Missioni Consolata - Marzo 2021

63 marzo 2021 MC getto che riunisca i popoli. Ben- ché diano fastidio, benché al- cuni “pensatori” non sappiano come classificarli, bisogna avere il coraggio di riconoscere che senza di loro la democrazia si atrofizza, diventa un nominali- smo, una formalità, perde rap- presentatività, va disincarnan- dosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino». DIALOGO E LOTTA Il dialogo sollecitato da papa Francesco è verso tutti e in forma gentile. «La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggia- mento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società, trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibat- tere e di confrontare le idee. Fa- cilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esaspera- zione distrugge tutti i ponti». Nel contempo papa Francesco ci tiene a precisare che dialogo non significa rinuncia al conflitto se serve a fare trionfare i diritti : «Non si tratta di proporre un perdono rinunciando ai propri diritti davanti a un potente cor- rotto, a un criminale o a qual- cuno che degrada la nostra di- gnità. Siamo chiamati ad amare tutti, senza eccezioni, però amare un oppressore non signi- fica consentire che continui ad essere tale; e neppure fargli pensare che ciò che fa è accet- tabile. Al contrario, il modo buono di amarlo è cercare in vari modi di farlo smettere di op- primere, è togliergli quel potere che non sa usare e che lo deforma come essere umano. Perdonare non vuol dire per- mettere che continuino a calpe- stare la dignità propria e altrui, o lasciare che un criminale conti- nui a delinquere. Chi patisce in- giustizia deve difendere con forza i diritti suoi e della sua fa- miglia, proprio perché deve cu- stodire la dignità che gli è stata data, una dignità che Dio ama». Francesco Gesualdi mezzi termini che la stella polare deve essere la gratuità: «Tutta- via, non vorrei ridurre questa im- postazione a una qualche forma di utilitarismo. Esiste la gratuità . È la capacità di fare alcune cose per il solo fatto che di per sé sono buone, senza sperare di ri- cavarne alcun risultato, senza aspettarsi immediatamente qual- cosa in cambio. Ciò permette di accogliere lo straniero, anche se al momento non porta un benefi- cio tangibile». LA NUOVA POLITICA La sintesi del pensiero di papa Francesco è che «dobbiamo ri- mettere la dignità umana al cen- tro e su quel pilastro vanno co- struite le strutture sociali alter- native di cui abbiamo bisogno». Ma «per rendere possibile lo svi- luppo di una comunità mon- diale, capace di realizzare la fra- ternità a partire da popoli e na- zioni che vivano l’amicizia so- ciale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune». Una poli- tica, cioè, che non sia sotto- messa all’economia. E una delle vie intraviste da papa Francesco per ottenere una nuova politica è la nascita di una nuova cultura che si può ottenere solo attra- verso il dialogo . «Il dialogo tra le generazioni, il dialogo nel po- polo, perché tutti siamo popolo, la capacità di dare e ricevere, ri- manendo aperti alla verità. Un paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue di- verse ricchezze culturali: la cul- tura popolare, la cultura univer- sitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tec- nologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cul- tura dei media». E in particolare, dialogo con i movimenti popo- lari, definiti da papa Francesco come «poeti sociali, che a modo loro lavorano, propongono, pro- muovono e liberano. Con essi sarà possibile uno sviluppo umano integrale, che richiede di superare «quell’idea delle politi- che sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei poveri e tanto meno inserita in un pro- casa misera, per chi è cresciuto con un’educazione di bassa qualità e con scarse possibilità di curare come si deve le pro- prie malattie. Se la società si regge primariamente sui criteri della libertà di mercato e dell’ef- ficienza, non c’è posto per co- storo, e la fraternità sarà tutt’al più un’espressione romantica». LE MIGRAZIONI L’enciclica non rinuncia ad af- frontare anche un altro tema su cui oggi c’è grande fermento: come orientarsi fra locale e glo- bale? Prendendo come riferi- mento il «vicinato» papa France- sco indica la dimensione regio- nale, intesa come dimensione continentale, come livello otti- male di collaborazione econo- mica, mettendo in guardia dal- l’interesse che le grandi po- tenze hanno a impedire che i paesi poveri stringano alleanze fra loro: «Ci sono paesi potenti e grandi imprese che traggono profitto da questo isolamento e preferiscono trattare con cia- scun paese separatamente. Al contrario, per i paesi piccoli o poveri si apre la possibilità di raggiungere accordi regionali con i vicini, che permettano loro di trattare in blocco ed evitare di diventare segmenti marginali e dipendenti dalle grandi po- tenze. Oggi nessuno stato na- zionale isolato è in grado di as- sicurare il bene comune della propria popolazione». Un’enciclica dedicata alla fratel- lanza non poteva certo ignorare il tema delle migrazioni a cui de- dica un intero capitolo. E dopo avere sottolineato come i mi- granti contribuiscano all’arricchi- mento umano e culturale della società, papa Francesco sente il bisogno di sgomberare il campo dal rischio che il tema sia valu- tato solo in termini di conve- nienza. Per cui afferma senza Francesco | Fratelli tutti | Sistema economico R MC

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