Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

Le nostre email: redazione@rivistamissioniconsolata.it / mcredazioneweb@gmail.com R MC 7 agosto-settembre 2021 MC nare in buona parte il proprio di- venire economico e sociale). Purtroppo, non è più possibile ragionare in questi termini: tassa- zioni importanti e patrimoniale fi- nirebbero soltanto per favorire la «fuga» di imprese e capitali all’e- stero. Paradisi fiscali compresi, anche quelli di casa nostra, nella stessa Unione europea. Il potere delle multinazionali e dei grandi gruppi di investimento internazionali è tale che nessuno stato (tolti forse gli Usa da un lato e la Cina dall’altro che non sono realmente interessat i al pro- blema) ha il p otere di con- dizionarli in un modo o nell’altro. G ruppi di po- te re quasi oc- cu lti quali il Bil- de nberg (oc- cu lti nel senso che nessun gior nalista può o osa dire che cosa si dicono quan do si riuni- scono per deci- dere i nostri destini in base al loro inte- resse) di fatto con- dizionano le scelte politiche degli stati in un senso o nell’altro. La globalizzazione è solo, o quasi, per i «ricchi». Noi poveri da un lato e la cosiddetta classe me- dia (che non può scappare all’e- stero) dall’altro, la subiamo. Ad esempio una nuova patrimoniale colpirebbe, alla fin fine, questi ul- timi già sufficientemente vessati. Altre soluzioni? Magari chiu- dere il mercato e creare una forma di autarchia europea con- tro la Cina. Certo (tolto un pe- riodo di assestamento magari do- loroso) non avremmo bisogno di nessuno per avere e produrre quello che ci serve e nel con- tempo potremmo mantenere rap- porti il più possibile equi e paritari con il Terzo Mondo. Ma non credo sia possibile. Anche i nostri capitalisti o grandi imprese, per il loro interesse, vogliono la globa- lizzazione e vogliono i mercati aperti nei confronti della Cina (ad esempio la variante Covid Delta sta bloccando i porti cinesi e ne sentiremo le conseguenze), in- fatti ormai, per il guadagno di po- chi, siamo legati a loro a doppio filo. C’è anche la tassazione dei gi- ganti del web… ma non scher- ziamo! Condizionano anch’essi gli stati a loro piacimento con l’aiuto degli Usa (e non solo) che fanno finta di volerli tassare. Una soluzione forse praticabile sarebbe di trattenere in Italia (parlando di casa nostra) le im- prese, abbassando la tassazione in cambio di assunzioni che com- penserebbero almeno in parte le perdite dell’erario ma favorireb- bero l’occupazione. Niente di nuovo, mi direte. Ma paesi come l’Irlanda, la Svizzera e molti altri hanno tratto grande benefico da scelte del genere. Mi spiego. Se ad un’impresa (che, vivaddio, magari paga le tasse) che deve versare, ad esempio, tre milioni l’anno allo stato, si dicesse: un milione tieni- telo ma devi assumere in modo che due milioni lo stato li veda rientrare con le tasse sui nuovi dipendenti? È noto che in Italia (per motivi di mentalità e di costo del lavoro) si tende ad avere meno dipendenti che in altri paesi. Mi rendo conto che detta così si tratta di una proposta un po’ naif. Ma ci si potrebbe ragionare magari insieme ad una vera riforma della Giustizia, della Pub- blica amministrazione, ecc. Non sono un esperto. Non sono sicuramente all’altezza di chi ha scritto l’articolo. In sintesi, volevo solo dire che a parer mio certe ricette non funzionano più e bisogna avere il coraggio di pensarne di nuove! A voi, pensatori ed economisti non asserviti, sta di aiutarci. A noi la presa di coscienza e la lotta non violenta ma decisa per mondo più giusto e solidale. Grazie anche solo se qualcuno leggerà questa lettera. Avanti così con la vostra bellis- sima rivista! Marcello Poggi Genova, 14/06/2021 A PROPOSITO DELLE «BRICIOLE DEI RICCHI» Gentile redazione, mi è capitata tra le mani una co- pia del numero di giugno della vostra rivista (oserei dire nostra, perché ho appena fatto una do- nazione per riceverla a casa) e mi è piaciuta moltissimo. Ho letto, ad esempio, gli articoli sul Sudafrica, e sono rimasto im- pressionato favorevolmente dalla lucidità e onestà intell ettuale con le quali scrivete di quel paese che un pochino co- nosco tramite un amic o su- dafricano. Siete davve ro in gamba! Ma tutta la rivi sta è davvero «ok». In ultimo ho letto l’ar ti- colo di Francesco Ge- sualdi: «Le briciole dei ricchi e la giustizia so- ciale», alla fine della le t- tura ho pensato di scri - vervi qualcosa nel me- rito. Senza la pretesa che lo pubblichiate. Vedete voi! A proposito del ca pitalismo compassionevole Nel merito: sono d’accordo su tutta la linea rispetto al «capitali- smo compassionevole», al fatto che in realtà il capitalismo inter- nazionale non vuole «lacci e lac- ciuoli» come si diceva anni fa quando l’amministrazione Clinton negli Usa per prima (forse) ha tolto questi lacci permettendo, di fatto, qualsiasi cosa al capitalismo internazionale, senza parlare poi dell’aggressività dei fondi sovrani cinesi, ecc. Sono molto d’accordo sulla re- distribuzione equa degli utili per una democrazia economica (e non solo) vera e inclusiva in tutto il mondo. Ho qualche perplessità sulle modalità necessarie per rag- giungere l’obiettivo. Mi riferisco alla classica idea di tassare i ric- chi, anche con una patrimoniale, per, appunto, redistribuire. Idea che sarebbe assolutamente con- divisibile (anche qui se vivessimo ancora nel ‘900 con gli stati che da soli o quasi potevano determi-

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