Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

cessità della popolazione delle periferie e dell’in- terno del paese siano state sempre ignorate se non addirittura criminalizzate, alla luce dell’ac- cusa di perturbare l’ordine e la pace. Alla fine degli anni cinquanta, questo modello ha causato le prime migrazioni dalle zone rurali alle città e soprattutto a Lima. Migrazioni definite «in- vasiones» dall’élite aristocratica, i cui antenati, per ironia della storia, secoli prima avevano in- vaso il Perù. Fiumi di persone che scappavano dal sistema feu- dale del latifondismo si sono dovute conquistare uno spazio vitale per iniziare una nuova vita, oc- cupando i terreni della desertica costa peruviana, fuori della capitale, adeguandosi a costruire ripari che avessero la parvenza di quattro pareti e un tetto. Si iniziavano così a costituire quei cinturoni di baraccopoli ( asentamientos humanos, pueblos jóvenes, barriadas ) abitate da esclusi e impoveriti. Esclusi e impoveriti che ancora oggi sono ignorati o criminalizzati dalla Lima bianca. La mancanza di una vera e propria politica di stato, dovuta all’assenza di una visione realistica del paese, ha fatto sì che Lima (come tutte le maggiori città) crescesse inglobando le baracca- poli, legalizzando con successivi titoli di proprietà l’informalità delle «invasiones». Di conseguenza, oggi queste costituiscono la maggior parte del ter- ritorio di Lima metropolitana. La particolare storia demografica della città lo di- mostra: dalla fine degli anni cinquanta, Lima è passata da poco piú di un milione di abitanti ai quasi 11 milioni di oggi. Il tutto su un paese che, con una superficie quattro volte l’Italia, ha una po- polazione totale di circa 31 milioni di persone. Per- tanto, un terzo della popolazione del Perù vive a Lima: al centralismo politico, economico e finan- ziario ha fatto seguito il centralismo demografico. Questo fenomeno di «invasiones» dalle regioni andine ed amazzoniche del Perù alle città e so- prattutto alla capitale, non si è mai fermato del tutto, ma ha solo alternato periodi di maggiore o minore flusso. Ultimamente alla migrazione in- terna, si è aggiunta anche la necessità di case per i discendenti dei primi migranti e, in parte, anche dei migranti venezuelani, che in Perù sono più di un milione di persone. Le invasioni, come e perché Le ultime occupazioni, in ordine di tempo, di ter- reni desertici liberi avvengono proprio in conco- mitanza con il primo turno delle elezioni politiche generali. Domenica 11 aprile, circa tremila persone, spinte dalla necessità di un tetto sotto cui vivere, occu- pano un’area nella zona conosciuta come Lomo de Corvina a Villa El Salvador, uno dei 43 distretti di Lima metropolitana, anch’esso fondato e auto- costruito dal nulla sulle terre sabbiose a Sud della capitale nel maggio del 1971. Si tratta di intere famiglie, provenienti questa volta non dall’interno del paese, ma da altre zone popo- lari di Lima che, disperate per non poter più pagare l’affitto per la perdita del lavoro (informale, di so- lito la vendita ambulante di qualsiasi oggetto com- merciabile) a causa della pandemia, hanno approfittato del contesto elettorale, quando gran parte della polizia era occupata a garantire la rego- lare realizzazione della consultazione. In questi giorni, di notte, centinaia di persone ar- rivano per occupare un terreno che appartiene all’impresa mineraria Luren. Il direttore generale dell’’azienda, Alejandro Garland, chiede alle auto- rità di intervenire e sgombrare subito gli invasori, avvertendo anche che l’area non è edificabile e che si tratta di una zona sismica. Dopo quattro giorni, gli «invasori» hanno già di- viso la zona occupata e ciascuno di loro ha già se- parato e delimitato il proprio spazio, dormendo sulle stuoie sistemate sul suolo sabbioso della collina, in tende o baracche montate alla meno peggio, scavando buche da adattare a latrine per le necessità immediate, organizzando una olla común («pentola comune»), cucinando comuni- tariamente il poco cibo che hanno potuto portare con sé e illuminando la notte con candele e lumi a petrolio. La maggior parte di loro sostiene che questo gesto disperato è stato fatto per la necessità di un luogo dove vivere con la propria famiglia. «Sono venuto qui perché non potendo più lavorare, non ho più i soldi per pagare l’affitto. Se c’è un proprietario, perché non si è mai occupato di questa zona ab- A sinistra: donne mantengono le distanze di sicurezza mentre aspettano di prendere del cibo in una mensa per i poveri a Pamplona Alta, durante la pandemia di corona virus (28 maggio 2020). In alto: una villa con piscina nel quartiere esclusivo Las Casuarinas, separato da un lungo muro da Pamplona Alta, insediamento umano sorto a Sud di Lima in seguito a una serie di invasioni. agosto-settembre 2021 47 L’ élite criolla detiene il potere economico, sociale e culturale del paese. “ © Karmatrendz - Javier Artadi

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