Missioni Consolata - Aprile 2021

di pace tra la Farc e lo stato colombiano, mons. Luis Castro è il rappresentante della Conferenza episcopale colombiana. Da quel momento tra Isa- bel e mons. Castro si ristabilisce il contatto e il ve- scovo la aiuterà per buona parte della sua lunga detenzione. Isabel è molto riconoscente di quel provvidenziale appoggio. Dubbi (tra fedeltà e tradimento) Dopo aver ascoltato il suo drammatico racconto, le offro del denaro per comprare vestiti al bam- bino, per pagare la camera e il cibo. Si convince anche a chiamare il personero . Chiamo la segretaria che si mette in contatto con lui. Così, finalmente, tutti e tre ci sediamo attorno al tavolo del suo ufficio. Il personero , Carlo Mario, dice subito che lui è un tramite. Non può coinvolgersi direttamente vi- vendo in un territorio ad alto rischio. Può «aprire porte» e offrire contatti e propone autorità a li- vello nazionale come il procuratore. Tuttavia, Isa- bel insiste che ci deve essere un intervento immediato dell’esercito. Carlo Mario allora fa un esempio chiarificatore: «Se tu - spiega - dai un pezzo di carne a un cane affamato, lui lo addenta e se lo divora immedia- tamente senza tenere in conto chi sta attorno e le eventuali conseguenze. In questo territorio, in questo momento, le forze dell’esercito cercano dei risultati. Se vi è un obiettivo preciso e chiaro, loro arrivano con un potente spiegamento di uo- mini, senza tener conto di chi si trova nel luogo: civili bambini, donne… Così possono andarci di mezzo le stesse persone che la guerriglia obbliga con la forza di stare dalla loro parte. Oppure può accadere che la stessa guerriglia le elimini per non lasciare testimoni». Isabel mi chiede dei fogli e incomincia a disegnare la posizione della finca , dove si trovano i ragazzi e le postazioni della guerriglia attorno e nel resto del Putumayo e Caquetá. Carlo Mario allora si mette in contatto con la base aerea di Tres Esquina e parla direttamente con il colonnello, che non può venire, ma invierà il vice che nel pomeriggio arriverà a Solano. Il luogo dell’incontro con l’ intelligence della Forza aerea sarà nel salone della catechesi. A questo punto Isabel mi prende la mano e me la stringe forte. Sente che, in qualche modo, sta tra- dendo il movimento guerrigliero dopo tanti anni di fedeltà e mi dice: «Lo faccio per i ragazzi che sono stati strappati alle loro famiglie e arruolati contro la loro volontà, per la durezza del coman- dante Danilo verso loro e verso me». «Un giorno mi ha colpito violentemente con il calcio della pistola sul viso facendomi cadere per mito, la signora che gestisce il posto aveva una colazione prenotata per una persona che poi non è arrivata. Quando ha visto che il bambino pian- geva perché aveva fame, ce l’ha regalata». Testa bassa e manette ai polsi Isabel ripercorre gli anni della sua esistenza. «Quando avevo 8 anni, i miei genitori sono stati uccisi a San Vicente del Caguán. Allora il vescovo Luis Augusto Castro mi ha accolta alla Finca del niño (Fattoria del bambino) con mia sorella e mio fratello, e lì sono rimasta quattro anni». «Terminate le scuole elementari nella Finca del niño , sono tornata a casa dalla nonna. Avevo sol- tanto 12 anni, ma su di me, allora non lo sapevo, erano puntati gli occhi della Farc che mi ha preso e mi ha introdotta nelle loro fila, per addestrarmi a combattere». È un’esistenza difficile quella di Isabel. «Mi hanno fatto abortire molte volte, perché i bambini sono un “peso” e un pericolo per i guerriglieri. Noi vi- viamo nella foresta, ci nascondiamo, combat- tiamo. Ed è proprio a causa di questi aborti che ora ho questi seri problemi di salute. Ho avuto però un figlio da un compagno guerrigliero, il quale è morto in uno scontro a fuoco e in quel contesto l’esercito mi ha fatto prigioniera. Le dicevo, padre, che sono stata condannata a 35 anni, ma per buona condotta ne ho scontati soltanto 14». Mi accorgo che Isabel si sta commuovendo men- tre continua a raccontare: «Mi trovo in carcere. Ho la testa bassa e le manette ai polsi. So che si stanno svolgendo i colloqui per trovare un ac- cordo di pace. Il vescovo Luis Castro visita i carce- rati. Appena lo vedo lo riconosco. Lo vorrei abbracciare, come feci da bambina quando mi uc- cisero i genitori, ma non posso farlo perché sono custodita da due guardie e devo rimanere seduta. Allora lo saluto alzando le mani e le muovo come se fossero ali di una farfalla, perché, padre An- gelo, facevo questo gesto quando il vescovo ve- niva a trovare me e tutti gli altri bambini alla Finca del niño . Il vescovo mi guarda, mi riconosce, mi chiama per nome. E io piango». Durante i lunghi dialoghi per trovare un accordo 48 aprile 2021 Qui sopra : cartelli (con i colori della bandiera colombiana) contro il conflitto interno; questi manifestanti protestano in particolare contro le Farc-Ep. © Camilo Rueda López «Sono stata costretta a entrare nella guerriglia». “

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=