Missioni Consolata - Maggio 2021

75 maggio 2021 amico MC volte siamo costretti a cambiare i nostri programmi, inventando nuovi modi di relazione e di mis- sione». Qual è la soddisfazione più grande? «La gioia della missione. Potermi relazionare con tante persone diverse, conoscere realtà e cul- ture diverse, parlare lingue di- verse, mangiare cibi diversi, can- tare e ballare musiche diverse». Un episodio significativo della tua vita missionaria? «Nel mio primo anno in Porto- gallo, facevo alcune attività con un’associazione che lavorava con i senza tetto, Cais. Giocavo a calcio con loro, e poi ho co- minciato a insegnare inglese. All’inizio loro pensavano che io fossi uno di loro, un “senza tetto”, e mi hanno chiesto varie volte la “strada” dove dormivo. Quando ho cominciato a inse- gnare loro l’inglese, è stata una bella esperienza, perché ave- vamo creato una buona rela- zione, e mi hanno trattato sem- pre con rispetto». Quali sono, secondo te, le grandi sfide della missione? «La sfida è trovare il modo di parlare di Dio e trasmettere il messaggio cristiano nella nostra società scristianizzata. Quando si parla di cristianesimo, spesso si parla della cultura cristiana, e non della fede cristiana. Tanti di- cono che sono cattolici, però non sono praticanti. La secola- rizzazione è un dato di fatto». In concreto, come pensi di affrontarla nel tuo ambiente, con la gente con cui lavori? «Karl Barth, grande teologo pro- testante, sostenne che per fare una buona predica occorre avere in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale. Cerco di ca- pire la realtà e le nuove ten- denze. Capire la società in co- stante cambiamento per instau- rare un dialogo con la fede». Cosa possiamo offrire al mondo come Missionari della Consolata? Quali ricchezze condividere? «Il beato Giuseppe Allamano di- ceva ai missionari che partivano per le missioni di andare, vivere con le persone, vedere cosa fanno e come fanno e poi fare con loro. Credo che dobbiamo condividere questa spiritualità allamaniana dell’incontro, dell’a- scolto e del rispetto». A partire dal tuo contesto, che cosa dovremmo fare, se- condo te, con i giovani? «L’ambiente digitale caratterizza il nostro mondo e dobbiamo adattarci a esso. Papa France- sco ci dice nella Christus Vivit : “Internet e le reti sociali hanno creato un nuovo modo di comu- nicare e stabilire legami”, e “sono una piazza in cui i giovani trascorrono molto tempo e si in- contrano facilmente. Essi costi- tuiscono comunque una straor- dinaria opportunità di dialogo, incontro e scambio tra le per- sone, oltre che di accesso all’in- formazione e alla conoscenza”». Uno slogan per i giovani dei nostri centri missionari? «“Andrà tutto bene”. Viviamo tempi difficili a causa della pan- demia, ma dobbiamo mantenere la speranza viva. Penso a una canzone porto- ghese che si intitola proprio così: Andrà tutto bene , Vai ficar tudo bem , Everything will be al- right . È una canzone del musici- sta portoghese Cristóvam, com- posta in inglese, e con titolo ita- liano. L’ha composta a marzo 2020, un tempo molto difficile in Italia e nel mondo. È un grido di speranza per il mondo e per tutti. La sofferenza fa parte della nostra esistenza, ma è la grande speranza quella che ci motiva ad andare avanti in tutti i momenti». Luca Lorusso HTTPS://AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT © Af.MC / Bernard Obiero

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=