Missioni Consolata - Giugno 2021

(8,21), anche adesso, il suo tenta- tivo è di mantenere il dominio sugli ebrei, trattenendo degli «ostaggi». Non si lascia cioè met- tere in discussione, non rinuncia alla centralità del proprio potere ed economia, non riconosce da- vanti a sé delle persone. Man- tiene il cuore indurito. A questo punto, le trattative sono finite (10,29, anche se in realtà Mosè vedrà ancora il volto del faraone), ma ormai non c’è più spazio per la discussione di proposte. A PROPOSITO DI STORIA E GEOGRAFIA Abbiamo già affrontato a marzo ( vedi Mc 3/2021, pag. 34 ) la que- stione della storicità degli avve- nimenti narrati nel libro dell’E- sodo. Possiamo tornarci ora con qualche elemento in più. Ma prima di questo, è il caso di af- frontare la questione riguardante la storia del testo. Da secoli si è notato che il rac- conto dell’intero Pentateuco, e in particolare dell’Esodo, è pieno di incoerenze, contraddizioni pic- cole e grandi, cambi repentini di clima e di stile, modi diversi di ci- tare il nome di Dio. Si è pensato di spiegare l’aspetto composito del testo che abbiamo oggi attra- verso l’ipotesi di una fusione in un unico libro di alcuni testi prece- denti, diversi tra loro, scritti in epoche e anche con teologie dif- ferenti. Ancora mezzo secolo fa si dava per assodato che all’origine dei primi cinque libri della Bibbia ci fossero state quattro fasi, o fonti. Tale teoria è oggi conte- stata da tanti e difesa da altri. In questo commento si è prefe- rito trascurarla, sia perché nes- suna risposta finora si è dimo- strata tanto convincente da es- sere quella definitiva, sia perché, alla fine dei conti, i credenti si trovano a confrontarsi con il te- sto definitivo, che è da leggere e cercare di capire fino in fondo anche nelle sue incoerenze. Sono discussioni importanti e anche molto intriganti ben pre- senti a chi scrive, ma non neces- sarie per il nostro percorso. Le lasciamo sullo sfondo per non di- strarre l’occhio di chi legge da ciò che è davvero importante. Lo stesso si potrebbe dire dei tentativi di ricostruire delle coor- dinate storiche più precise. Sotto quale faraone si sarebbe verifi- cata la fuga degli ebrei? Quanti erano davvero? Che strada per- corsero per allontanarsi dall’E- gitto e poi nel deserto? Come e dove hanno attraversato il «Mar Rosso»? Dove era il monte su cui Mosè ricevette le tavole della legge? Sono esse tutte domande legit- time, stimolanti, che hanno susci- tato e continuano a suscitare un ampio e accalorato dibattito. Pur nel loro fascino, sono però do- mande che non sfiorano il cuore del discorso, che per il libro dell’Esodo non è l’epopea sto- rica del popolo, ma il suo tragitto di fede. IN CHE SENSO, UNA FAVOLA? Una volta che abbiamo rinun- ciato a delineare queste precisa- zioni, possiamo allora tornare al testo ammettendo che ha il pro- cedimento narrativo tipico della favola: la ripetizione dei gesti, delle parole, l’insistenza sulla di- namica di fondo (Mosè chiede, il faraone rifiuta, arriva il castigo...). Le favole, come i miti, nel nostro mondo e nella nostra cultura sono considerate cose infantili, da bambini piccoli. Ma se pro- viamo ad allargare un po’ lo sguardo, innanzitutto notiamo che altre culture non si compor- tano allo stesso modo, e poi, so- prattutto, capiamo che le favole non sono raccontini che servono solo ad addormentare i bambini, ma narrazioni piene di sapienza che trasmettono idee del Un cammino di libertà 34 giugno 2021 MC mondo, avvertimenti, consigli... insomma, contenuti importanti e «per adulti». Il mondo della Bibbia si muove a suo agio più con questi stru- menti che con le definizioni dog- matiche le quali, infatti, sono rare e comunque sfuggenti: ben diffi- cilmente riterremmo la formula, spesso ripetuta, «il Dio di Abramo, di Isacco e di Gia- cobbe» (Es 3,6.16; Nm 32,11; Dt 9,5; Mt 22,32...), una vera e pro- pria formula di fede. Quasi ovun- que, nei libri che compongono la nostra Bibbia, Dio preferisce mo- strare chi è attraverso una storia, a volte anche inventata, come quelle dei libretti di Giona, di To- bia e di Ester che raccontano eventi sicuramente non storici, ma non per questo privi di conte- nuto spirituale importante, e quindi di verità. Siamo sinceri, anche noi, nel nostro mondo ra- zionale e rigoroso, condividiamo sui social frasi celebri, episodi noti e racconti edificanti che hanno poca probabilità di essere veri, ma che fanno del gran bene affermando verità autentiche. Questo stile di racconto, che noi utilizziamo ancora, anche se con un po’ di vergogna, nell’antichità non era ritenuto vergognoso. Il libro dell’Esodo, per i lettori anti- chi, sarebbe falso e ingannevole se la fiducia in Dio di cui parla fosse infondata, non se si dimo- strasse che dall’Egitto non pos- sono essere uscite seicentomila persone (Es 12,37). Il messaggio che il racconto delle piaghe d’Egitto lascia è che Dio è davvero presente e punta a rendere liberi i suoi fedeli, ma non arriva miracolosamente dal cielo, e non fa a meno della col- laborazione umana. Chiede la nostra risposta piena e fiduciosa, ma non ci lascia soli. E quanto più ci mettiamo a disposizione, più grandi sono le cose che può operare per nostro tramite. Resta aperta la domanda sul senso del male subito dal po- polo egiziano che non ha certo avuto voce in capitolo nelle scelte del faraone. Ma su questo torneremo il prossimo mese. Angelo Fracchia (Esodo 05-continua)

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