Missioni Consolata - Luglio 2021

definisce e li identifica: l’ ad gen- tes , cioè l’annuncio del Vangelo a chi ancora non lo conosce. Questa missione richiede uno sguardo talmente ampio e arti- colato su popoli, culture, reli- gioni, visioni del mondo, che non può che trasferirsi anche alle or- ganizzazioni al servizio del la- voro dei missionari, come è, ap- punto, Mco. UN PO’ DI STORIA Alla fine del secolo scorso, i Mis- sionari della Consolata avevano già all’attivo diverse attività che potevano dirsi di cooperazione allo sviluppo e solidarietà inter- nazionale. Un ufficio coopera- zione era presente in Casa Ma- dre a Torino fin dal 1970 e aveva gestito le primissime adozioni a distanza a partire dagli anni Ot- tanta. Campagne come quella del 1980 per la creazione del «Parco Yanomami» con la rac- colta un milione di firme (reali, non digitali), e quella di «Una mucca per l’indio» in favore dei popoli indigeni dell’Amazzonia negli anni 1988-89, avevano pro- posto una visione dello sviluppo che cercava le cause della po- vertà nell’ingiustizia e nelle dise- guaglianze. I primi contatti con il mondo del R Cooperazione | MCO | Missionari della Consolata | Missione | Sviluppo | Volontariato R MC 65 luglio 2021 MC volontariato impegnato in attività di cooperazione cominciarono ancora negli anni Cinquanta con l’invio in Kenya di medici del Cuamm di Padova, passarono at- traverso la collaborazione alla nascita e sviluppo di Mani Tese a metà degli anni Sessanta e nel 1967 videro l’Lvia di Cuneo in- viare una sua volontaria in Kenya con missionari della Consolata in Meru @ . Inoltre, diversi missionari, ad esempio nella regione colom- biana del Cauca, avevano co- minciato ad affiancare alle atti- vità realizzate con il sostegno di singoli benefattori anche diversi progetti finanziati con fondi di istituzioni pubbliche e private, dando un contributo cruciale al riscatto del popolo indigeno Nasa. La rivista Missioni Conso- lata ospitava con regolarità, fin dagli anni Settanta, articoli di ri- flessione sulla cooperazione e sullo sviluppo. Tutte queste iniziative, quasi sempre lanciate da missionari pionieri, riflettevano i cambia- menti in atto nei rapporti fra paesi ricchi e quello che all’e- poca era chiamato Terzo Mondo. Questi cambiamenti, alla fine de- gli anni Novanta, richiedevano una maggior professionalizza- © AfMC / Rinaldo Do A sinistra : mucche del progetto «Uma vaca para o indio» a Matu- ruca, Roraima, Brasile. Sopra: progetto agricolo a Neisu, Rd Congo, realizzato con l’aiuto della Caritas italiana. Pagine seguenti : donna affetta da lebbra curata a Gambo in Etiopia, e le vasche di raccolta dell’acqua nella foresta del Nyambene al punto di partenza dell’acquedotto costruto negli anni ‘70 da fratel Giu- seppe Argese a Mukululu, Kenya. * * * zione della cooperazione ed evi- denziavano la necessità di supe- rare i fallimenti degli anni Ot- tanta, a cominciare dalla crisi del debito, che si era tradotta per l’Africa e l’America Latina in quello che viene ricordato come il «decennio perduto» dello svi- luppo @ . NASCE LA FONDAZIONE I missionari che lavoravano con i popoli indigeni dell’America La- tina o con le aree più isolate dell’Africa, si erano affacciati al mondo della cooperazione allo sviluppo e dei progetti spesso appoggiandosi ad altre organiz- zazioni e associazioni. Avevano condiviso poi queste loro espe- rienze, che di fatto erano diven- tate anche competenze, con i confratelli in Italia, rendendo sempre più urgente e concreta la necessità di darsi uno stru- mento come la Fondazione per poter portare avanti le iniziative in prima persona. A questo si aggiunga poi il fatto che il decreto legislativo 460 del 1997 @ introduceva la detraibilità delle erogazioni liberali a favore delle Onlus, cosa che avrebbe portato un beneficio anche ai donatori. La strada che condu- ceva alla nascita di Mco era trac- ciata. All’inizio di questo secolo, dun- que, era tempo per i membri della Regione Italia dell’«Istituto missionari di Maria SS.ma Con- solata» di trarre le conseguenze

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