Missioni Consolata - Giugno 2021

P er avere un’idea abba- stanza precisa di una qualunque esperienza, di solito è sufficiente vi- verne il primo quarto. Con la tappa di questa puntata del no- stro percorso nell’Esodo giun- giamo proprio al primo quarto del libro. Finora tutto si è incentrato su Mosè e sulla sua complessa e imperfetta risposta alla chia- mata: ebreo cresciuto nella fami- glia del faraone, assassino, fug- gitivo, genero di un sacerdote madianita (Es 2), chiamato dal Dio degli ebrei in un confronto lungo e complicato (Es 3-4), torna in Egitto dove sembra coa- lizzare intorno a sé il popolo op- presso (4,29-31) e inizia a scon- trarsi con il faraone (Es 5-6). Ormai la scena è preparata: il grande scontro tra il re d’Egitto e la guida del popolo ebraico, o, per meglio dire, tra l’uomo che pretende di essere dio e il pro- feta che parla a nome del Dio vero, ha inizio. Si potrebbe pre- cisare ulteriormente dicendo: ha inizio il confronto tra colui che, pur essendo umano, si arroga privilegi divini e il vero Dio, JHWH (il teragramma del nome di Dio, ndr ). LA LOTTA Questo scontro prende la forma di dieci «piaghe», o «colpi», che Mosè e Aronne fanno calare sull’Egitto, per ordine divino. È un tipo di racconto che ci chie- di Angelo Fracchia, biblista COSÌ STA SCRITTO ♦ IL LIBRO DELL’ESODO un cammino di libertà MC R che che precedono il mondo ebraico e restano presenti nel modo di parlare. Capita a tutti i popoli in tutte le epoche: anche noi usiamo espressioni come, ad esempio, «avere testa e cuore in conflitto», ma non pensiamo dav- vero che i sentimenti stiano fuori dalla testa o che nel cuore ci sia un secondo cervello più emotivo. Ci esprimiamo però così, riem- piamo fogli e messaggi di cuori- cini, perché sono formule entrate nella lingua tanti secoli fa e sono capite da chi le legge. Il mondo biblico sa benissimo che le persone sono autonome e responsabili, ma continua a dire che se qualcosa è successo, è perché Dio l’ha voluto così. Ne troviamo un esempio limpido nel capitolo 33 del libro di Eze- chiele, in cui si dice che il pro- feta è come una sentinella per il popolo: se è mandato a dire al- l’empio di convertirsi e non va, la morte dell’empio è colpa del profeta, ma se va, lo avverte, e quello non si converte, la colpa è della persona avvertita; così, se il profeta è mandato al giusto, e non ci va, la morte del giusto è responsabilità del profeta, men- tre in caso contrario il giusto si salverà. Noi moderni occidentali ci chie- diamo perché l’empio non po- trebbe convertirsi: un ebreo an- tico replicherebbe che se si con- verte è un giusto, ma il profeta non sa chi è giusto e chi empio, e quindi va da entrambi. Eze- chiele ha sostanzialmente detto che le persone sono autonome, che Dio stesso non sa come ri- sponderanno, ma lo ha detto in modo diverso da come avremmo fatto noi. derà di schiarirci le idee su qual- che concetto di fondo. Intanto, però, ripercorriamolo. Si presentano davanti al faraone Mosè, rappresentante di Dio, e Aronne, rappresentante di Mosè. Può sembrarci un’inutile compli- cazione, ma da subito siamo messi davanti allo stile dell’inter- vento divino, che chiede di es- sere fatto proprio anche dall’u- manità: nessuno agisce da solo. Dio è il vero protagonista dello scontro con il faraone, ma non opera in prima persona, bensì tramite Mosè. Costui potrebbe ri- schiare di essere considerato un vice di Dio, ma anche lui non può fare nulla in autonomia: ha bisogno di Aronne che non bal- betta come lui. Il Dio degli ebrei non è un Dio per solitari, per au- tosufficienti. Esige e stimola col- laborazione. Di fronte ai due ebrei si staglia il faraone, il dio in terra degli egizi, l’imperatore assoluto della sua terra. A suo riguardo si ripete molte volte che «Dio indurì il suo cuore». È una formula che ci è semplice fraintendere. Il primo fraintendimento è il se- guente: se è stato Dio a indurire il cuore del faraone, quest’ultimo non può essere ritenuto respon- sabile. Qui è all’opera l’approccio men- tale semita antico, non solo bi- blico, secondo il quale ciò che accade nel mondo è voluto da forze esterne (ad esempio Dio), non visibili. Questo approccio, che di per sé non sarebbe condi- viso dal mondo biblico, si trova nella cultura e nel linguaggio del tempo in cui i testi biblici sono scritti, cristallizzato in formule lin- guistiche, in espressioni idiomati- Mosè e il Faraone (Es 7-10) 32 giugno 2021 MC

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=