Missioni Consolata - Marzo 2021

condo i piani del primo ministro per ottemperare anche agli obiettivi di riduzione dell’80% delle emissioni di CO 2 che la nazione si è proposta di rag- giungere entro quella data. All’inizio del 2021, secondo l’Iaea, in Giappone sono di nuovo operativi trentatré reat- tori nucleari che generano una capacità totale di 31.679 MWe pari al 7,5% dell’energia totale prodotta nella nazione. Due reattori, che aggiungeranno un totale di altri 2.653 MWe, sono in fase di costruzione, mentre sono stati chiusi definitivamente ventisette reattori. La disastrosa condotta dei go- verni che hanno gestito l’inci- dente nucleare di Fukushima (in particolare quello di Naoto Kan), si ripercuote ancora pesante- mente nell’opinione pubblica giapponese: solo l’1,9% dà cre- dito al governo e ancora meno (1,2%) all’industria nucleare. Il motivo è da ricercarsi nella reti- cenza da parte di queste due entità nazionali (governo e indu- stria) nel dare notizie veritiere alla popolazione, nell’insuffi- ciente preparazione del perso- nale, nella condotta della diri- genza delle compagnie energe- tiche e nelle numerose bugie ri- lasciate sia dagli apparati gover- nesi o alla quantità di trizio sca- ricata nelle acque marine da al- tri impianti nucleari sparsi per il mondo. IL FUTURO DEL NUCLEARE IN GIAPPONE Il disastro di Fukushima accese il dibattito sul futuro energetico del Giappone. L’autosufficienza energetica nazionale, che nel 2010 era pari al 20,3% di cui la quasi totalità proveniente dal settore nucleare, nel 2013, dopo la chiusura dei reattori, era scesa al 6,6% per risalire al 9,6% nel 2017 a causa della parziale ripresa dell’attività atomica e dell’aumento dell’utilizzo delle fonti rinnovabili, potenziate dai forti incentivi concessi dal go- verno e dal sensibile migliora- mento delle tecnologie dedicate a questo campo di sviluppo. Già alla fine del 2012, quando Shinzo Abe succedette a Yo- shihiko Noda alla guida del go- verno del Giappone, fu chiaro che il nucleare avrebbe avuto ancora un futuro nella politica energetica giapponese. Un fu- turo incerto e di transizione, in linea con il modello descritto dall’Ipcc ( International panel on climate change ), ma che la- sciava spazio all’energia ato- mica almeno fino al 2050 se- nativi che dai vari protagonisti privati sul pericolo radioattivo e sul modo con cui è stata gestita l’emergenza. Nel 2019 un grosso scandalo che ha coinvolto la Kansai elec- tric power company (Kepco), membri della prefettura di Fukui, del Partito liberaldemo- cratico e dello stesso ex sin- daco di Takahama, ha scon- volto, se mai ce ne fosse stato bisogno, ancora una volta l’in- dustria nucleare nipponica. Lo scandalo ha riportato alla ri- balta i loschi interessi del «vil- laggio nucleare» nazionale, un problema già più volte sollevato da numerosi gruppi antinucleari e che viene spesso associato alla mancanza di controlli ade- guati nel campo della sicurezza all’interno delle centrali. Proprio questo sistema per- verso e pericoloso avrebbe do- vuto mettere in guardia i vari di- casteri preposti alla sorve- glianza nucleare, cosa che in Giappone non è avvenuta ed è uno dei motivi per cui oggi molti cittadini si sentono defraudati della propria sicurezza. È anche per questo che i giap- ponesi faranno fatica ad accet- tare un ritorno al nucleare che sembra oramai già deciso Piergiorgio Pescali 55 marzo 2021 MC A MC Archivio MC ● Piergiorgio Pescali, Atomi di pace, atomi di guerra , dossier, agosto-settembre 2018; ● Piergiorgio Pescali-Mirco Elena-Tiziano Tosolini, Giappone. Viaggio nel disastro nucleare , dossier, dicembre 2015. I dossier sono scaricabili - gratui- tamente - in formato Pdf dalla se- zione dello «sfogliabile» ospitata sul sito della rivista. Sul sito Altri approfondimenti e tabelle sono leggibili sul sito della rivista. Sempre a firma di Piergiorgio Pescali.

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