco è un doveroso omag- gio a questa piccola donna, pa- ladina della giustizia sociale, e a tutti quelli che hanno donato la vita per difendere la loro fede. Ultimo, profetico segnale: nel 2004 - l’anno prima di venir uc- cisa - suor Dorothy viene insi- gnita con la «Medaglia di Chico Mendes» da parte dell’Organiz- zazione brasiliana degli avvocati per i diritti umani. Quasi a rico- noscerla erede - e tragicamente fu proprio così - del sindacalista, difensore degli ultimi, assassi- nato nel 1988. Don Mario Bandera
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