Missioni Consolata - Maggio 2021

* CENTRAFRICA A bbiamo contattato telefonicamente il cardi- nale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, per chiedergli il suo punto di vista sulla ripresa della guerra. Monsignor Nzapalainga è anche un religioso della Congregazione dello Spirito Santo. Cardinale, quali sono i maggiori problemi della Rca oggi? «Il problema più importante è il raggiungimento della pace, perché quando c’è insicurezza, i bambini non vanno a scuola, i genitori non possono lavorare nel campo, la gente vive nascosta. Affinché ci sia la pace occorre che i dirigenti si riuni- scano, inizi un dialogo, e chi combatte riprenda a fare il lavoro che faceva prima di pensare che pren- dendo le armi si può diventare ricchi, distruggendo, saccheggiando. La pace inizia nel cuore di ognuno». Lei sta percorrendo il paese per incontrare la gente. «Sono appena rientrato da un’area di campagna, dove ho chiesto alla gente cosa è successo alla loro vita. Mi hanno spiegato dell’arrivo dei ribelli, di cosa hanno fatto, poi dell’arrivo dei regolari. Ho chiesto a tutti come potremmo ripartire, imparando da quanto è successo. Quando sono andato a Banagassou ho parlato con i ribelli. Li ho incontrati, ho chiesto loro da dove veni- vano, e perché erano venuti qui e a fare cosa. All’inizio erano nervosi. Quando si va a cercare la pace occorre farsi piccoli. Io e il mio gruppo ab- biamo camminato per due chilome- tri e mezzo per incontrarli. Poi ab- biamo aspettato che ci ricevessero. Hanno sparato in aria, ma io ho detto che se avessimo avuto paura, e fatto dietro front, non avremmo potuto costruire la pace. Forse era il modo per darci il benvenuto. Final- mente ci hanno ricevuto e abbiamo parlato con un generale e alcuni suoi collaboratori. Noi pen- siamo che siano il nemico, il diavolo, ma bisogna andare a incontrarli, parlare con loro, alle loro coscienze, men- dicare la fraternità e l’abbandono delle armi, affin- ché tutto torni normale. Poi ci hanno detto che erano venuti a difendere il paese ed erano pronti a morire per esso. Ho chiesto al generale se aveva una madre, mogle e figli, e mi ha risposto di sì. Ho detto che loro non hanno chie- sto di essere vedova, orfani. È una questione di re- sponsabilità. Ho anche detto loro che il villaggio si era svuotato, la gente dormiva dispersa all’addiac- cio, senza sicurezza, e che non è così che possiamo costruire un paese. Andando via un giovane ufficiale mi ha accompa- gnato, e, in disparte, mi ha detto che le mie parole lo avevano toccato, che voleva lasciare il gruppo, che però lo avrebbero ucciso. Ho poi saputo che tre giorni dopo la nostra visita, i ribelli hanno lasciato la posizione. Questo vuol dire che un cammino di pace è iniziato». Ma come fare per mettere tutti d’accordo? «Come in tutto il mondo, non possono esserci due capitani sulla stessa nave. Oggi abbiamo un presi- dente, si aspetta la fine del suo mandato, e si fanno altre elezioni. Ma se vogliamo cacciarlo con le armi, domani verrà un altro che le userà per mandare via noi. Bisogna che tutti accettino di deporre le armi e tornino alle proprie occupazioni. Quando vedo que- sti giovani armati, cerco di parlare ai loro cuori, alle loro coscienze». In generale qual è dunque il ruolo della Chiesa? «È fare mediazione, perché Dio unisce, mette insieme, e così dobbiamo fare noi. Il ruolo della Chiesa è anche asciugare le la- crime, perché ci sono delle vittime. Gente che ha perso tutto, può avere l’istinto della collera, dell’odio. Noi dobbiamo dire loro che Dio non li ha abbandonati, e non devono cadere nel circolo vizioso della violenza. C’è impunità, ma ci deve essere giustizia. Chi ha sbagliato deve es- sere fermato, oc- corre spiegargli che ciò non è bene. In Rca c’è la Piat- taforma delle confessioni reli- Intervista al cardinale Dieudonné Nzapalainga L’instancabile ricerca della pace Il giovane cardinale del Centrafrica percorre senza sosta il paese. Spesso con i «colleghi» musulmani e protestanti. Vuole parlare al cuore e alla coscienza. Perché crede fermamente che una uova società si possa costruire. Ma solo con l’impegno e la partecipazione di tutti. 58 maggio 2021 MC © AfMC

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