Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

Ci possono essere situazioni specifiche di intolleranza o bulli- smo, ma, in generale, si dice il vero quando si afferma che la scuola è più avanti del resto della società a livello di «ge- stione delle diversità». E non solo le diversità date dalle pro- venienze. Quello che serve agli alunni (e, a volte, anche ai professori, che hanno bisogno formazione spe- cifica per rispondere alle do- mande dei loro studenti senza trovarsi spiazzati), è avere tutti gli elementi per capire di che cosa si parla quando si discute di migrazioni. A cominciare dalle parole «giuste» (profugo, richie- dente asilo, rifugiato, migrante economico, protezione umanita- ria) e dalla conoscenza dei luo- ghi e delle situazioni di partenza delle persone. «QUALI SOGNI HAI?» «Perché sei partito?», è spesso la prima delle decine di domande che gli studenti pongono alla persona rifugiata durante gli in- contri. Le domande arrivano sempre come un fiume in piena: «Come è stato il viaggio con il bar- cone?», «quanti soldi ricevi dal- l’accoglienza in Italia?», «cosa fai durante la giornata?», chiedono gli studenti per capire i meccani- smi concreti della migrazione. «Quali sogni hai?», «sei stato trat- tato male qualche volta, anche per le tue origini?», «cosa pensi del razzismo?», per capire a li- vello più profondo quello che ha dentro di sé una persona che viene da lontano. «Che squadra tifi?», «che musica ti piace?», «quale città italiana vorresti visi- tare?», «quale cibo preferisci?», «che numero di scarpe porti?», chiedono per stabilire una rela- zione orizzontale di normalità. Le domande trovano sempre una risposta, e spesso fanno scattare confronti e discussioni anche profondi. «Ho visto emergere ragiona- menti e aspetti dei miei alunni che non avevo mai notato», mi hanno detto tante volte maestre, maestri, professoresse e profes- sori. COINVOLGIMENTO EMOTIVO Un valore aggiunto del progetto è il fatto che i giovani rifugiati coinvolti parlano bene l’italiano. Si evitano, quindi, incompren- sioni e difficoltà di dialogo: le loro storie, i loro racconti, arri- vano diritti a destinazione, e spesso sono coinvolgenti a 360 gradi. Ci sono, infatti, momenti di forte emozione, soprattutto quando i rifugiati parlano, con gli studenti più grandi, dei viaggi difficili e pericolosi che hanno affrontato nel deserto del Sahara o nel Mare Mediterraneo, o delle dure condizioni che devono soppor- tare le persone migranti e dei trattamenti cui sono sottoposte da parte dei trafficanti di esseri umani nelle prigioni illegali in Li- bia e nelle altre situazioni di vio- lazioni dei diritti umani. Uno dei momenti più coinvol- genti è quello nel quale Wilfrid racconta ai ragazzi di una can- zone gospel che si è messo a cantare assieme ai compagni di gommone quando l’imbarca- zione aveva iniziato a imbarcare acqua dopo la rottura del mo- tore. Durante il racconto, spesso, Wil- frid ne intona una strofa, creando un’atmosfera di forte empatia. Empatia che trova sollievo quando il giovane camerunese racconta il miracoloso salvatag- gio da parte di una nave com- merciale di passaggio che poi ha consegnato i naufraghi alla Guardia costiera italiana. * ITALIA 54 agosto-settembre 2021 MC " Ci sono momenti di forte emozione, soprattutto quando i rifugiati parlano, con gli studenti più grandi, dei viaggi difficili e pericolosi che hanno affrontato.

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