Missioni Consolata - Luglio 2021

I l racconto della Pasqua è il centro del libro dell’Esodo, di cui copre direttamente quat- tro capitoli. Essi a volte si fanno un po’ contorti, anche per- ché non sono solo delle narra- zioni, ma il fondamento della vita liturgica e della preghiera di Israele. In particolare, fondano li- turgicamente una festa assoluta- mente centrale, che nel tempo ha raccolto in sé diverse cele- brazioni nate precedentemente in tempi e luoghi differenti. LE TRE FESTE 1. La Pasqua nomade. Da una parte c’è una festa che si celebra in un giorno preciso dell’anno, il 14 del mese di Ni- san. I mesi ebraici sono basati sui ritmi della luna: il primo giorno del mese coincide con il novilunio, per cui a metà mese splende la luna piena. Per evi- tare che, col tempo (e come ac- cade con il calendario lunare islamico), i mesi finiscano con lo scivolare fuori dal loro contesto stagionale, il calendario ebraico riadatta la scansione lunare a quella solare tramite un com- plesso sistema di integrazioni, un po’ come succede con i no- stri anni bisestili. Questa festa «a data» (anche se sembra che in origine potesse essere celebrata solo quando la luna piena effettivamente si ve- deva, cioè con cielo sereno) se- gnava per i pastori l’uscita dagli di Angelo Fracchia, biblista COSÌ STA SCRITTO ♦ IL LIBRO DELL’ESODO un cammino di libertà MC R per la salute. Ecco la celebra- zione degli «azzimi». Anche i contadini sono coscienti che questo buttare il cibo vec- chio, che pure è passaggio di sanificazione doveroso, è un ge- sto rischioso, che chiede fiducia nel futuro. La festa col primo rac- colto è già reale, ma rimanda a una festa maggiore, che si com- pirà, più o meno, cinquanta giorni più tardi, alla mietitura del nuovo frumento. 3. La Pasqua storica. In questo contesto si inserisce un terzo ricordo festoso, che non richiama i cicli della natura, ma un evento storico nel quale almeno alcuni gruppi di ebrei avevano vissuto un’esperienza di liberazione da un’oppressione mortale, dalla quale erano stati liberati dovendosi fidare di una promessa che li invitava ad at- traversare i rischi della morte per approdare alla libertà. È il racconto principale dell’Esodo, che raccoglie intorno a sé, come sintesi, anche le altre espe- rienze. Queste, che erano da tempo ce- lebrate in autonomia, a un certo punto inizieranno a essere fe- steggiate insieme alla terza, con una certa forzatura da parte di tutte, ma anche con un reci- proco riconoscimento: cioè che la logica di fondo restava la stessa, quella di una fiducia oltre i timori, in vista di un «di più» di vita. Chi le ha unite ha colto che, nella varietà delle esperienze che testimoniavano, condivide- vano lo stesso approccio di fidu- cia in una parola che chiamava a vivere. accampamenti invernali, più si- curi ma ormai sporchi e con poco cibo. Era il momento di par- tire in transumanza, confidando che nei pascoli del «deserto» fosse piovuto e ci fosse quindi speranza di vita ed erba fresca. Era un passaggio segnato dal- l’incertezza e dalla paura di brutte sorprese lungo il viaggio e all’arrivo. Spesso l’umanità esor- cizza la paura anticipandola, quasi pagando un prezzo alla sfortuna. Per questo, prima di partire, i pastori sacrificavano un agnello nato nell’anno, simbolo della speranza di vita, quasi a garantirsi di aver pagato il conto con la morte. E poi consuma- vano il pasto che avrebbero mangiato per mesi da nomadi: senza comodità, finendo tutto quello che cucinavano, con erbe «amare» (cioè selvatiche, non coltivate), pronti a ripartire su- bito. 2. La Pasqua sedentaria. I contadini celebravano una fe- sta diversa, al momento della mietitura dell’orzo. L’orzo nel Vi- cino Oriente matura tra marzo e inizio aprile, dipende molto dalle piogge invernali ma non viene minacciato dal calore dell’estate. È il primo cereale a spezzare il digiuno invernale. Non garanti- sce cibo per tutto l’anno (per quello diventa prezioso il grano di maggio-giugno), ma costitui- sce in qualche modo la pro- messa che il cibo ci sarà. Ecco perché in primavera la consuetu- dine è di purificare le madie, get- tando tutti i cereali e le farine vecchie, per evitare che vi si an- nidino funghi e germi pericolosi L’angelo della morte (Es 11) 32 luglio 2021 MC

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