Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2021
FRANCIA-BRETAGNA MC A 21 MC © Piergiorgio Pescali Il cristianesimo bretone e l’arte religiosa Qui : una vecchia croce in pietra si erge dal prato di fronte all’oceano. * una rappresentazione tipica delle terre bretoni che testimo- nia la religiosità di una terra aspra e dura, francese de jure , ma indipendente per tradizione e vanto. Coluche, l’attore comico italo-francese (1944-1986), disse una volta che «la Bretagna è bella e poi non è lontana dalla Francia». Sviluppatisi in quei «recinti par- rocchiali» ( enclos paroissiaux in francese) nati tra il IX e l’XI se- colo e continuamente arricchiti di elementi artistici e architetto- nici, i calvari della Bretagna rap- presentano l’ultima fase di com- pletamento spirituale che ha avuto inizio ben prima dell’av- vento del cristianesimo. «DOLMEN» E «MENHIR» Per capire l’importanza e la pe- culiarità di queste realtà reli- giose occorre individuare il profondo legame che connette il popolo bretone con la trascen- denza. Un rapporto che affonda le radici nella preistoria, qui ben rappresentata dai numerosi dol- men e soprattutto menhir che costellano a centinaia le colline della regione. Del resto, dolmen e menhir sono È una regione della Francia, ma la penisola della Bretagna ha origini e caratteristiche tutte sue. Ne sono testimonianza concreta la lingua (appartenente al gruppo celtico), ma anche i suoi monumenti religiosi: dai «dolmen» ai «menhir» fino ai «calvaires» dell’epoca cristiana. TRASCENDENZA E CULTO DEI MORTI P aul Gauguin (1848-1903) è conosciuto dal grande pubblico per i quadri di- pinti durante i suoi due soggiorni a Tahiti, negli ultimi anni della sua vita. Prima di quel periodo, però, vi fu un’intensa preparazione artistica e tecnica sviluppatasi durante la sua permanenza in Bretagna, a Pont-Aven e a Le Pouldou. Lì, in una breve quanto tormentata fase della sua vita, l’artista fran- cese inaugurò quella forma pitto- rica denominata a volte «sinteti- smo», altre volte «ideismo», che lo portò a produrre quadri che troveranno la loro definitiva com- pletezza in Polinesia. Tra di essi ve n’è uno, considerato opera minore e oggi conservato al Mu- seo reale di belle arti di Bruxel- les. Dipinta nel 1889, subito dopo la più famosa Il Cristo giallo , la tela è intitolata Il Cristo verde e ritrae una donna bretone seduta sulla base di una scultura in pie- tra che raffigura la deposizione di Gesù dalla croce. È, quella scultura, un «calvario», di PIERGIORGIO PESCALI
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