Missioni Consolata - Giugno 2021

ssier ficialmente destinato al Sudafrica dove sono arri- vato all’inizio del 1994 dopo alcuni mesi passati a Londra per migliorare la lingua inglese. Quasi trent’anni dopo, penso che quella intui- zione sia stata importante. La nostra presenza in Sudafrica è stata marcata da due elementi particolari: è sempre stata «pic- cola» nel numero dei sacerdoti missionari (la de- legazione non ha mai avuto fratelli) e non è mai stata legata a una infrastruttura. Questo ha per- messo ai missionari di spostarsi con facilità per dare una risposta alle diverse sfide. È stato così che nel 1991, in risposta al vescovo della diocesi di Dundee, l’Istituto ha preso in consegna le parrocchie del decanato di Newca- stle, per sviluppare un lavoro d’équipe secondo il nostro carisma missionario. Qualche hanno dopo, nel 1994, è stata decisa la prima presenza fuori della diocesi di Dundee: due parrocchie nell’arcidiocesi di Pretoria (Wa- verley e Mamelodi) e nel 2003 la prima presenza nell’archidiocesi di Johannesburg. La comunità dei professi è nata nel 2008 seguita da una parrocchia «a fianco» nell’arcidiocesi di Durban nel 2009, e poi una seconda parrocchia a Mamelodi (Pretoria) nel 2015. E ra il 1992 quando ho scritto a padre Giuseppe Inverardi, prima della fine del suo secondo mandato come superiore generale, chiedendo di essere desti- nato altrove. Da sei anni ero in Argen- tina, dove sono nato. Ero entrato nell’Istituto «per essere inviato» e non per rimanere. È vero che avevo anche la curiosità di sapere se sarei riuscito ad imparare un’altra lingua (avevo fatto il noviziato e la teologia in Colombia), e a inserirmi in un’altra cultura, diversa di quella dell’America Latina. Durante una sua visita in Argentina lui mi ha chiesto: «Dove vorresti andare?». Anche se mi ero reso disponibile per andare in qualsiasi na- zione, ho detto: «Preferirei un gruppo piccolo». Dietro la mia risposta c’era l’immagine delle no- stre presenze dove, dopo tanti anni di servizio missionario, siamo cresciuti nel personale ma anche nelle strutture, cose che possono rendere più difficile una nostra disponibilità a rispondere alle nuove sfide. Lui aveva già un’indicazione: «Abbiamo pensato al Sudafrica». Mesi dopo, nel 1993 sono stato uf- IL VESCOVO DI MANZINI INDICA I FATTORI DI SUCCESSO Piccole comunità, grandi greggi Piccoli gruppi missionari, anziché presenze ingombranti. E la capacità di aderire con dinamismo al mutare delle esigenze del contesto. Ma anche un’attività pastorale dominante, che ha favorito la formazione di leader della chiesa locale. Questi gli aspetti determinanti nei cinquant’anni di missione appena trascorsi. di JOSÉ LUIS PONCE DE LEÓN La nostra presenza in Sudafrica è sempre stata piccola e non legata a infrastrutture. “ 44 giugno 2021

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