Missioni Consolata - Giugno 2021

Le nostre email: redazione@rivistamissioniconsolata.it / mcredazioneweb@gmail.com R MC 7 giugno 2021 MC nata; altre volte pacata, riflessiva; altre ancora preoccupata, incerta, dubbiosa. In tutto e per tutto una donna moderna che non si è sot- tratta al tentativo di dare un senso alla propria vita e che ha trovato questo senso nello sguardo per lei sorprendente con cui Dio, in Gesù, l’ha guardata. L’autobiografia è il racconto complesso e avvincente di tutta questa avventura. Avventura che non è restata nel confine intimo della sua coscienza, ma che si è tradotta in azione, in un’espe- rienza contagiosa per molte delle persone che l’hanno incontrata… fino ai nostri giorni. Per questo più di due anni fa abbiamo iniziato a dare concre- tezza ad un sogno che avevamo da molto tempo: poter tenere tra le mani una nuova traduzione della Vita di santa Teresa che fosse più fruibile dagli uomini e dalle donne di oggi, riscoprendo Teresa come era all’origine, ripu- lita dalle inevitabili incrostazioni che la storia aveva aggiunto. L ETTURA CON ASCOLTO Quando si legge il testo spa- gnolo, si ha proprio l’impressione di avere Teresa lì, presente, che sta parlando, perché la sua è una prosa fluente e discorsiva. Qual- cuno a volte dice che Teresa scrive come parla. Forse è più corretto dire che parla attraverso i suoi scritti. E proprio questa pro- spettiva è stata la bussola che ci ha guidato nel lavoro di questi due anni. Ciò si è tradotto nel ten- tativo di consentire anche al let- tore italiano di trasformare l’espe- rienza della lettura in esperienza di ascolto. U NA SCELTA DI LIBERTÀ Sono molti gli aspetti dell’espe- rienza di Teresa che la rendono a noi vicina, malgrado i secoli che da lei ci separano. Teresa è stata una bambina affascinata dalle cose di Dio. È stata poi un’adole- scente inquieta, che con fatica cercava il suo posto nel mondo. Giovane donna, ha deciso di en- trare in monastero: una scelta fatta non solo per il desiderio di donarsi a Dio, ma anche per il de- siderio di non essere schiava di un uomo, come accadeva a tutte le donne sposate della sua epoca. Ha trascorso i primi venti anni di vita in clausura logorata da un conflitto interiore che è diventato anche malattia del corpo, malattia tanto grave che a un certo punto è rimasta come morta per più giorni, tanto che le hanno prepa- rato la tomba. Quando si è risve- gliata ci ha messo anni a eserci- tare nuovamente il suo corpo an- che ai movimenti più elementari: ella stessa ci racconta che all’ini- zio, per parecchi mesi, riusciva a camminare solo a gattoni. L’ INCONTRO CON G ESÙ Poi, dopo anni passati in questa situazione di lento recupero, final- mente è avvenuto l’incontro nuovo con Gesù, da cui scaturisce la vita nuova di Teresa. E davvero è stata un’altra vita quella che Te- resa ha vissuto da lì in poi. Non solo perché lentamente ha tro- vato un nuovo equilibrio interiore, un nuovo rapporto con sé stessa, con gli altri e con Dio. Quell’espe- rienza, infatti, si è trasformata in un modo nuovo di vivere nella storia, quella quotidiana del mo- nastero e quella «grande» della Spagna del suo tempo. U N PROGETTO ALTERNATIVO Un po’ per volta ha preso forma il desiderio di fondare una comu- nità diversa da tutte quelle già esistenti: poche monache di clau- sura, che in spazi che fossero a misura d’uomo, coltivassero in- tensamente l ' amicizia con Dio e fra di loro. Potrebbe apparire poca cosa ai nostri occhi, ma letto nel contesto e nell’atmo- sfera di allora è stato invece un progetto altamente alternativo. Il piccolo numero è sinonimo di fa- miliarità. La clausura è strumento di libertà, perché al di là delle grate nessun uomo comanda, e le monache possono essere le registe della loro vita. U NO STILE MISSIONARIO L’orizzonte spirituale che ha nu- trito quell’esperienza era quello duplice dell’Europa di allora: da un lato c’era la lacerazione della Chiesa che stava vivendo lo sci- sma della Riforma luterana. Te- resa ha risposto senza lanciare scomuniche, ma impegnandosi in un progetto di unità e amicizia all’interno delle mura del mona- stero. Dall’altro c’era lo slancio missionario della Chiesa del XVI secolo, orientato soprattutto al- l’America L atina, con tutte le con- traddizioni che ciò comportava. Teresa ne era ben consapevole e portava nel cuore le lacerazioni che quell’opera di evangelizza- zione, spesso accompagnata dalla violenza della guerra, pro- duceva nei popoli indigeni. D OTTORE DELLA C HIESA Cinquantuno anni fa, nel 1970, papa Paolo VI conferì a Teresa il titolo di Dottore della Chiesa. Fu la prima donna a riceverlo, la prima donna, nella storia della Chiesa, alla quale fu riconosciuta ufficialmente una dottrina autore- vole, meritevole di essere ascol- tata da ogni cristiano e soprat- tutto interessante per la vita di ciascuno di noi. L’autobiografia è il primo tassello di quell’eredità che ella ci consegna. I tempi duri in cui viviamo mettono anche noi di fronte a sfide inedite che a volte ci sorprendono e forse ri- schiano di paralizzarci un po’. Crediamo che Teresa possa es- sere una buona compagna di cammino in questa incessante ri- cerca di senso che riguarda ogni uomo. Per questo siamo molto fe- lici di poter contribuire con que- sta nuova traduzione dell’opera. Il Carmelo di Legnano Ospitiamo ben volentieri questa presentazione, anche perché san- ta Teresa d’Avila, con santa Tere- sa di Lisieux, era particolarmente cara al nostro fondatore, il beato Giuseppe Allamano, che l’ha pro- posta ai suoi missionari e missio- narie come modello di vita apo- stolica e di santità. Padre Francesco Pavese, nel suo libro «Scegliendo fior da fio- re» (Edizioni Missioni Consolata, Torino 2014), ha raccolto le note dell’Allamano sui suoi santi prefe- riti. Di santaTeresa d’Avila l’Alla- mano sottolineava tre aspetti in particolare: • l’amore verso Dio, • la capacità di ricominciare («nunc coepi», ora comincio) sen- za scoraggiarsi mai, • il prendere come modello di vita «san Paolo che non poteva fare a meno di aver sempre sulla bocca il nome di Gesù».

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