Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

62 agosto-settembre 2021 MC tacciato come eretico. Tuttavia, anche un’altra esigenza comin- ciava a farsi pressante, ma non poteva trovare attuazione finché prevaleva l’ideologia del rigore finanziario. La nuova esigenza si chiamava (e si chiama) cambio dell’infrastruttura energetica per provare ad arrestare i cam- biamenti climatici. Una trasfor- mazione che richiede investi- menti per decine di miliardi, che, se dovessero essere reperiti tra- mite la normale via fiscale, ri- chiederebbero un innalzamento della pressione fiscale che nes- suna comunità nazionale accet- terebbe. Stretta fra i due fuochi la classe politica europea ri- schiava la paralisi, finché non è arrivato il Covid che, con i suoi lockdown , nel 2020 ha provo- cato un arretramento del Pil all’Unione europea nell’ordine del 7,4%. La pandemia è, quindi, stata presa a pretesto da tutti per operare un cambio di dire- zione di marcia senza bisogno di lasciarsi andare a una scon- fessione ideologica. PER UN’UNIONE EUROPEA DI NUOVA GENERAZIONE Oggi anche il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca centrale europea (Bce) reputano il debito una necessità per il ri- lancio delle economie messe in crisi dal Covid. Occasione presa al balzo da Ursula Von der Leyen, presidente della Com- missione europea che, durante il suo discorso sullo «Stato dell’Unione» del 16 settembre 2020, ha formulato la sua pro- posta di rilancio europeo battez- zandolo Next Generation Eu , ossia «Unione europea di nuova generazione». Un rilancio finaliz- zato a due grandi obiettivi: la transizione ecologica e il ri- torno alla crescita economica. E come strategia ha proposto la costituzione di un fondo euro- peo ( recovery fund ) del valore di 750 miliardi di euro da mettere a disposizione degli stati mem- bri, per la realizzazione delle loro opere di rilancio. Un piano ambizioso, facile da enunciare, ma pieno di nodi da sciogliere per renderlo operativo. tori, nel corso degli anni ven- nero approvati una serie di provvedimenti che accresce- vano il ruolo di gendarmeria as- segnato all’Unione europea che ora poteva sindacare sulle scelte di bilancio effettuate dai singoli governi con diritto di veto, se non fossero state rite- nute coerenti con le attese di ri- scossione da parte dei creditori. Ma un tarlo cominciava a insi- nuarsi nella fede incrollabile ri- posta nel rigore finanziario. GLI EFFETTI DELL’AUSTERITÀ La minaccia avvertita si chia- mava stagnazione, la consape- volezza che il taglio eccessivo delle spese governative e fami- liari avrebbe portato a una ca- duta importante della domanda, tale da fare imballare il sistema. Del resto il capitalismo è un si- stema di mercato il cui epicen- tro è rappresentato dalle im- prese, strutture produttive orga- nizzate per la vendita: se ven- dono ciò che producono hanno qualche probabilità di crescere e assumere; se non vendono, interrompono la produzione e di sicuro non assumono, addirit- tura licenziano. Difatti le strette di bilancio si accompagnarono a un blocco della crescita del Pil, se non a una sua riduzione, spe- cialmente fino al 2012. Assieme al blocco della produzione, ci fu anche un aumento della disoc- cupazione. La situazione comin- ciò a sbloccarsi solo dopo il 2015, ma non al ritmo voluto. Le politiche di austerità iniziavano quindi a essere viste con so- spetto da parte di qualche poli- tico, ma senza poterlo dire aper- tamente per paura di essere ogni erba un fascio e, pren- dendo le distanze da tutti i paesi che utilizzavano l’euro, avrebbe potuto provocare una svaluta- zione importante del valore della moneta comune. RICORDANDO LA GRECIA Nel 2010 la Grecia era sull’orlo della bancarotta e, per evitare che l’euro finisse nel vortice del suo dissesto, l’Unione europea decise di farsi carico dei suoi debiti. Nel contempo, però, le impose delle condizioni draco- niane che la strangolavano sul piano sociale. Il patto era chiaro: l’Unione europea le avrebbe concesso nuovi prestiti per per- metterle di pagare gli interessi e le rate in scadenza, ma in cam- bio la Grecia doveva adottare una politica rigorosissima di ri- sparmi per risanare i propri bi- lanci. Con prezzi sociali altissimi. In nome del pagamento del de- bito la Grecia venne costretta a operare tagli drastici alla sanità, alla scuola, alle pensioni, agli stipendi stessi dei dipendenti pubblici. Gli effetti furono ospe- dali senza farmaci di base, masse di bimbi che andavano a scuola senza mangiare, un nu- mero crescente di poveri, di senza tetto e di senza lavoro che potevano sopravvivere solo grazie all’intervento delle agen- zie caritatevoli. In una parola era la tragedia sociale. Ma niente sembrava scuotere l’inflessibi- lità dei fanatici dell’austerità , in particolare i governanti dei paesi dell’Europa del Nord: Ger- mania, Olanda, Austria. Pur di dimostrare al mondo della fi- nanza che la priorità dell’Unione europea era la difesa dei credi- © Wolfgang Eckert - Pixabay

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