Missioni Consolata - Luglio 2021

P iù di mezzo secolo fa, era il 19 gen- naio 1969, Jan Palach, studente ce- coslovacco si immolò dandosi fuoco nella centralissima piazza San Venceslao a Praga, per protestare contro l’invasione dei carri armati sovie- tici e il clima di repressione instaurato dall’Armata Rossa nel suo paese. Nello sbuffo di fumo legato al suo gesto estremo, che per un istante si disperse sulla sua bellissima città, era contenuto un monumento simbolico molto più so- lido della pietra o dell’acciaio, certamente più duraturo, perché l’uomo è nato per la libertà. La libertà è un diritto inalienabile per ogni essere umano dal giorno della nascita fino alla morte. Alla luce delle sofferenze di Jan Palach, quello che divenne fondamentale nella «lettura sapienziale» del suo gesto fu l’autenticità della sua identità umana. Quale altra creatura sulla terra avrebbe potuto immaginare da sé la bellezza di un futuro di libertà e giustizia, fino al punto di auto immolarsi per essa? Palach con il suo gesto, ribadiva di fronte all’oppres- sore, che l’uomo non può vivere in schia- vitù. Le sue ultime parole sul letto di morte sono un monito ancora oggi: «Dedicatevi da vivi alla lotta». 63. Jan Palach, dare la vita per la libertà la rubrica di Mario Bandera MC R 4 chiacchiere con ... INTERVISTE IMPOSSIBILI CON «I PERDENTI» 68 luglio 2021 MC © Pubblico dominio / da Wikipedia Jan, qualche giorno prima di prendere la tua estrema de- cisione, scrivesti a un tuo compagno di studi, sugge- rendo un’azione di rivolta collettiva che non fosse più solo una testimonianza indi- viduale. Auspicavo una protesta di massa contro la presenza e la traco- tanza dei sovietici, non più sop- portabile per chi, come me e i miei compagni di università, sen- tiva crescere dentro di sé il «do- vere» della libertà e non soltanto il bisogno. Tu fosti anche tra i fondatori del Consiglio accademico de- gli studenti, studiavi filosofia, eri interessato alla storia, all’economia, alla politica; avevi partecipato a dei viaggi di studio, eri stato persino a Leningrado per conoscere meglio la cultura russa. Avevi vissuto gli effetti della «Pri- mavera di Praga», con il vec- chio apparato comunista che cercava, sciogliendosi dal diktat sovietico, di realizzare

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