Missioni Consolata - Maggio 2021
Patty Quilling, cioè il cofondatore e attuale amministratore dele- gato di Netflix e la moglie, che hanno promesso 30 milioni di dollari, seguiti dalla multinazio- nale di servizi finanziari Master- card e dalla Chan Zuckerberg initiative del proprietario di Face- book e della moglie, solo per ci- tarne alcuni. Anche limitandosi solo alle pro- messe, il deficit di finanziamento a marzo restava di circa 22 mi- liardi di dollari, di cui 3,2 miliardi mancanti proprio a Covax. Quanto al lato degli esborsi effet- tivi, secondo una ricostruzione dell’ Economist @ al 25 marzo per sostenere le attività di Act i dona- tori avevano effettivamente ver- sato solo mezzo miliardo di dol- lari, di cui 300 milioni per i vac- cini. La somministrazione è co- munque iniziata il 1° marzo scorso, con il Ghana e la Costa d’Avorio come primi paesi bene- ficiari per l’Africa e la Colombia per l’America Latina, ma per i paesi a reddito basso e medio basso la strada sembra ancora molto in salita. Alla data di chiusura di questo ar- ticolo, su 475 milioni di dosi som- ministrate nel mondo 126 milioni erano andate agli Stati Uniti, 60 milioni all’Unione europea e 30 milioni al Regno Unito: una fra- zione della popolazione mondiale pari a un decimo ha ricevuto poco meno della metà dei vac- cini. In Africa, dove abita circa un sesto degli abitanti del pianeta, le dosi inoculate erano 8,5 milioni, il 2% del totale. Quanto alle dosi acquistate, se- condo il monitoraggio effettuato ogni due settimane dal centro studi statunitense Duke global health innovation center @ , a metà marzo su 8,6 miliardi totali 4,6 erano dei paesi ad alto red- dito (il 53,7%), 1,5 miliardi (17%) dei paesi a reddito medioalto, 703 milioni (8%) dei paesi a reddito medio basso e 670 milioni (7,8%) dei paesi a reddito basso, mentre l’iniziativa globale Covax aveva comprato il 13% delle dosi, pari a 1,1 miliardi di dosi. Le numerose richieste, promosse da Ong come Medici senza fron- tiere e appoggiate dall’Oms, di sospendere i brevetti dei vaccini non hanno sortito ad oggi alcun effetto a causa principalmente delle resistenze di Usa, Ue, Sviz- zera e Regno Unito @ . L’OMS E I RITARDI DELLA CINA Le iniziative promosse dall’Oms per combattere il coronavirus non hanno ottenuto l’adesione e i risultati sperati anche a causa della scarsa collaborazione da parte delle principali economie mondiali e del prevalere della lo- gica del bilateralismo. La mancata collaborazione da parte della Cina è stata anche il motivo principale dei ritardi con cui nel gennaio del 2020 l’Oms ha allertato il mondo sul corona- virus e sulla gravità della situa- zione. Se pubblicamente l’Oms lodava la Cina per la gestione dell’epidemia, riportava nel giu- gno scorso Associated press (Ap) @ , il dietro le quinte era però ben diverso: vi era notevole fru- strazione tra i funzionari dell’Oms per i ritardi significativi con cui il governo cinese condivideva informazioni cruciali, ad esempio quelle sul genoma del virus, no- nostante la rapidità con cui gli scienziati cinesi le avevano for- nite a Pechino. Le lodi pubbliche, continua Ap ri- portando il contenuto di alcune registrazioni degli incontri interni all’Oms in quelle settimane, erano parte di una strategia per invogliare il governo cinese a col- laborare in una fase in cui - nelle parole del più alto funzionario dell’Organizzazione in Cina, Gau- den Galea -, «ci danno le informa- zioni un quarto d’ora prima che vengano trasmesse su Cctv», la televisione pubblica cinese. BUROCRAZIA ELEFANTIACA E IMMOBILISTA La scarsa collaborazione ricevuta non toglie, tuttavia, che l’organiz- zazione funzioni da anni in modo tutt’altro che impeccabile. I ritardi dell’Oms nel dare l’al- larme su un’epidemia non sono una novità: nel 2015 l’organizza- zione fu duramente attaccata per aver aspettato due mesi prima di dichiarare emergenza globale l’epidemia di ebola in Africa occi- dentale l’anno prima. A trattenere l’Oms, nonostante i suoi funzio- nari sul campo inviassero a Gine- vra numerose e accorate segna- lazioni e richieste d’aiuto, fu il ti- more di danneggiare l’economia regionale e di compiere quello che i governi della zona avreb- bero potuto leggere come un atto ostile @ . L’Oms condivide molte delle pec- che del più ampio sistema di cui fa parte, le Nazioni Unite: in un articolo apparso nel 2016 sul New York Times dal titolo «Amo le Nazioni Unite, ma stanno fal- lendo» @ , un funzionario Onu di lungo corso come Anthony Ban- bury individua i principali pro- blemi della struttura nel suo si- stema sclerotizzato di gestione del personale e nella tendenza a prendere decisioni basate sulla convenienza politica - ad esem- pio non scontentare gli stati membri - invece che sui valori cooperando 66 maggio 2021 MC © AfM / Giampaolo Lamberto
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