Missioni Consolata - Giugno 2021

ché non agli esseri umani che vi- vono diseguaglianze che ha creato l’Occidente?», ha doman- dato Giovanni Storti, attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo. «Avevamo pensato di mettere in mare personalmente una nave, quando ci hanno invitati a salire a bordo di ResQ lo abbiamo fatto subito. Dobbiamo cancellare l’in- differenza», sono state le parole delle sorelle Paola e Giulia Mi- chelini, attrici della televisione italiana. Ancora, il velista Gio- vanni Soldini: «L’idea che a pochi chilometri dalle nostre coste suc- cedano simili tragedie è un’idea pazzesca. Buon vento a ResQ». NON FANNO PIÙ NOTIZIA È proprio il pensiero rivolto alle persone morte nei naufragi che rende Luciano Scalettari così de- terminato nel voler portare la nave di ResQ in acqua il prima possibile. «Oggi la necessità è ancora di più che in passato, le navi che operano sono pochis- sime. Il problema è che sia l’Italia che l’Europa non fanno più nulla per evitare le vittime in mare, ad- dirittura consentono alla Libia di riportarsi indietro i malcapitati che vengono “salvati” dalla Guardia costiera libica. Una volta tornati in Libia, per i migranti ri- comincia la discesa all’inferno», conclude Scalettari. Per il presidente di ResQ, uno dei problemi maggiori di questo periodo è legato anche all’indif- ferenza che si è insinuata nella società: «Le morti in mare non fanno più notizia», e questo, per Scalettari «non è dettato solo dall’assuefazione, c’è anche una componente di razzismo, ed è un problema molto più serio di qualche anno fa». Un razzismo che le persone in fuga dalla Libia conoscono già molto bene, dato che in quel paese rapimenti e schiavismo sono da anni all’or- dine del giorno. SALVARE PIÙ VITE POSSIBILI In Libia anche le locali istituzioni hanno le loro colpe. Ad esempio di negligenza, come illustrano le carte di alcune intercettazioni giudiziarie eseguite su giornalisti esperti di tematiche migratorie. Queste intercettazioni, come ri- portato dal giornalista Lorenzo Tondo sul quotidiano inglese The Guardian , hanno portato alla luce, ad esempio, un episo- dio nel quale la Guardia costiera libica, dopo aver negato il suo in- tervento, richiesto dall’omologa italiana, per soccorrere un gom- * ITALIA " L’esempio da seguire è dato dalle migliaia di persone che, in tempi difficili, non si dimenticano che c’è chi muore in mare. © Daniele Biella mone che aveva lanciato un Sos, rispondendo di non essere in servizio quel giorno, in seguito, si è dimostrata ostile all’azione di salvataggio da parte di una nave umanitaria. Di fronte a questo scenario, la ResQ è pronta a mollare gli or- meggi e chiede a ogni cittadino di salire a bordo effettuando do- nazioni. «Persone, gruppi infor- mali, fondazioni, aziende e ogni altro componente della società civile: ci rivolgiamo a tutti e in particolare suggeriamo una do- nazione continuativa, con una quota mensile che permetta a ResQ di avere le risorse per con- tinuare», spiega Scalettari. L’obiettivo della raccolta fondi, infatti, non è solo quello di met- tere in mare la nave, ma quello di rendere sostenibile il progetto nel tempo tenuto conto che i co- sti per l’equipaggio, il cibo, il car- burante, sono alti. «Puntiamo a operare in mare al- meno per un anno, nella spe- ranza che gli stati abbiano un sussulto di coscienza e ritornino protagonisti dei salvataggi». Una speranza oggi più che flebile, ma che va mantenuta ostinatamente viva. «L’esempio da seguire è dato dalle migliaia di persone che, in tempi difficili di preoccu- pazioni, dolore e paura causati dalla pandemia, non si dimenti- cano che c’è chi muore in mare e danno il proprio contributo per salvare più vite possibili». Daniele Biella

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