Missioni Consolata - Luglio 2021
margine della legge, spesso conniventi con la polizia) nella città venezuelana di San Antonio del Tachira. Una volta pagata la tariffa concordata e trovato un trochero, si può passare, pagando dal lato co- lombiano un’altra tariffa di «destinazione». A marzo 2021 i prezzi per il passaggio erano relati- vamente bassi, questo era dovuto soprattutto alla gravissima crisi economica del Venezuela, alla chiusura delle frontiere e alle misure di con- finamento stabilite nel paese da Nicolás Maduro. Per passare da Sant’Antonio del Tachira a La Pa- rada erano necessari 5mila pesos colombiani da ambo i lati (un totale di 10mila pesos che equi- vale a circa 2,5 euro). Il problema però per la maggior parte dei migranti venezuelani è arrivare a Sant’Antonio del Tachira, cosa per niente ovvia e potenzialmente molto pericolosa. Ecco, dun- que, che per garantire un transito sicuro da Va- lencia, Barquisimeto, Merida o San Cristobal, bisogna sborsare l’equivalente di centinaia di dollari ai colectivos . Questo ovviamente vale anche per un eventuale viaggio di ritorno. I problemi in territorio colombiano Considerato quanto detto fino ad ora, ci si po- trebbe immaginare che una volta arrivati dalla parte colombiana del fiume Tachira, il peggio sia passato e invece i problemi per i migranti vene- Le donne dell’esodo MC zuelani non faranno che moltiplicarsi. La Parada non è un luogo nel quale pensare di poter rima- nere permanentemente e di fatto quasi nessun venezuelano considera questa opzione come un piano percorribile. L’idea è rimanere giusto il tempo necessario per racimolare qualche soldo e poi andare a Cúcuta. Da lì, diventa più facile tro- vare delle opportunità di guadagno e pianificare il resto del viaggio che passerà per la rotta stra- dale di 202 km che unisce la capitale del diparti- mento del Nord di Santander con Bucaramanga. Una volta giunti a Bucaramanga, ogni scelta di- venta possibile: rimanere in Colombia e dirigersi verso un’altra grande città o continuare il viaggio verso un altro paese (Ecuador, Perù, Cile e Argen- tina) più a Sud. Nonostante ciò, negli ultimi anni La Parada si è trasformata in una sosta transitoria a medio ter- mine, dove le famiglie venezuelane spendono oramai settimane o mesi. La pandemia ha poi peggiorato le cose, limitando la mobilità e co- stringendo diversi nuclei familiari a cercare una sistemazione semistabile. In questo contesto è sorta un’«architettura del migrante», promossa da persone locali che hanno visto la possibilità di fare business, trasformando degli stabili fati- scenti in case provvisorie per i venezuelani mi- granti. Stabili di un solo piano sono stati compartimentati con stanze di dieci metri qua- drati ciascuna, nelle quali vivono intere famiglie, condividendo un patio e un bagno in comune. In queste misere, insalubri e promiscue soluzioni abitative, possono vivere anche 5 o 6 famiglie 41 (Continua a pagina 44) © Diego Battistessa “ La «Casa di passaggio» è sollievo e speranza
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