Missioni Consolata - Marzo 2021
E la chiamano economia 62 marzo 2021 MC correndo alla magica teoria del “traboccamento” (sgocciola- mento) - senza nominarla - come unica via per risolvere i problemi sociali. Non ci si ac- corge che il presunto trabocca- mento non risolve l’inequità, la quale è fonte di nuove forme di violenza che minacciano il tes- suto sociale. Da una parte è in- dispensabile una politica eco- nomica attiva, orientata a “pro- muovere un’economia che favo- risca la diversificazione produt- tiva e la creatività imprendito- riale”, perché sia possibile au- mentare i posti di lavoro invece di ridurli. La speculazione finan- ziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale con- tinua a fare strage. D’altra parte, senza forme interne di solida- rietà e di fiducia reciproca, il mercato non può pienamente espletare la propria funzione economica. Ed oggi è questa fi- ducia che è venuta a mancare». Per papa Francesco, dunque, la soluzione risiede nella solida- rietà e nella gratuità, principi da vivere ad ogni livello, da quello interpersonale e di quartiere fino a quello statale: «Alcuni na- scono in famiglie di buone con- dizioni economiche, ricevono una buona educazione, cre- scono ben nutriti, o possiedono naturalmente capacità notevoli. Essi sicuramente non avranno bisogno di uno stato attivo e chiederanno solo libertà. Ma evidentemente non vale la stessa regola per una persona disabile, per chi è nato in una gli altri diritti sui beni necessari alla realizzazione integrale delle persone, inclusi quello della proprietà privata e qualunque altro, “non devono quindi intral- ciare, bensì, al contrario, facili- tarne la realizzazione”, come af- fermava San Paolo VI. Il diritto alla proprietà privata si può con- siderare solo come un diritto na- turale secondario e derivato dal principio della destinazione uni- versale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzio- namento della società». IL MERCATO Parole altrettanto chiare sono ri- servate al mercato: «Qualcuno pretendeva di farci credere che bastava la libertà di mercato perché tutto si potesse conside- rare sicuro […]. Il mercato da solo non risolve tutto, benché a volte vogliano farci credere questo dogma di fede neolibe- rale. Si tratta di un pensiero po- vero, ripetitivo, che propone sempre le stesse ricette di fronte a qualunque sfida si pre- senti». E facendo riferimento alla così detta teoria del trickle- down , dello sgocciolamento, se- condo la quale se si accresce la ricchezza prodotta - non im- porta cosa, né in quali condi- zioni, né a vantaggio di chi -, qualcosa arriverà anche ai po- veri in virtù del fatto che i ricchi richiederanno un numero di ser- vitori sempre più ampio, il papa aggiunge: «Il neoliberismo ripro- duce sé stesso tale e quale, ri- mettere in discussione c’è il pri- mato della proprietà privata . Una puntualizzazione che con- viene riportare in maniera inte- grale, perché su questo tema, dentro la Chiesa, ci sono ancora troppe ambiguità: «Il mondo esi- ste per tutti, perché tutti noi es- seri umani nasciamo su questa terra con la stessa dignità. Le differenze di colore, religione, capacità, luogo di origine, luogo di residenza e tante altre non si possono anteporre o utilizzare per giustificare i privilegi di al- cuni a scapito dei diritti di tutti. Di conseguenza, come comu- nità siamo tenuti a garantire che ogni persona viva con dignità e abbia opportunità adeguate al suo sviluppo integrale. Nei primi secoli della fede cristiana, di- versi sapienti hanno sviluppato un senso universale nella loro ri- flessione sulla destinazione co- mune dei beni creati. Ciò con- duceva a pensare che, se qual- cuno non ha il necessario per vi- vere con dignità, è perché un al- tro se ne sta appropriando. Lo riassume San Giovanni Criso- stomo dicendo che “non dare ai poveri parte dei propri beni è rubare ai poveri, è privarli della loro stessa vita; e quanto posse- diamo non è nostro, ma loro”. Come pure queste parole di San Gregorio Magno: “Quando distribuiamo agli indigenti qua- lunque cosa, non elargiamo roba nostra ma restituiamo loro ciò che ad essi appartiene”. Di nuovo faccio mie e propongo a tutti alcune parole di San Gio- vanni Paolo II, la cui forza non è stata forse compresa: “Dio ha dato la terra a tutto il genere umano, perché essa sostenti tutti i suoi membri, senza esclu- dere né privilegiare nessuno”. In questa linea ricordo che “la tra- dizione cristiana non ha mai ri- conosciuto come assoluto o in- toccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata”. Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il “primo principio di tutto l’ordinamento etico sociale”, è un diritto natu- rale, originario e prioritario. Tutti © Evondue - Pixabay
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=