Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

42 agosto-settembre 2021 Qui sopra: in cima a una montagna dove i cellulari captano il segnale, la signora Raymunda Charca prepara i suoi tre figli a ricevere lezioni virtuali durante l’emergenza da Covid-19 sulla base della piattaforma educativa implementata dal ministero dell’Istruzione peruviano. (Continua a pagina 44) «Sì, è così. Come difensore dei diritti umani, mi sembra che l’applicazione della carcerazione pre- ventiva nel nostro paese sia attuata in modo sproporzionato. Anche nel caso di Keiko Fujimori, all’inizio la misura mi sembrava esagerata, ma ora, dopo tutte le azioni golpiste che il suo gruppo sta promuovendo, penso che sarebbe stata una misura giustificata. Il pubblico ministero, infatti, aveva già chiesto un intervento sul partito di Fuerza popular per aver costituito un’organizzazione criminale sotto la facciata di un’organizzazione politica. Il provvedi- mento non era però stato accolto dai giudici in quanto alcuni avevano ritenuto che potesse es- sere percepito come una persecuzione politica. Tuttavia, i fatti di oggi evidenziano che sarebbe stato un provvedimento necessario e che questo gruppo non avrebbe mai dovuto partecipare alle elezioni». (Ad aprile 2020, la signora Keiko è stata messa in libertà condizionata; a giugno 2021, il pubblico ministero ha chiesto il suo ritorno in carcere per violazione della stessa, ma la misura non è stata concessa, ndr ). Il Perù è un paese con grandi potenzialità, ma con grandi o enormi diseguaglianze. Le diver- sità programmatiche tra Castillo e Keiko sono proprio sull’economia: il primo è per un cam- bio importante (che fa paura all’oligarchia), la seconda è per la continuità con l’attuale si- stema di libero mercato. È così? «In verità, il principale cambiamento che Castillo propone si riferisce a una nuova Costituzione che sostituisca quella approvata nel 1993 da Fujimori (Alberto, padre di Keiko Fujimori , ndr ). Sul piano economico, vuole che le società estrattive pa- ghino per i loro profitti e vuole anche porre fine all’interferenza dei gruppi del potere economico nelle decisioni della politica. Tuttavia, mi sembra che la sua forza più grande sia rendere visibili i di- scriminati e gli esclusi, la cui miseria è stata ac- cresciuta dalle decisioni prese da Vizcarra (presidente da marzo 2018 a novembre 2020, se- guito da Merino per soli cinque giorni e, infine, da Sagasti, ndr ) per cercare di combattere la pande- mia. Provvedimenti sproporzionati e disastrosi, ma accettati con calma dai settori medio e alto. Per i poveri si è invece evidenziata la lontananza dello stato dai loro problemi». Quel «comunista» di Pedro Castillo Quasi nove milioni di voti a testa. Lima (11 mi- lioni di abitanti) ha però votato in larga misura per Keiko Fujimori, mentre il Perù rurale e an- dino ha votato per Castillo. Si può dire che esi- stano due paesi diversi? «Il Perù è una società molto complessa. Nelle proteste avvenute a Lima in favore di Keiko, alcuni giovani avevano magliette con scritte in inglese ( Better dead than red, No commies ) che mostra- vano la loro assoluta distanza dagli altri peruviani, ma erano convinti che fosse un modo efficace di esprimersi. Gli abitanti di Lima sono più suscetti- bili alle campagne mediatiche dei gruppi di po- tere. Sono stati terrorizzati da settimane di immagini nei media che mostravano la crudeltà della vita in Venezuela e Cuba. I megacartelloni stradali pro Keiko non facevano riferimento diret- tamente a lei, ma alla democrazia versus il comu- nismo. Se a questo si aggiungono razzismo, classismo e centralismo, Castillo non era più visto come un uomo di sinistra, ma come un mostro. Va aggiunto che, sebbene la popolazione di Lima abbia sofferto molto per la pandemia, l’impatto economico sul resto del paese è stato atroce. Le persone che sentono di aver perso tutto (letteral- mente) sono più aperte al cambiamento. Allo stesso modo, non l’intero Perù sostiene Castillo. © Carlos Mamani - AFP

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