Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021
È vero che ci sono stati altri presidenti con tratti andini come Alejandro Toledo, Ollanta Humala e Martín Vizcarra, ma la differenza sociale è abis- sale: Toledo era insegnante negli Stati Uniti, Hu- mala ha studiato alla costosa scuola francese di Lima, Vizcarra vive nel quartiere più ricco di Lima. In Perù, al razzismo si affiancano classismo e cen- tralismo, motivo per cui Castillo è molto più an- dino degli altri presidenti». La Chiesa cattolica e la «minaccia» del comunismo La Chiesa cattolica è un soggetto ancora im- portante in Perù? Come si è schierata in questa contesa tra Castillo e Keiko? «La Chiesa cattolica ha molto peso nel nostro paese e tradizionalmente ha parlato molto contro la corruzione. Purtroppo, negli ultimi mesi, ha emesso pronunciamenti in cui non accenna a questo problema e, invece, pensa a condannare il comunismo come se questa minaccia fosse reale (il riferimento è al comunicato del 24 maggio, ndr ). In questo modo, molti cattolici hanno cre- duto che il voto per Keiko fosse il voto cattolico. Ci sono diversi sacerdoti e vescovi che hanno seguito questa linea in modo abbastanza esplicito e la si- gnora Fujimori di solito cita Giovanni Paolo II e Dio nei suoi comizi. Pochi altri sacerdoti religiosi, molti meno in verità, hanno messo in guardia sui problemi della povertà e dell’ingiustizia sociale. Le dichiarazioni anticomuniste della Chiesa sono state ampiamente respinte dagli elettori di Ca- stillo, per i quali è stato deplorevole che un’istitu- zione così credibile abbia preso sul serio un argomento assurdo. Insomma, secondo me, la Chiesa ha perso molta credibilità da quando ha firmato quel pronunciamento. Peggio ancora, i vescovi hanno accolto Keiko Fujimori e hanno fatto una sessione fotografica amichevole (lo scorso 24 maggio, ndr ), come se il suo ruolo negli scandali della corruzione fosse sconosciuto. Non c’è stato un incontro simile con Castillo, ufficial- mente perché non si è presentato. D’altra parte, Castillo ha incontrato diversi leader evangelici e in vari eventi ha invitato i pastori a predicare durante il raduno». Come successo a Lima, anche sulla costa Nord, dove ci sono le città più sviluppate (Piura, Chi- clayo, Trujillo), ha vinto Keiko». La religione e la famiglia peruviana Lei sostiene che la sinistra moderata di Veronika Mendoza ha perso perché ha insistito troppo su temi (aborto, unioni omosessuali, eccetera) che ai peruviani non interessano per nulla. È così? «In realtà, pochi considerano Mendoza come mo- derata o più moderata. I media l’hanno presen- tata ugualmente vicina al chavismo e al comunismo. La differenza principale con Castillo è che lei era una candidata più vicina ai settori ur- bani, ma ha commesso troppi errori. In un conte- sto di pandemia, disoccupazione e crisi economica, la sua insistenza sui diritti sessuali e riproduttivi è sembrata del tutto fuori luogo. Inol- tre, ha ignorato i sentimenti religiosi della mag- gior parte della popolazione, duramente colpita dalla chiusura dei luoghi di culto. Le persone di fede ritengono che, nei governi di Vizcarra e Sagasti, siano stati presenti gruppi ideologici per imporre l’ideologia di genere e osteggiare la reli- gione. Questa convinzione sarebbe confermata, secondo costoro, dal fatto che i centri commer- ciali hanno aperto i battenti sette mesi prima delle chiese e per entrare in un luogo di culto sono stati stabiliti requisiti di biosicurezza molto più severi che per entrare in un mercato o in una banca. A ciò va aggiunto il grande rifiuto che esi- ste tra i peruviani all’aborto e la presenza di forti movimenti di ricusazione dell’ideologia di genere, soprattutto nei settori evangelici. Mendoza era associata a tutte queste idee ed è per questo che è stata vista, al primo turno, come una candidata contro il cristianesimo. Castillo invece si è presen- tato con una prospettiva più vicina alla maggio- ranza dei peruviani sostenendo la famiglia tradizionale. Ecco perché, sui temi (fondamentali) della famiglia e della religione, lui è stato visto da molti peruviani come un moderato. A tal punto che molti peruviani bianchi hanno persino giusti- ficato il loro voto per Keiko dicendo che Castillo è un candidato contro i diritti civili. Un pretesto per nascondere il loro pregiudizio nei suoi confronti». Un paese razzista Lei è anche un esperto di razzismo. Castillo è stato chiamato non soltanto «terruco», ma anche con il termine offensivo di «serrano». Il Perù è ancora un paese razzista? «Il Perù è un paese estremamente razzista nei confronti della popolazione indigena e degli afro peruviani. Per i bianchi dell’alta borghesia è un af- fronto totale che Castillo possa essere presidente. Sono disgustati nel vederlo indossare un cappello, nel sentire come parla, nel vedere il colore della sua pelle. Per questo lo paragonano a un animale, insistono che è ignorante e il loro disprezzo è ri- volto anche ai suoi elettori. ssier 44 agosto-settembre 2021 A destra: a Villa El Salvador, alla periferia Sud di Lima, una donna scarica una bombola di ossigeno vuota da un mototaxi. Poi si metterà in coda per riempirla. In piena pandemia da Covid 19, i parenti dei pazienti erano alla disperata ricerca di ossigeno per mantenere in vita i loro cari (25 febbraio 2021). «Per i bianchi dell’alta borghesia Castillo presidente è un affronto». “
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