Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021

25 © Piergiorgio Pescali uno scheletro avvolto in un man- tello e con una falce o un’ascia tra le mani e accompagnata da frasi ammonitrici. Nel recinto par- rocchiale di La Roche-Maurice accanto a una delle rappresenta- zioni più famose dell’Ankou si legge la scritta «Vi uccido tutti» e «Uomo, ricorda che sei polvere», mentre a La Martyre l’ossario ac- coglie i fedeli con un «Morte, giu- dizio, gelido inferno: quando l’uomo pensa a tutto questo deve tremare». Dal XVIII secolo le famiglie più ricche iniziarono a mettere i te- schi dei loro defunti nelle boîte à chef (cassette dei teschi) identifi- agosto-settembre 2021 MC cate per nome ed età del morto accompagnando la traslazione con canti e litanie che ricorda- vano che sulla terra «non c’è più nobiltà, né ricchezza, né bel- lezza! La terra e i morti si sono confusi e uniti!». I CALVARI Ciò che caratterizza maggior- mente le enclos sono sicura- mente i calvari, che iniziarono ad apparire dopo il 1450 a Tronoën ed ebbero il loro epilogo a Saint- Thegonnec nel 1610. A volte sono solo semplici croci in pietra su cui è raffigurata la deposi- zione o Maria Vergine e Maria Maddalena. Altre volte sono vere e proprie storie animate da decine di personaggi. Sono que- sti i calvari più ammirati e famosi, che si trovano a Gumiliau, Pluga- stel-Daoulas, Pleyben, Saint- Jean-Trolimon, Guehenno, Plou- gonven. Artisticamente sono il ri- sultato di un lungo processo di trasformazione che ha rimodel- lato i menhir preistorici in strut- ture più elaborate, ma rivolte, fi- sicamente e spiritualmente, sem- pre verso il Cielo. La cuspide smussata delle «lunghe pietre» viene sostituita dalla croce e la parte più massiccia che affonda nel suolo si trasforma nelle scene evangeliche più rappre- sentative e note. Dal punto di vi- sta strettamente religioso i cal- vari sono le biblia pauperam de- stinate ai fedeli. I parroci li utiliz- zavano per insegnare catechi- smo, i devoti riconoscevano le fasi della vita di Cristo e la sua Passione. La certezza della Resurrezione, identificabile nei cimiteri dove le tombe sono rivolte verso Est, si ripercuote nelle scene dei cal- vari, privi di qualsiasi accenno ai miracoli di Cristo. La Salvezza non è un miracolo, ma una cer- tezza. Tutto si sviluppa attorno alla croce, simbolo di salvezza, e le scene non seguono mai uno schema e una cronologia ben definita lasciando all’artista la scelta di ciò che vuole rappre- sentare e la posizione all’interno dell’opera. Vi sono calvari in cui i personaggi sono vestiti con abiti bretoni del tempo, altri in cui in- dossano abbigliamenti più ligi agli eventi descritti nei Vangeli. In comune tra loro hanno la divi- sione in due parti: la vita di Gesù prima dell’entrata a Gerusa- lemme (annunciazione, visita- zione, natività, epifania, fuga in Egitto, presentazione, battesimo, tentazioni) e le ultime fasi della vita di Cristo dopo la domenica delle palme (entrata a Gerusa- lemme, ultima cena, lavanda dei piedi, Getsemani, processo, via crucis, la Veronica, crocifissione, morte, deposizione, tumula- zione, resurrezione). DIAVOLO E INFERNO L’unica libertà mondana che si prendono alcuni scultori è la rie- vocazione di Katell Kollet («Cate- rina la perduta») che si trova nei calvari di Guilimiau e Plougastel- Daoulas. Caterina, nipote del Conte Morris signore di La Ro- che-Maurice era una bella sedi- cenne il cui unico scopo nella I calvari iniziano ad apparire dopo il 1450. " Qui: non tutti i calvari sono monu mentali: questo è a Callac. A sini- stra, in alto: l’ossario del Calvario di Guehenno con il «Santo sepol cro» e il Cristo deposto. In basso: il calvario di Guehenno, eretto nel XVI secolo; il gallo di fronte ricorda il triplice diniego di Pietro: fu ag giunto alla scultura originale solo nel 1863 dall’abate Jacuot. *

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