Missioni Consolata - Giugno 2021
" I settori che riportano maggiori casi di omicidi sono quello minerario, l’agrobusiness connesso alla deforestazione, e le infrastrutture idriche. preferite dagli sponsor, dai ma- gnati dell’agrobusiness, dai grandi costruttori d’infrastrutture e dalle grandi imprese minerarie. Il secondo strumento che porta a una probabilità più alta di fer- mare attività distruttive, è la com- binazione di diverse strategie di opposizione. Laddove la prote- sta adotta una pluralità di tatti- che, la frequenza di cancella- zione dei progetti raggiunge il 16%, mentre dove si è limitata ad alcune, raggiunge solo il 7% (le percentuali si riferiscono a para- metri corrispondenti a «mag- giore di 10 tattiche» o «minore di 5 tattiche»; ovviamente sono pa- rametri analitici che hanno il solo scopo di orientare la lettura dei dati e non sono da prendere in modo letterale). Il terzo strumento sono le azioni legali, come ad esempio de- nunce per l’applicazione incom- pleta di direttive ambientali, o per la mancata restituzione di terre, per la mancata correspon- sione dell’indennizzo promesso, per il mancato riconoscimento di diritti consuetudinari o per irre- anteriori come portatori di pro- sperità e lavoro. Chi meglio degli abitanti stessi della zona può to- gliere il velo della menzogna e dell’impunità? LE TECNICHE PIÙ EFFICACI L’analisi ci ha anche dato impor- tanti elementi di riflessione in merito agli strumenti di opposi- zione usati per le azioni di resi- stenza più efficaci. Notiamo in particolare tre stru- menti principali: un’opera di informazione preventiva; l’ado- zione di una combinazione di strategie diverse di opposizione; le azioni legali. Le mobilitazioni che cominciano in forma preventiva (cioè prima che il progetto venga messo in atto) hanno il doppio di probabi- lità di successo di fermare l’atti- vità rispetto a quelle nelle quali la protesta si consolida solo una volta che l’attività è già avviata. Può risultare piuttosto intuitivo, ma questo dato indica quanto sia importante il lavoro d’infor- mazione e di presa di coscienza a livello comunitario, la discus- sione di alternative e la possibi- lità di accesso a un’informazione precisa sui progetti. Spesso, infatti, una confusa e in- completa visione del progetto da osteggiare inibisce l’organizza- zione di base, crea false spe- ranze e smarrimento, e scorag- gia il dibattito a livello locale. Rendere opache le informazioni sui progetti è una delle strategie golarità nelle valutazioni d’im- patto ambientale. Nei casi in cui tali azioni legali sono state intraprese, il giudizio della corte ha avallato i progetti nel 18% dei casi, mentre si è di- chiarato favorevole alle istanze di giustizia ambientale in ben il 34% (il restante indica casi non ancora conclusi, non classifica- bili, o dati non disponibili). Ciò comprova il fatto che la gran parte dei progetti contestati non rispetta le normative in vigore e gli standard sociali e ambientali, nazionali o internazionali. I dati ci mostrano un ulteriore elemento interessante. Quando questi tre strumenti, la mobilita- zione preventiva, la diversità di tattiche e le azioni legali, ven- gono adottate congiuntamente, la probabilità di fermare l’attività aumenta notevolmente. IL CONSENSO PREVIO Queste considerazioni ci hanno portano a formulare nello studio Environmental conflicts and de- fenders delle raccomandazioni importanti. Innanzitutto quella ri- guardante l’informazione previa sul progetto, che deve essere fornita in modo chiaro e traspa- rente per permettere alle comu- nità di organizzarsi, dibattere ed esprimere il proprio parere. Que- sto parere poi non può limitarsi a una mera consultazione (come normalmente previsto in troppe legislazioni nazionali) ma deve diventare la base sulla quale la A sinistra: Claudia Patricia Ortiz (in una foto del 2011), tuttora membro attivo del Movimiento Rios Vivos contro le grandi dighe e la miniera, e per la costruzione di un modello popolare di sovranità idrica e mineraria in Colombia. Qui: la diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze, a Yichang, nello stato dell’Hubei, Cina. Quando il progetto è stato completato nel 2009, 13 città, 140 paesi e 1.352 vil laggi son finiti sott’acqua. L’inon dazione su larga scala di insedia menti umani ha portato al reinse diamento forzato di almeno 1,2 milioni di persone, molte delle quali non hanno mai ricevuto un adeguato compenso. * * A MC 55 giugno 2021 MC
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