Missioni Consolata - Maggio 2021

della nazionale italiana - a Luis Suarez, centra- vanti dell’Atletico Madrid e massimo realizzatore con la nazionale. È la Celeste che accende la pas- sione degli uruguaiani, quando finalmente pos- sono vedere tutti insieme i loro campioni, normalmente impegnati nei club europei. Da quindici anni, alla guida della nazionale c’è Óscar Tabárez, detto il Maestro, ex insegnante di scuola e filosofo del pallone. Lui ha costruito un mo- dello di selezione di giovani campioni ( El pro- ceso ) che ha permesso la crescita costante degli atleti, dalle giovanili, fino all’affermazione in na- zionale. Il suo motto, «il cammino è la ricom- pensa», esemplifica la dedizione e la passione grazie alla quale è diventato l’allenatore di na- zionale più longevo del mondo. Ed è nel paesito che si è giocata la prima edi- zione della Coppa del mondo, al Estadio Cente- nario , nel 1930. Oggi lo stadio ospita il Museo del calcio che, insieme ai cimeli delle imprese della Celeste, mostra i numeri della passione: 598 club di calcio per bambini con 60mila aderenti, si gio- cano duemila partite a settimana, recita un ta- bellone con malcelato orgoglio. Di recente, la passione si è diffusa anche tra le donne. Jessica, trentenne funzionaria del mini- stero della Cultura, mi racconta che da bambina le piaceva giocare a calcio, ma negli anni ’90 non V iaggiando per l’Uruguay, un giorno sono arrivato a Mercedes, un paese sulla riva del Rio Negro, il fiume che fa da frontiera con l’Argentina. Pochi giorni prima, il fiume aveva esondato e rimaneva fango e acqua stagnante sulla sponda, attrezzata con panchine, altalene e (na- turalmente) griglie per la carne. Quella volta mi sono incantato a fissare una partita di pallone, zaini per terra a indicare le porte, undici contro undici con l’acqua fino alle caviglie. Il calcio è la vera religione dell’Uruguay, lo gioca chiunque, ovunque, con qualunque clima, a qua- lunque ora. Così si spiega come un paese così piccolo abbia vinto due Coppe del mondo (1930 e 1950) e due medaglie dei Giochi Olimpici (1924 e 1928), quattro trofei come le stelle che la Celeste, la nazionale uruguaiana, espone sulla maglia. Dal paesito provengono campioni in ogni epoca, da Juan Alberto Schiaffino - campione del mondo nel 1950 con l’Uruguay e titolare anche 48 maggio 2021 ossier IL CALCIO, UNA RELIGIONE LAICA È celeste il colore della passione In Uruguay, il calcio è una vera religione laica. Lo gioca chiunque, ovunque, con qualunque clima, a qualunque ora. Anche per questo un paese tanto piccolo ha mietuto successi. di FEDERICO NASTASI In Uruguay, si è giocata la prima edizione della Coppa del mondo. “

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