Missioni Consolata - Marzo 2021
questa piazza, fare vedere che l’azione diretta è il modo mi- gliore per evitare che quello che accade cada nell’oblio. Stiamo parlando di persone come noi che non chiedono altro se non di trovare un luogo dove stare che sia migliore di quello dal quale sono venute via». Un gruppo di liceali triestini ha colto al volo il messaggio: a no- vembre, dopo che una loro pro- fessoressa ha invitato una volon- taria di Linea d’Ombra in classe, ha raccolto decine di paia di scarpe in ottimo stato. Quelle scarpe ora sono ai piedi di qualcuno che ne aveva un grande bisogno. Daniele Biella Qui: Trieste, 10 gennaio 2021, Piazza Libertà, il carrettino verde, strumento e simbolo dell’acco- glienza e della cura riservata ai migranti in arrivo dalla rotta bal- canica. A sinistra: a partire da destra , l’autore dell’articolo, Daniele Biella, Gian Andrea Franchi, Lorena Fornasir e Gennaro Giudetti (quest’ultimo volontario dell’Operazione Colomba al quale è stato dedicato il docufilm La febbre di Gennaro ). * * LA NORMALITÀ DEL MALE Mentre accompagniamo Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi lungo la strada che porta a casa loro, una volta lasciata la Piazza del Mondo, l’immagine che ab- biamo di questa coppia è quella di un mix di umiltà e tenacia tal- mente forti da risultare sorpren- denti, perlomeno a prima vista. Ma pensando alle storie e alle scelte di vita di tanti uomini e donne che hanno fatto la storia con la loro dedizione agli ultimi, dopotutto, capiamo che loro due fanno parte di questa categoria di persone: una coppia splendi- damente normale. Due operatori di pace che hanno come oriz- zonte il bene dell’umanità. «Tra di noi è un continuo scam- bio: io ho un approccio più poli- tico e intellettuale, lei è più cor- porea e immediata», ragiona Franchi. «Ci completiamo», ag- giunge la moglie prima di gettare uno sguardo all’indietro, verso Piazza Libertà e la stazione. «Il dolore che provo, a volte, quando volto le spalle alla piazza, è tremendo: so che le persone andranno a dormire in un posto di fortuna, e rimarranno lì, soli con i loro drammi perso- nali, mentre io vado a casa al si- curo. Questo mi pesa tanto. Mi preoccupo soprattutto per i gio- vani soli, perché le famiglie che arrivano assieme hanno almeno il conforto di essere un gruppo, di avere dei bambini che, quando scherzano e ridono, por- tano gioia anche nei momenti peggiori. I ragazzi invece no, e spesso sono in giro da anni, tra Serbia e Bosnia, respinti da tutti e con danni psicologici irreversi- bili. Mi chiedo quale sarà il loro futuro». Lorena ci confida poi un suo cruccio: quello di sentire dentro sé crescere l’abitudine, conse- guenza dell’aver visto per troppo tempo troppe situazioni insoste- nibili: «Non sento più tanta rab- bia come quella che provavo nel 2015, quando ho iniziato. E que- sto mi stupisce e mi amareggia, perché significa che ti abitui alla bruttura, alle deportazioni, alle violenze. Perdo di vista l’essere umano mentre mi sforzo di ca- pire e poi denunciare i meccani- smi con cui i governi respingono le persone alle frontiere. Ci vuole anche questo aspetto, certo, ma la rabbia, se ben cana- lizzata, è un collante sociale che genera la giusta reattività per chiedere conto a chi di dovere di quanto accade. Invece se il male diventa “normale”, un’abitudine, rischiamo la rassegnazione, l’as- suefazione. Per questo il mio sentimento più forte oggi è resi- stere alla normalizzazione della barbarie in atto». Sentendo le parole della moglie, Gian Andrea prosegue e rilancia: «La nostra resistenza è conti- nuare a esserci, “esistere” in * ITALIA 60 marzo 2021 MC Prossimamente su MC: • Un reportage da un altro confine al quale porta la rotta balcanica, tra Italia e Francia, tra Oulx e Briançon. Archivio MC • Alberto Sachero, Esseri umani respinti da un’Europa disu- mana , MC 03/2019. © Lorena Fornasir © Lorena Fornasir " Una coppia splendi- damente normale che ha come orizzonte il bene dell’umanità.
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