Missioni Consolata - Maggio 2021

era ben vista una bimba con gli scarpini e do- vette rinunciare. Oggi finalmente si possono os- servare partite di calcio femminile sulla rambla e l’Uruguay ha ospitato il mondiale under-17 di calcio femminile nel 2018. Il calcio e la dittatura Le vicende calcistiche si legano anche alla storia politica del paese. Nel 1980, l’Uruguay ospitò il Mundialito, un torneo a inviti per le sei nazionali vincitrici della Coppa del Mondo. Ad un mese dall’inizio del torneo, il 30 novembre, si svolse un referendum costituzionale, che nelle inten- zioni dei militari avrebbe dovuto legittimare il governo dittatoriale di Aparicio Méndez. Il risul- tato fu sorprendente: la giunta al potere fu scon- fitta. La dittatura cercò di evitare che il torneo si trasformasse in un megafono per l’opposizione, provando a strumentalizzarlo a proprio favore, secondo l’esempio di due anni prima offerto dalla giunta militare di Videla con i mondiali ar- gentini. Al Mundialito, l’Uruguay giocò alla grande, superò l’Italia di Bearzot per 2-0, e in fi- nale incontrò il Brasile. Si ripeteva una sfida epica, con lo storico precedente del campionato del mondo 1950, il Maracanazo , che vide la Cele- ste festeggiare la sua seconda Coppa del mondo, e la Seleção vivere una delle sue peggiori trage- die sportive. Anche al Mundialito, la Celeste uscirà vincitrice per 2-1 contro un Brasile di cam- pioni, guidato da Santana. E la dittatura militare, perso il referendum e fallito il tentativo di stru- mentalizzazione del torneo, si avviò sul viale del tramonto, sancito con il ritorno della democrazia quattro anni dopo. Una passione interclassista Al calcio è dedicato Splendori e miserie del gioco del calcio , uno dei libri più famosi di Eduardo Ga- leano, nel quale si chiede: «In cosa il calcio ras- somiglia a Dio? Nella devozione dei suoi fedeli, nello scetticismo di molti intellettuali». Nel paesito , a dire il vero, la passione per il pal- lone è interclassista e negli stadi si mescolano persone di ogni origine. «L’Uruguay è uno di quei paesi dove dovrebbero mettere delle porte di calcio alle frontiere. Al visitatore sarebbe chiaro che quel paese altro non è che un gran campo di football con l’aggiunta di alcune presenze acci- dentali: alberi, mucche, strade, edifici», ha scritto l’argentino Jorge Valdano. Ripensando alla partita vista sul lungofiume di Mercedes, con la palla che neanche rimbalzava nel prato zuppo d’ac- qua, credo che Valdano avesse proprio ragione. Federico Nastasi Una parentesi tranquilla 49 maggio 2021 Hanno firmat o questo dossier: FEDERICO NASTASI - Dottorando in econo- mia, ricercatore presso il Cepal ( Comisión económica para América Latina ), giornalista indipendente. Vive in America Latina, tra Montevideo e Santiago del Cile, collaborando con radio, riviste, quotidiani in italiano e spagnolo. Ha raccontato il referendum cileno con la newsletter «Plaza Dignidad - Lettere dal Cile». È alla sua seconda collaborazione con MC dopo il dossier Cile dello scorso marzo. A CURA DI PAOLO MOIOLA - Giornalista, redazione MC. FOTO DELLE COPERTINE - Rodeo di cavalli alla festa della «Patria Gaucha» nel dipartimento di Tacuarembó (pag. 35; foto Mauricio Zina); due bambine a cavallo alla «Rural del Prado», a Montevideo (pag. 50; foto Mauricio Zina). Archivio MC ● Mario Bandera e P aolo Moiola, Il paese invisibile , dossier, maggio 2009. © Jimmy Baikovicius A sinistra: un’immagine storica del «Maracanazo» quando l’Uruguay sconfisse per 2 a 1 i padroni di casa del Brasile nella finale della Coppa del mondo, a Rio de Janeiro (16 luglio 1950). | Qui: Edison Cavani, talentuoso attaccante della Celeste e di molti club, ha un viso con tratti indigeni.

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