Missioni Consolata - Luglio 2021

con quella di padre Mamasols e padre Salvis, ma anche con quella di personaggi come il ve- scovo Domingo de Salazar (primo vescovo di Manila, 1579- 94) che lottò contro gli abusi nei confronti degli indigeni perpe- trati dai conquistatori spagnoli, o con quella dei padri Pelaez, Go- mez, Burgos e Zamora che lotta- rono per i diritti dei filippini e la loro partecipazione nella dire- zione della chiesa locale. Nella nostra storia fu un prete catto- lico, Gregorio Aglipay, che guidò la prima repubblica costituzio- sono al di là della politica e sono espresse in molte maniere di- verse, tanto che possiamo mani- festare la nostra «himagsikan» (ribellione) anche attraverso la nostra fede. I cinquecento anni passati hanno visto la storia della Chiesa catto- lica filippina identificarsi non solo nale democratica asiatica (sacer- dote, rivoluzionario e nazionali- sta, partecipò alla guerra di libe- razione contro l’occupazione statunitense 1899-1911, ndt ). Poi molti religiosi e laici cattolici hanno partecipato alla costru- zione della [nostra] storia. «Non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua chiesa», una frase che ogni cattolico re- cita in ogni messa, significa che i figli e figlie del paese possono avere sbagliato ma la fede dei fi- lippini sostiene la sopravvivenza della cristianità nella nostra na- zione. La nostra fede in Dio ci fa sopravvivere a ogni calamità e vicissitudine, e mentre le chiese europee stanno chiudendo una dopo l’altra, i filippini continuano a riempire i luoghi di culto per esprimere la propria fede e grati- tudine, qui, e all’estero. Quindi come non possiamo cele- brare 500 anni di cristianità nelle Filippine, quando questa è di- ventata parte della nostra espe- rienza nazionale e di quello che noi siamo? Come non possiamo celebrare tale ricorrenza quando questa è la fede della maggio- ranza dei filippini? Certo è una chiesa umile abbastanza per am- mettere di essere sempre biso- gnosa di purificazione ( semper purificanda ), e di imparare dalle lezioni dal passato. Ma non do- vremmo mai privarci dell’oppor- tunità di celebrare i nostri trionfi. Rizal disse: «Per predire il de- stino della nazione, è necessario aprire i libri che parlano del suo passato». Io dico, per celebrare 500 anni della nostra fede in Gesù Cristo dovremmo riflettere sul regalo che questo ci ha dato nell’ispirarci a creare la nostra propria nazione, e mostrare il no- stro amore per ogni filippino. Xiao Chua* Pagina precedente: un momento della preghiera davanti alla cattedrale di Antipolo, il 7 maggio, contro la pandemia. A sinistra: un carcerato intaglia un’ultima cena. * * A MC Due domande al professor Xiao Chua Come vive il filippino medio le celebrazioni dei 500 anni? «Anche se ci dichiariamo un paese cattolico, molta gente pratica la propria fede in Dio senza partecipare alla vita della Chiesa, quindi può anche non essere a conoscenza delle commemorazioni. Ma per chi è attivo nelle parrocchie, la Conferenza episcopale delle Filippine e anche Radio Veritas, hanno parlato dei 500 anni di evangelizzazione fin dal 2011. La pandemia ha reso la celebrazione di basso profilo: il giorno pre- ciso del cinquecentenario, la città di Cebu, centro dei festeggia- menti, era in lockdown, e la basilica di Santo Niño ha ammesso un numero limitato di persone durante la santa messa per la rievoca- zione storica del primo battesimo. A Manila, inoltre, c’è stato solo un rosario virtuale. La decisione di lasciare che ogni diocesi si organizzasse indipen- dentemente, ciascuna con un proprio logo e inno, ha rischiato di mostrare una chiesa delle Filippine disunita. I social media, nono- stante la pandemia, hanno aiutato, perché la complicata storia della chiesa è stata discussa nei webinar, ad alcuni dei quali sono stato invitato, e ha anche generato interessanti dibattiti tra chi vede questa come la celebrazione del colonialismo e chi invece la celebra come un tributo alla nostra fede». Come sono state viste queste celebrazioni dal potere in carica, e dal presidente in particolare? «Sebbene il presidente Duterte avesse esitato a commemorare i 500 anni di cristianità, il governo ha incluso l’anniversario nella triplice commemorazione del Cinquecentenario: Filippine parte della prima circumnavigazione del globo, l’arrivo della cristianità e la vittoria a Mactan di Lapulapu contro Magellano. Il Comitato nazionale del cinquecentenario ( National quincenten- nial committee , Nqc), incaricato dal presidente di supervisionare gli eventi commemorativi del 1521, si è strettamente coordinato con la gerarchia ecclesiastica, e ha incluso anche aspetti della fede nei re- soconti storici, nelle esibizioni e nei materiali prodotti. Gli storici della chiesa sono stati pure invitati a fare parte del Moja- res Panel, che ha preparato il sito della prima messa di Pasqua. Quindi, nonostante il fatto che la chiesa abbia avuto le sue proprie celebrazioni, non è stata esclusa dallo stato grazie agli sforzi del Nqc e al suo segretariato». Marco Bello * 53 luglio 2021 MC Evangelizzazione | Storia | Eroi | 500 anni * Il professor Xiao Chua è uno dei più attivi storici pubblici delle Filippine. È molto presente sulla televisione. Insegna storia alla De La Salle University di Manila. Insegna pure Broadcast Communication nella University of the Philippines Diliman .

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