Missioni Consolata - Giugno 2021

comunità possa concedere il proprio consenso su un determi- nato progetto, o porre un veto. Il principio del «Consenso pre- vio, libero e informato» stabilito per convenzione nel diritto inter- nazionale raccomanda proprio che tale consenso, o dissenso, sia vincolante e che sia richiesto per avviare qualsiasi progetto in particolar modo in territori indi- geni e comunità tradizionali. La Convenzione 169 dell’Orga- nizzazione mondiale del lavoro (un’agenzia delle Nazioni Unite), adottata nel 1989, raccoglie tale raccomandazione in relazione a decisioni che riguardano territori abitati da popoli indigeni e tri- bali. Essa riconosce ai popoli in- digeni un insieme di diritti fonda- mentali tra cui quelli sulle terre ancestrali e di decidere autono- mamente del proprio futuro. Attualmente, la Convenzione co- stituisce uno dei pochi, se non l’unico, strumento legislativo in- ternazionale di protezione dei di- ritti dei popoli indigeni. Al 2021, solo 23 paesi al mondo l’hanno ratificata. Di europei se ne contano pochi, tra cui Spa- gna, Paesi Bassi e Danimarca. Anche se in Europa sono pochi i popoli originari (i Sami di Svezia e Finlandia), i governi nazionali, compreso quello italiano, pos- sono avere un ruolo importante in materia. Innanzitutto per rego- lamentare le attività delle proprie imprese all’estero, ma anche in quanto membri di istituzioni in- ternazionali o multilaterali come la Banca mondiale, e per- ché sono attori di gran peso nell’ambito della cooperazione internazionale (e quando par- liamo di cooperazione ricordia- moci che ci riferiamo anche a in- terventi di grosse aziende). L’ACCORDO DI ESCAZU Per garantire l’accesso all’infor- mazione e alla giustizia in temi ambientali, una buona notizia è giunta a fine gennaio dall’Ame- rica Latina, in particolare dall’Ar- gentina e dal Messico. La firma di questi due paesi ha fatto rag- giungere i requisiti minimi per l’entrata in vigore dell’Accordo di Escazu (l’Accordo regionale sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l’accesso alla giustizia in materia ambientale in America Latina e nei Caraibi), avvenuta nell’aprile di quest’anno. Si tratta dell’unico accordo vinco- lante generato in seno alla Con- ferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (Rio+20), ed è attualmente il primo strumento internazionale vincolante che contiene disposizioni precise in difesa dei difensori dei diritti umani e dell’ambiente. Ci auguriamo che sia applicato con efficacia e che l’esempio la- tinoamericano possa guidare al- tri governi nella stessa direzione. Nel frattempo, e consapevoli che questi risvolti istituzionali, pur im- portanti, non fermano la violenza e l’arroganza dell’interesse cor- porativo, è importante mante- nere e prendersi cura delle reti di supporto internazionale, eser- citare pressioni politiche, proteg- gere la libera informazione e prevenire la violenza contro le comunità e al loro interno. C’è lavoro per tutti noi, a partire anche dai nostri territori e dalle nostre comunitá. Daniela Del Bene coordinatrice dell'Ejatlas * MONDO 56 MC Atlas Globale della Giustizia Ambientale Nel mondo molte comunità lottano per difendere terra, aria, acqua, foreste e il loro sostentamento da progetti dannosi e attività estrattive con pesanti impatti ambien- tali e sociali. L’Ejatlas racco- glie queste storie con lo scopo di renderle più visibili. L’Atlas è coordinato dal gruppo di ricerca in Ecologia politica e Giustizia ambientale, all’Isti- tuto di scienza e tecnologia ambientale (Icta) presso l’Università autonoma di Barcellona (Uab). Riprendiamo con questo arti- colo la collaborazione già at- tiva nel 2016 e nel 2017. • www.ejatlas.org • www.envjustice.org • www.it.ejatlas.org (Atlante italiano dei conflitti ambientali). * Colectivo Ecologista Jalisco / lickr com Qui: orto nell’area naturale pro tetta di Wirikuta. *

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