Missioni Consolata - Marzo 2021

A THE GAME, IL GIOCO Gli stessi Lorena e Gian Andrea hanno visto con i loro occhi i se- gni di quelle percosse quasi in diretta, quando nel 2015 hanno iniziato a fare la spola con altri amici tra Italia e Balcani, por- tando vestiario e viveri nei campi profughi informali che si erano creati a Bihac e Velika Kladusa, al confine tra Bosnia e Croazia: «Non solo le botte. Alle persone vengono rotti i telefoni cellulari, requisiti gli zaini, e a volte addi- rittura tolti i vestiti che indos- sano», aggiunge Gian Andrea, lasciando intuire tutto il proprio sdegno. Parecchi di quei migranti che avevano conosciuto al confine tra Bosnia e Croazia, ragazzi e giovani soli, ma anche famiglie con bambini e anziani, li hanno poi reincontrati nei pressi della stazione di Trieste: quelli fortu- nati che sono riusciti ad arrivare in Italia, nonostante tutto. Tra loro, alcuni hanno affrontato l’ul- tima parte del viaggio anche de- cine di volte: ogni volta venivano respinti, ma dopo avere recupe- rato le forze ripartivano, perché non c’era possibilità di tornare indietro nel posto da cui erano scappati. L’unica speranza era quella di andare avanti, raggiun- gere il Nord Europa. Questo continuo procedere ed essere respinti, lo chiamano the game , il gioco: un nome che ri- chiama il divertimento, usato però per qualcosa che di gio- coso non ha nulla, forse per esorcizzare una realtà che fino a pochi anni fa non si sarebbe im- maginata nemmeno nei peggiori incubi, se pensiamo che accade a ridosso di quell’Europa che nel 2012 ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per il suo impegno a cancellare guerre e violenze dal proprio vocabolario. «Tentava di attraversare il con- fine italo sloveno insieme alla moglie e a un compagno, ma è morto cadendo in un burrone dopo un volo di venti metri, nei pressi del castello di San Servolo, in provincia di Trieste», riporta Radio Capodistria il primo gen- naio 2020. È una vicenda che a Lorena Fornasir ritorna spesso in mente, perché ricorda la dispera- zione della moglie. Così come ri- corda i tanti racconti di chi riesce ad arrivare in Piazza Libertà - ri- battezzata da loro Piazza del Mondo - e narra di persone care e compagni di viaggio persi nel buio dei boschi, nelle settimane di cammino tra le frontiere balca- niche e, soprattutto, tra un re- spingimento e l’altro: «Le per- sone vengono rimandate indietro dalla polizia di confine, sia in Croazia che in Slovenia. Negli ul- timi mesi anche all’arrivo in Ita- lia», sottolinea Gian Andrea. «Ci sarebbe il diritto del migrante a chiedere asilo politico, ma evi- dentemente non viene rispet- tato». E c’è di più: «Le persone che assistiamo in piazza arrivano spesso con evidenti segni di vio- lenze, e denunciano pestaggi da parte delle forze di polizia una volta entrati nel confine croato». Botte documentate da foto e vi- deo che anche gli europarla- mentari di Bruxelles conoscono almeno dal 2017, grazie alle mo- bilitazioni di associazioni per i di- ritti umani di tutta Europa, com- presa Linea d’ombra Odv (Orga- nizzazione di volontariato - www.lineadombra.org ) , la onlus creata da Fornasir e Franchi. Vio- lenze che nessuno pare riuscire a fermare, anche per la resi- stenza del governo croato ad ammettere le responsabilità delle proprie forze dell’ordine. MC 57 marzo 2021 MC Fortezza Europa | Migranti | Rotta balcanica | Cura In basso a sinistra: una volon- taria medica le piaghe sui piedi di un uomo, procurate dal lungo cammino. Qui sotto: un po’ di cibo e di riposo in Piazza Libertà a Trieste. Qui a destra: Lorena Fornasir offre cibo a un giovane mi- grante e ascolta la sua storia. * * * © Daniele Biella © Daniele Biella

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