Missioni Consolata - Maggio 2021

tici. I manifestanti, soprattutto giovani, gridavano la propria fru- strazione per le promesse eco- nomiche non mantenute, ma an- che il proprio malcontento contro il sistema. Ci sono stati atti di vandalismo, assalti a stazioni di polizia, si sono bruciati ritratti della Guida suprema. Pur condannando le violenze, persino il presidente Rohani ha riconosciuto fondate le motivazioni economiche all’ori- gine delle proteste, ma la Guida suprema le ha attribuite alle trame di governi stranieri e del- l’opposizione iraniana all’estero, e questa è rimasta la versione uf- ficiale. RETI SOCIALI E PROTESTE Già nel 2009 i manifestanti ave- vano utilizzato internet, sia per organizzarsi, sia come cassa di ri- sonanza delle proprie rivendica- zioni. Nel frattempo, l’utilizzo delle reti sociali e, in particolare, di Telegram, che funziona bene anche con una connessione lenta, tra gli iraniani si era molti- plicato, e internet era sempre di più divenuto una fonte d’informa- zione alternativa alla Tv di stato. Nel dicembre del 2017, la gente stabiliva su Telegram dove e quando uscire in strada. Non c’era un movimento organizzato, non c’erano leader o figure cari- smatiche, c’era Telegram. Anche Amad News ha fatto la sua parte, ma per poco, perché già a fine dicembre (le proteste sono ini- ziate il 28) è stato chiuso da Pa- vel Durov, il fondatore di Tele- gram, per avere postato istruzioni su come costruire bombe molo- tov. Zam ha fondato allora un al- tro canale, Voce del popolo , che ha continuato ad amministrare fino alla cattura. Dopo questi avvenimenti, le au- torità hanno cominciato a vivere nel timore di altre proteste e del pericolo costituito dalla rete. La possibilità che internet offre a chiunque di mettere in circola- zione materiale non censurabile è percepita come una sfida aperta, che le autorità non rie- scono a neutralizzare per quanti sforzi facciano, perché nell’era di internet non c’è più il monopolio dell’informazione. Viste le prece- denti esperienze, quando nel no- vembre del 2019 nuovi rincari hanno riacceso la miccia delle ri- volte, i collegamenti internet sono stati immediatamente inter- rotti ovunque. Ciò ha messo in difficoltà i manifestanti e ha osta- colato la diffusione d’informa- zioni su quanto stava avvenendo, ma ha anche ostacolato il funzio- namento di ogni forma di attività nel paese, governativa e non. Il problema, dunque, è più che mai aperto. CONDANNATO A MORTE Di quanto è successo nel novem- bre del 2019 non si poteva accu- sare Ruhollah Zam, che era già sotto processo in patria. Contro di lui sono stati comunque solle- vati diversi capi d’imputazione: spionaggio per conto di Israele e della Francia, collaborazione con il governo ostile degli Stati Uniti, diffusione di notizie false, istiga- zione alla rivolta, blasfemia, in- sulti alle autorità islamiche, diffu- sione della «corruzione sulla terra». Il processo ha fatto il suo corso e il 30 giugno 2020 è arri- meini, del quale portava il nome. Nel tempo, suo padre si era col- locato all’interno della fazione politica genericamente definita «riformista», in opposizione a quella altrettanto genericamente definita «conservatrice». Il conflitto tra le due anime del clero sciita è emerso con partico- lare evidenza subito dopo le ele- zioni presidenziali del 2009, quando la denuncia da parte del candidato riformista Mousavi di massicci brogli ha dato origine alle proteste popolari dell’Onda verde. Verde era il colore scelto da Mousavi per la campagna elettorale. Tra i manifestanti arrestati dalla polizia durante quelle proteste c’era anche Ruhollah Zam che, dopo la liberazione, ha deciso di lasciare il paese e ha ottenuto asilo politico in Francia. In esilio ha continuato la lotta attraverso internet e le reti sociali. Nel 2015 ha fondato su Telegram un ca- nale d’opposizione chiamato Amad News . Tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018 l’Iran è stato sommerso da un’altra ondata di proteste che, a differenza di quelle del 2009, hanno interessato soprattutto le province, dove inferiore è il li- vello di vita e maggiori sono le difficoltà economiche. Le manife- stazioni, infatti, questa volta hanno avuto come causa scate- nante il rincaro di generi di prima necessità, sebbene gli slogan siano subito divenuti anche poli- A 23 maggio 2021 MC MC © Christoph Hardt / Geisler-Fotopress / dpa Picture-Alliance / AFP A sinistra: Ruhollah Zam, giornalista e oppositore del regime iraniano, davanti al Tribunale rivoluzionario di Teheran il 2 giugno 2020. Condannato, Zam sarà impiccato il 12 dicembre 2020. | Qui: Colonia (Germania), una protesta degli iraniani in esilio contro la pratica dell’impiccagione nel loro paese. *

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