Missioni Consolata - Aprile 2021

AI LETTORI Ai lettori MC R di Gigi Anataloni, direttore MC EDI ORIALE MC di Gigi Anataloni, direttore MC Un pugno nello stomaco T empo fa ero rimasto tra lo sconcertato e il divertito quando, facendo il test online «Quanti schiavi hai», avevo scoperto di avere almeno nove schiavi. Ragione: cellulare, macchina fotografica, jeans, computer e cose simili. Per mia fortuna non ho l’automobile, altrimenti di schiavi ne avrei avuti almeno quindici. Ho pensato a quel test nei giorni tra fine feb- braio e inizio marzo, quando è esplosa la notizia del massacro del nostro ambasciatore, Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista Mustapha Milambo nella Repub- blica democratica del Congo. Mi sono reso conto che molti dei «miei schiavi» vivono proprio là e, che lo voglia o no, anch’io ho delle responsabilità in quell’uccisione compiuta da soldataglia che, in fondo, è al soldo diretto o indiretto di chi sfrutta quella schiavitù per garantirmi - e garantirci - il livello di vita al quale siamo abituati e che riteniamo essere nostro diritto. Questa presa di coscienza è stata quasi un pugno nello stomaco. Non è facile da accettare, so- prattutto per me che - per scelta e professione - mi ritengo un difensore dei diritti dei poveri, de- gli oppressi, degli schiavizzati. Su questa rivista da anni scriviamo della situazione del Congo e di realtà simili. L’ultimo pezzo è uscito solo lo scorso dicembre. Mitico è il numero monografico di MC, «Giù le mani dal Congo», del 2004. Certo non sono io personalmente a sparare, violentare, intimidire, razziare. Non sono io a cor- rompere i politici con mazzette e privilegi perché chiudano gli occhi su ciò che succede. Non siedo nei consigli di amministrazione delle grandi multinazionali che si spartiscono le risorse del mondo e trovano più conveniente pagare le milizie che le tasse o investire nelle infrastrutture necessarie a garantire la dignità e sicurezza dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente. Non pro- duco, né traffico la montagna di armi che destabilizza quelle regioni. Nonostante questo, non posso dire «non c’entro». L a triste realtà è che alla radice di quella, come di altre situazioni di conflitto, c’è il nostro stile di vita. Un modo di vivere che ci autocentra e che raramente ci offre la possibilità di aprire gli occhi sulla realtà del mondo. Siamo presi da troppe preoccupazioni, alcune futili, come i festival canori o la squadra del cuore, altre più serie come la politica, il Covid, i di- sastri climatici. Ma sono sempre problemi che vediamo come se toccassero solo noi. Quelli che toccano gli altri è come se non esistessero. E come la soluzione dei nostri piccoli e grandi pro- blemi sia, in realtà, pagata da altri, poco ci interessa. Tutto questo alimenta il consumo e lo spreco come base necessaria per la sopravvivenza del nostro sistema economico. Anche la no- stra politica nazionale e internazionale è drogata da eserciti di lobbisti al soldo delle grandi cen- trali economiche nei luoghi chiave delle istituzioni internazionali. Ogni tanto, tragedie come quella del massacro dell’ambasciatore e della sua scorta nel Congo, o il coraggioso viaggio di papa Francesco in Iraq, ci obbligano ad aprire gli occhi sul mondo e sul fatto che tutto è interconnesso: la ricchezza di una minoranza si alimenta del sangue e delle lacrime di una maggioranza schiavizzata. Anche la pandemia del Covid-19 e gli accelerati cambiamenti climatici, sono altri segnali d’al- larme importanti. Allarmi che possono diventare un’opportunità: per guardare in faccia la realtà, per farci smettere di cercare capri espiatori o crogiolarci in teorie complottiste, e, infine, perché ciascuno assuma le proprie responsabilità. È tempo di smettere di essere solo consumatori, fruitori e spettatori, per diventare soggetti re- sponsabili della nostra storia, pronti per una «conversione» del nostro stile di vita, a cominciare dal nostro modo di consumare, di gestire l’ambiente, di partecipare alla vita politica, di mettere in discussione lo strapotere dei super ricchi. Lo dobbiamo ai milioni di morti del Congo, a quelli di tanti altri paesi del mondo e a noi stessi. 3 aprile 2021 MC

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