Missioni Consolata - Luglio 2021
16 luglio 2021 MC USA-MESSICO Sopra: barriera di separazione a Las Playas de Tijuana (ottobre 2020). | A sinistra: entrata princi- pale della Casa del migrante di Tijuana. | A destra: migranti in difesa del diritto d’asilo, Tijuana, ottobre 2020. * per i deportati dagli Stati Uniti. I flussi migratori verso gli Usa non vengono coordinati da strutture pubbliche, statali o federali, ma da associazioni benefiche, la maggioranza religiose, che cer- cano di mettere ordine in un si- stema d’accoglienza tanto gene- roso quanto caotico e ineffi- ciente. Queste strutture, chia- mate albergues, formano una rete solidale pronta ad acco- gliere famiglie, ragazze madri e migranti Lgbtq. Oltre a dare un posto letto e un pasto caldo, of- frono servizi per aiutare gli ospiti migranti a integrarsi nella so- cietà. Gli albergues sono distri- buiti soprattutto nella zona Nord della città, vicino al confine. La- vorano autonomamente mante- nendo il contatto in caso di ini- ziative comuni di formazione o di protesta, come nei casi di marce organizzate contro la chiusura del confine o l’inasprimento delle politiche per i richiedenti asilo. La grandezza di Tijuana sta nell’accogliere tutti. Ne sono te- stimoni le comunità di haitiani perfettamente integrate in un contesto linguistico e culturale diverso dalle proprie origini. Dopo il tragico terremoto che colpì Haiti nel 2010, gli haitiani erano la maggioranza dei mi- granti ospitati nei centri di acco- glienza e, grazie al virtuoso la- voro dei volontari e degli opera- tori umanitari presenti nel territo- rio, sono riusciti a crearsi una co- munità che dà vita anche a di- verse iniziative culturali, inclusa una stazione radiofonica in lin- gua francese e creola ( Radio hai- tiano en Tijuana ). EMERGENZA SU EMERGENZA L’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha, inevitabilmente, messo a dura prova le strutture di accoglienza che hanno do- vuto reggersi quasi esclusiva- mente sulle capacità interne di sostentamento. La Casa del migrante è uno dei centri di accoglienza più grandi della città. Aperta nel 1987 e ge- stita dalla congregazione degli Scalabrini, dispone di 140 posti letto che, prima dell’emergenza sanitaria del Covid-19, sono sem- pre stati occupati da migranti di sesso maschile. La Casa è un luogo accogliente e offre molti servizi, tra cui quello legale, psi- cologico e un percorso per l’in- serimento al lavoro. Nell’arco del soggiorno, che, in media (ma ci sono eccezioni), è di trenta giorni, gli ospiti possono seguire dei corsi di formazione, usufruire del servizio medico, avere tre pasti giornalieri, oltre al posto letto. Le regole per l’ingresso sono chiare: ogni ospite deve collaborare nella pulizia giorna- liera, in cucina e in altre attività richieste. Nel centro il tempo sembra immobile. A causa del Covid si può uscire solo per an- dare al lavoro, mentre tutte le al- tre uscite devono essere autoriz- zate dal personale. La routine è scandita da orari rigidi, la mag- gior parte dei residenti esce pre- sto per andare a lavorare e torna la sera in tempo per la cena nella mensa. L’obiettivo del personale della Casa è quello di aiutare gli ospiti con le pratiche burocrati- che e di fornire supporto nella ri- cerca attiva del lavoro affinché possano sostenere le spese per l’affitto una volta finito il sog- giorno nella struttura. Nonostante le chiusure per la pandemia, il lavoro a Tijuana non è mai mancato: i migranti tro- vano occupazione nell’edilizia, nelle lavanderie degli hotel, come addetti alla sicurezza o alle pulizie nei centri commer- ciali. Il problema principale ri- mane quello degli stipendi bassi, non proporzionati al costo degli affitti, molto alto, in aggiunta alla scarsa disponibilità di trasporto pubblico che costringe a non abitare troppo lontani dal luogo di lavoro. Il Covid-19 ha colpito anche la Casa del migrante dove ci sono stati casi di positivi, prontamente individuati e isolati nelle stanze * © Federica Mirto Sono in aumento i migranti che viaggiano con i bambini. "
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