Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021
FINANZA CONTRO STATI Nel periodo 2008-2011 molti go- verni europei ampliarono il pro- prio debito per salvare gli istituti bancari sull’orlo della banca- rotta a causa di scelte azzardate e fallimentari. Ma, invece di rin- graziare per il soccorso rice- vuto, la finanza approfittò per speculare sulla situazione di dif- ficoltà in cui si erano cacciati i governi. Le vittime predilette fu- rono Grecia e Italia, i paesi tradi- zionalmente più indebitati. La fi- nanza decise di scommettere sul crollo del valore dei loro ti- toli di debito pubblico e si orga- nizzò per provocarlo. Così gli italiani dovettero imparare il ter- mine spread che, pur rima- nendo misterioso nelle sue di- namiche, comunicava per certo che quando esso saliva le cose andavano male, quando scen- deva andavano meglio. Nel biennio 2010-2012 la situa- zione divenne catastrofica: la fi- nanza avanzava nel proprio in- tento speculativo , complici i go- verni che, pur avendo i mezzi per poterla fermare, avevano la testa troppo intrisa di mercantili- smo per utilizzarli. Convinti che le regole di mercato dovessero trionfare sopra qualsiasi altra esigenza, si guardarono bene dal porre regole, divieti e disin- centivi per fermare l’offensiva posta in atto dalla grande fi- nanza contro i titoli del debito pubblico. Così, nel tentativo di recuperare fiducia da parte dei mercati, l’unica strategia di di- fesa che i governi seppero met- tere in campo fu quella di au- toimporsi regole di finanza pub- blica sempre più severe per di- mostrare di saper essere debi- tori affidabili. Del resto, la vera preoccupazione dei governi non era cosa sarebbe potuto accadere sul piano sociale, ma i rischi che avrebbe potuto cor- rere l’euro se anche solo uno dei paesi aderenti all’eurozona avesse dichiarato di non essere in grado di pagare gli interessi o di restituire le quote di capitale in scadenza. Un caso del ge- nere avrebbe potuto indurre la finanza internazionale a fare di Recovery plan: speranze e dubbi La tragedia del Covid si è trasformata nell’occa- sione per ripensare il ruolo dell’Unione europea. Il «Next generation Eu» prevede un intervento da 750 miliardi di euro per la ripresa e la resilienza. Tuttavia, l’ideologia economica non viene toccata. di Francesco Gesualdi PRIMA LA CONOSCIAMO, PRIMA LA CAMBIAMO MC R E la chiamano economia I l Covid è stato una tragedia per le sofferenze e le morti che ha provocato, ma per qualcuno è stato come il for- maggio sui maccheroni perché gli ha permesso di togliersi qual- che castagna dal fuoco. È successo, ad esempio, alla di- rigenza europea che ha potuto invertire la direzione di marcia della propria politica economica senza dover ammettere nes- suna colpa. La direzione abban- donata si chiama «austerità», quella intrapresa si chiama «po- litica espansiva». La motivazione ufficiale è superare la crisi pro- vocata dal Covid. Quella reale è uscire dal pantano provocato da un’impostazione economica al servizio esclusivo di banche e fi- nanza. I fatti sono noti, ma conviene riassumerli. © Jeyaratnam Caniceus - Pixabay 61 agosto-settembre 2021 MC
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