Missioni Consolata - Marzo 2021
76 amico marzo 2021 MC fine, ho fatto gli studi di licenza alla Gregoriana a Roma, e sono stato ordinato nella mia parroc- chia a Milano il 30 settembre 2006. A me sarebbe piaciuto andare in missione in Mongolia, oppure in Etiopia, in Sudafrica, ma i superiori mi hanno propo- sto di far parte di un nuovo gruppo per la Polonia, e io ho accettato. Nel 2008 siamo partiti in tre. Dal 2013 abbiamo a Kielpin, vicino Varsavia, una casa con una cap- pella pubblica per l’animazione missionaria». Chi c’era nel primo gruppo? «C’era un padre tanzaniano, Sil- vanus Stock, uno etiope, Ashe- nafi Abebe, e io. Oggi, oltre a me, padre Ashenafi e i tre semi- naristi, ci sono padre Juan Car- los Araya, argentino, e padre Di- trick Sanga, tanzaniano». Due parole sulla Polonia e le sue sfide missionarie? «La Polonia è un paese cattolico con 40 milioni di abitanti, nel centro esatto dell’Europa, in mezzo ad altre due confessioni cristiane: ortodossa e prote- stante. Questo elemento reli- gioso è stato spesso coinvolto nei conflitti con i vicini. «L e persone, qui, soffrono molto le restrizioni per il Covid, soprattutto per le messe: nelle chiese è prevista una persona ogni 15 m 2 . Noi in comunità siamo quattro padri e tre seminaristi. Due di loro, provenienti dall’Africa, fanno l’anno di servizio, il terzo è un ragazzo polacco che ha ini- ziato quest’anno. Fino a oggi nessuno di noi ha avuto il Covid. Diverse famiglie vicine a noi, in- vece, ne hanno sofferto molto». Perché hai deciso di essere missionario della Consolata? «Quando avevo 22 anni, ero parte del gruppo giovanile della parrocchia Sant’Anna, a Milano. Quell’anno, il nostro vicario ci ha proposto di fare un’esperienza in Africa. Abbiamo contattato l’associazione Africa Oggi che ha la sede presso la casa Imc di Milano. Abbiamo fatto alcuni in- contri lì, e poi il campo in Tanza- nia, vicino a Iringa, dai missionari della Consolata. L’anno dopo c’è stato un se- condo viaggio, di nuovo in gruppo. Poi, l’anno successivo sono tornato solo io, insieme alla mia fidanzata. Allora lavo- ravo con i miei genitori: facevo il tappezziere dalla fine della terza media. Mi piaceva quel lavoro, era molto creativo. Non pensavo assolutamente di diventare sa- cerdote. Dopo la terza espe- rienza, però, ho iniziato a farmi delle domande, e ho messo in discussione molte cose. È stato un periodo travagliato. Dopo un anno, ho deciso. Ricordo che mi aveva aiutato molto una giovane suora del Pime, suor Rosanna». Quali sono state le tappe per diventare missionario? «Per me, fare il cammino missio- nario significava innanzitutto fare un lungo percorso di studio. Sono entrato nel seminario di Alpignano (To) e ho fatto il liceo scientifico in due anni. Poi due anni di filosofia a Fossano (Cn). Nel 2000 ho iniziato il noviziato a Rivoli (To). La prima profes- sione è stata nel 2001 in Casa Madre, mentre si celebrava il centenario dell’Istituto. Erano rappresentate tutte le vocazioni: padri, suore e fratelli. Dopo il noviziato ho studiato teologia per tre anni a Roma. Prima della professione perpe- tua ho chiesto di fare un anno pastorale a Platì, in Calabria. In- Parole di corsa DI LUCA LORUSSO Padre Luca Bovio è nato nel 1970 a Milano, dove abitano tutt’ora i genitori e il fratello. Nel 2008 è stato il primo missionario della Consolata, insieme a due suoi confratelli, a sbarcare in Polonia. Vinci il male con il bene Padre Luca Bovio © Af.MC / Luca Bovio
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