Missioni Consolata - Marzo 2021

69 marzo 2021 MC R MC tutto l’anno e alla presenza di ostacoli naturali come le catene montuose delle Sierras Gran- des . Un anno dopo il tuo arrivo, accompagnavi già uomini e donne a Córdoba per far compiere loro gli Esercizi spirituali secondo il metodo di Sant’Ignazio. Una volta arrivato, la prima cosa che feci fu di dedicarmi anima e corpo alla gente, vivendo come loro e stando vicino a loro in ogni modo. Anche il mio modo di vestire si adattava all’am- biente. Mi vestivo come un gau- cho con un poncho sulle spalle che copriva la talare, stretta in vita da una cintura di cuoio. In testa avevo un cappello dalle ampie falde; in mano il libro di preghiere e il messale, tenuti in- sieme con un nastro rosso per non perderli durante i viaggi. Sigaretta in bocca, usavo un lin- guaggio semplice e diretto, molto colloquiale, e a volte forte, per farmi comprendere da gente analfabeta che parlava solo il dialetto. Mi chiamavano il cura gaucho perché sapevo ca- valcare e domare muli e cavalli come loro. Così visitai tutte le famiglie e davo una mano a tutti, sia dal punto di vista mate- riale che spirituale. Passavo ore a confessare, e i miei preferiti erano i poveri, perché «Dio è dappertutto, però è più vicino ai poveri che ai ricchi. È come i pi- docchi». I prediletti dei pidocchi sono proprio i più miseri, gli in- digenti, quelli che non si lavano, né si vestono bene e non hanno cibo a sufficienza. Oltre alla povertà materiale c’era ovviamente tanta povertà spirituale. Per questo mi impegnavo molto nella predicazione attraverso vi- site nelle case, anche quelle più lontane. Mi fermavo anche due giorni in una famiglia, radu- nando amici e vicini, per avere tempo per confessioni, cate- chesi e messa. Cercavo di farmi invitare nella casa della «per- sona più condannata, più ubria- cona e ladrona della zona, e che quindi avvisasse i suoi amici. In questo modo sapevo che quella gente sarebbe ve- nuta ad ascoltarmi. Se fossi in- vece andato da una buona fami- glia, quei furbacchioni non si sa- rebbero avvicinati. E là dicevo solo che volevo fare il loro bene a mie spese e che volevo inse- gnar loro il modo di salvarsi e qui tiravo fuori il Santo Cristo in- vitandoli agli Esercizi spirituali». Esercizi spirituali? Ma non sono cose da preti, frati e suore? Gli Esercizi, ispirati a sant’Igna- zio di Loyola, «sono una via e un metodo particolarmente pre- zioso per cercare e trovare Dio, in noi, attorno a noi e in ogni cosa, per conoscere la sua vo- lontà e metterla in pratica», met- tendo ordine nella propria vita. Per chi accettava la proposta, organizzavo carovane per rag- giungere Córdoba. Tali caro- vane superavano a volte le cin- quanta persone, e d’inverno erano spesso sorprese da tor- mente di neve. Dopo le asperità del viaggio e grazie al clima di amicizia che si creava fra loro in quei giorni di ritiro, molti decide- vano di cambiar vita. Dato che il viaggio era lungo e difficile, pensasti di fon- dare una casa per Esercizi spirituali a Villa del Tránsito, la cui costruzione, avvenuta con la collaborazione attiva dei tuoi parrocchiani, durò dal 1875 al 1877.

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