Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021
chismo della Chiesa cattolica (che rifiuta sia il «co- munismo ateo» sia «il capitalismo che privilegia il mercato sulla persona», ndd ). Il 30 maggio, a una settimana dal secondo turno elettorale, monseñor Javier del Río Alba , arcive- scovo di Arequipa, afferma: «Sappiamo tutti che il marxismo-leninismo è un’ideologia atea. Di con- seguenza, tutto il programma e tutte le idee par- tono dalla negazione dell’esistenza di Dio; e sappiamo anche che, per questa ideologia, la reli- gione è considerata come un nemico che deve scomparire». Il prelato specifica che la firma sul «Proclama cittadino» non significa che la Chiesa cattolica appoggi il candidato Pedro Castillo. Il crocefisso di Keiko Dopo i risultati del secondo turno e davanti al- l’escalation di recriminazioni (soprattutto da parte di Keiko Fujimori), interviene monseñor Pedro Barreto , cardinale e gesuita, arcivescovo di Huan- cayo e primo vice presidente della Cep, il più co- nosciuto e aperto tra i vescovi del paese: «Invito tutti i cittadini e i partiti politici ad aspettare e ri- spettare scrupolosamente i risultati ufficiali di que- sto secondo turno. Mettere in discussione e parlare di frode, di golpe, insomma di tante altre cose, è irresponsabile e non possiamo accettarlo» (9 giugno). A stemprare la situazione ci pensa papa France- sco incontrando a Roma prima (il 16 giugno) mon- señor Cabrejos e, il giorno seguente, monseñor Carlos Castillo Mattasoglio , arcivescovo di Lima. Il pontefice invia una benedizione speciale «per- ché ci sia pace, unità e si trovino le vie migliori per risolvere i problemi del Perù, pensando sempre agli emarginati e ai poveri». Circolano foto con grandi sorrisi e abbracci. Viste le divisioni create dalle elezioni, quello di papa Francesco è un in- tervento necessario ma non sufficiente. Il 26 giugno Keiko Fujimori, brandendo un croce- fisso, prega in Plaza Bolognesi davanti ai suoi so- stenitori: «Signore Dio onnipotente, Signore Gesù, ti chiediamo, oggi che il nostro paese è così pola- rizzato, diviso, pieno di paura e incertezza, che tu ci dia forza, speranza, amore, gioia, fede nel no- stro futuro. Oggi siamo qui riuniti perché vogliamo conoscere la verità, vogliamo giustizia elettorale e che il popolo venga rispettato». Lo stesso giorno, in Plaza San Martín, non lontana da quella dell’antagonista, Pedro Castillo, vinci- tore (virtuale) delle elezioni, si dimostra più laico e, per l’ennesima volta, ripete: «Non siamo chiavi- sti, non siamo comunisti, siamo democratici», riba- dendo che il suo obiettivo politico è «non più poveri in un paese ricco, parola di maestro». Correzione di rotta e mediazione Sempre il 26 giugno, la Cep dirama un comuni- cato in cui, al punto 2, si dice di rispettare il risul- tato indicato dagli organi elettorali. Quattro giorni dopo è mons. Carlos Castillo a parlare stigmatiz- zando l’utilizzo dei simboli religiosi e il ritardo nella proclamazione del vincitore ( Vatican News , 30 giugno). È un’evidente correzione di rotta, che fa infuriare la destra fujimorista (Aldo Mariátegui, Perú21 , 2 luglio). Pertanto, vista la situazione peri- colosamente polarizzata, è molto probabile che papa Francesco dovrà far sentire ancora la sua voce. Paolo Moiola © Andina Qui sotto: papa Francesco con mons. Castillo, arcive scovo di Lima (17 giugno). In alto: il cardinale Pedro Barreto, vice presidente della Cep. 40 «Parlare di frode, di golpe è irresponsabile» (card. Pedro Barreto). “ © Arzobispado de Lima ssier
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