Missioni Consolata - Maggio 2021

4 chiacchiere con ... parole di Cristo: “Non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama”. Ma anche se la memo- ria del testo evangelico non l’ha aiutato, la forte educazione cristiana ricevuta in famiglia e nella scuola gli ha fatto cogliere l’essenziale del Van- gelo». Parole con le quali il presule avviava la causa di canonizzazione di quel giovane autore di un gesto da martire che, come afferma oggi anche il fratello Alessandro, ebbe certo presente l’onore dell’Arma, la fedeltà alla patria, ma pure si abban- donò a Dio che quel «giorno di amore supremo» attinse in un campo dove aveva seminato. Una se- mina iniziata in famiglia, nelle scuole e negli am- bienti religiosi delle Figlie di Maria Ausiliatrice, poi dei Gesuiti e dei Salesiani, frequentati sin dall’in- fanzia e dall’adolescenza. Dove affiora la prima educazione, non sfuggita nella documentazione per la causa di beatificazione svoltasi presso l’Or- dinariato militare d’Italia, con un supplemento d’in- chiesta nella diocesi di Napoli, dal 1983 al 1991, mentre nel 1999 si è resa necessaria una nuova in- chiesta per indagare la possibilità del martirio (come per Massimiliano Kolbe). […] Di lui, le cui spoglie riposano nella basilica di santa Chiara a Napoli dal 1986, resta in ogni caso la sin- tesi fatta da Giovanni Paolo II: «Ha saputo testimo- niare la fedeltà a Cristo e ai fratelli. Ecco perché può definirsi un santo che ha contribuito per co- struire la civiltà dell’amore e della verità». Marco Roncalli da Avvenire 14/10/2020 D opo un rallentamento, sembra che la causa di beatificazione per «offerta della vita» ab- bia ripreso slancio. Mons. Gabriele Teti, po- stulatore della causa ed ex carabiniere, racconta che Salvo «a Roma incontrò un amico con il quale aveva fatto il corso da carabiniere. Dopo l’armisti- zio dell’8 settembre 1943, ci fu un grosso gruppo di Carabinieri che passò alla clandestinità, per combattere i tedeschi a Roma. un commilitone lo invitò a lasciare la divisa per unirsi ai partigiani. Ri- spose che il suo dovere era tutelare l’ordine, la si- curezza e l’incolumità delle persone che gli erano state affidate e che il suo compito non era di an- dare via». Salvo era nato e cresciuto in una fami- glia molto religiosa. Confida il postulatore: «Già nell’infanzia piccoli episodi fanno capire la sua in- dole. Tornando da scuola, donò le sue scarpe a un bambino che incontrava e che era scalzo. Un’altra volta si avventò a salvare un bambino che stava per finire sotto un treno». La causa di beatifica- zione si è arenata sul problema del martirio. Ora il sacrificio di Salvo rientra più facilmente nella cate- goria «offerta della vita», criterio introdotto da Papa Francesco l’11 luglio 2017 con il motuproprio Maiorem hac dilectionem : «Sono degni di speciale considerazione e onore quei cristiani che, se- guendo più da vicino le orme e gli insegnamenti del Signore Gesù, hanno offerto volontariamente e liberamente la vita per gli altri e hanno perseverato fino alla morte in questo proposito. L’eroica offerta della vita, suggerita e sostenuta dalla carità, esprime una vera, piena ed esemplare imitazione di Cristo ed è meritevole di quella ammirazione che la comunità dei fedeli è solita riservare a co- loro che volontariamente hanno accettato il marti- rio di sangue o hanno esercitato in grado eroico le virtù cristiane». Il «dono della vita» è simile ma non uguale al martirio. Pier Giuseppe Accornero da La Voce e Il Tempo , 19/10/2020 Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura! " © Report Difesa 70 maggio 2021 MC

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