Missioni Consolata - Luglio 2021
Violenze, femminicidi e «sesso di sopravvivenza» Le cifre relative alle donne migranti venezuelane morte in Colombia, analizzate nella pubblica- zione del 2020, provengono da rapporti ufficiali dell’Istituto nazionale di medicina legale e scienze forensi della Colombia, dalla Direzione delle indagini criminali e Interpol - Polizia nazio- nale della Colombia (Dijin) e da rapporti di orga- nizzazioni non governative e agenzie dell’Onu. Proprio partendo da un’analisi dei dati raccolti dalla Dijin, si può costruire un profilo tipico della donna venezuelana vittima di femminicidio in Colombia nel triennio 2017-2019: si tratta di una donna di circa 27 anni, con almeno studi ele- mentari, non legata a gruppi illegali, non sposata e con una situazione lavorativa precaria. Come visto, la situazione delle donne venezue- lane migranti a fine 2019 presentava già un grado di estrema emergenza e, con l’arrivo del Covid-19 nel primo trimestre 2020, la loro condizione ha subito un notevole peggioramento. L’impossibi- lità di raccogliere i dati per le stringenti misure di confinamento, l’invisibilizzazione dei casi e l’im- punità dei carnefici, hanno reso le donne ancora più vulnerabili. Si è diffuso massivamente quello che è cono- sciuto come «sesso di sopravvivenza» e che con- siste nel baratto del proprio corpo in cambio di smo che permea le società latinoamericane, di- venta purtroppo facile intuire a quali pericoli siano più esposte. Nello stesso Venezuela il traf- fico di esseri umani al fine dello sfruttamento sessuale è esploso negli ultimi anni, soprattutto verso Trinidad e Tobago, lo stato caraibico che si trova a soli undici chilometri dal porto venezue- lano di Güiria (stato Sucre). La situazione è però particolarmente grave in Colombia, paese sul quale si concentra questo dossier. Già nel 2019, attraverso l’innovativo progetto di ricerca «Mappa interattiva dei casi di donne migranti e rifugiate venezuelane morte e scomparse al- l’estero», promosso dall’Istituto di studi interna- zionali ed europei «Francisco de Vitoria» dell’Università Carlos III di Madrid, la Colombia emergeva come il paese più pericoloso per le donne venezuelane. A seguito di quel progetto, la pubblicazione « Violencia contra mujeres mi- grantes venezolanas en Colombia, 2017-2019: Estado de la cuestión, georreferenciación y análi- sis del fenómeno » (luglio 2020) approfondisce e chiarisce i dettagli della particolare situazione di emergenza vissuta in Colombia dalle donne ve- nezuelane migranti. Nel triennio oggetto di stu- dio (2017-2019), i dati parlano di una «migrazione femminizzata», giacché a dicembre 2019, il 52% dei migranti nel paese erano donne. In termini geografici, la più alta concentrazione di migranti venezuelani in Colombia alla fine del 2019 si tro- vava nel distretto della capitale Bogotá: 352.431 persone, cioè il 19,9% delle 1.771.237 registrate nel paese dall’ente nazionale Migración Colombia. Analizzando i casi di morte scopriamo che, dal 2017 al 2019, nel paese si sono registrati 349 de- cessi di donne venezuelane: più di un terzo as- sassinate. In quel triennio si è registrato un femminicidio di una donna venezuelana in Co- lombia ogni 11,5 giorni e, se teniamo conto della cifra totale di decessi (morti violente dovute a in- cidenti, suicidi e morti naturali) osserviamo che, nei tre anni analizzati, in Colombia è morta una donna venezuelana ogni 3 giorni. I casi di morte però non seguono specularmente la concentra- zione geografica della migrazione. Infatti, nono- stante fosse il distretto della capitale Bogotà il luogo con la più alta concentrazione di migra- zione venezuelana in Colombia, in relazione alle morti violente, osserviamo che i dipartimenti di confine di Nord di Santander e La Guajira rappre- sentano il 46,21% del totale, rispettivamente 38 e 23 casi. Il dato aumenta ancora di più se si consi- derano solo gli omicidi: in questo caso, i diparti- menti già menzionati, sommano il 52,17% del totale degli omicidi di donne migranti venezue- lane nel triennio 2017-2019 in tutto il paese. Que- sti due dipartimenti corrispondono ai punti di origine delle rotte migratorie del Nord (frontiera di Maicao) e del Sud (frontiera di Cúcuta) della Colombia: rotte che, ad oggi, continuano a es- sere percorse e continuano a essere estrema- mente pericolose. ossier 38 luglio 2021 Qui: un cartello dell’organizzazione «Hermanos cami- nantes», che ha istituito vari punti di aiuto lungo i per- corsi dei migranti venezuelani. | Sopra: distribuzione di un pasto caldo in un punto di appoggio lungo il cammino della migrazione. | A destra: folla di migranti al ponte in- ternazionale Simón Bolivar, trecento metri che attraver- sano il fiume Tachira e collegano Venezuela e Colombia. Il passaggio è stato a lungo chiuso. © Diego Battistessa
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