Missioni Consolata - Luglio 2021

A destra: migranti venezuelani attraversano il fiume Ta- chira, che segna il confine tra Venezuela e Colombia (19 novembre 2020). | In alto: una mappa del Venezuela e della Colombia, paesi con un lungo confine in comune. LA MIGRAZIONE FEMMINILE DAL VENEZUELA ALLA COLOMBIA Uno zaino di sofferenza Oggi si stima che la maggioranza dei migranti venezuelani in Colom- bia sia costituita da donne («migra- zione femminizzata»). Per loro, conosciute come simbolo di bellezza, ci sono pericoli e insidie aggiuntive. Inclusa la morte violenta. B ogotà. «Venezuela duele», il Vene- zuela fa male. Utilizzando un’espres- sione che l’indimenticato Eduardo Galeano aveva coniato con riferimento a Cuba («Cuba duele»), si riesce a ren- dere l’idea del dramma che sta vivendo il paese sudamericano, la sua gente e tutte e tutti coloro che a quella terra tengono particolarmente. Se- condo l’Onu, sono più di 5,6 milioni le persone che hanno abbandonato la patria del Libertador Simón Bolívar, un paese in preda a una crisi umanitaria complessa della quale non si vede all’orizzonte una pronta risoluzione. Milioni di venezuelani hanno dato forma a un vero e pro- prio esodo, il più grande che la regione latinoa- mericana abbia sperimentato negli ultimi anni. Almeno due milioni di migranti si trovano nella vicina Colombia, un milione in Perù, e altre cen- tinaia di migliaia sparsi tra Ecuador, Cile, Argen- tina, Brasile, Repubblica Dominicana, Panama, Costa Rica, Messico e anche fuori dalla regione, soprattutto negli Usa, in Spagna e, con una nu- trita comunità, anche in Italia. Il migrante venezuelano Il trattamento ricevuto dai migranti venezuelani non è omogeneo e risponde a una serie di varia- bili e considerazioni che vanno dal loro status politico, sociale ed economico, all’età, al genere, al momento storico della migrazione, al titolo di studio o professionale che possiedono e al paese nel quale sono emigrati. Gli ultimi, coloro che appartengono a quella che gli esperti definiscono la terza ondata migratoria (iniziata nel 2015 ed esplosa nel 2018), sono i più vulnerabili. Hanno lasciato il paese solo con quello che sono riusciti a caricarsi sulle spalle iniziando a camminare, letteralmente a camminare. A piedi hanno attra- versato ponti, fiumi, selva e montagne. Con la determinazione della ricerca di un futuro mi- gliore per loro e per i loro figli, hanno fatto quello che nessun venezuelano avrebbe mai pensato di poter fare: lasciare la propria casa. Quella venezuelana non è infatti una comunità nella quale la migrazione faccia parte di un pro- di DIEGO BATTISTESSA ossier 36 luglio 2021

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