Missioni Consolata - Marzo 2021

Cile, Plaza Dignidad D urante la lunga notte della dittatura militare di Pinochet (1973-1990), la chiesa cilena ha vissuto due espe- rienze completamente diverse, oppo- ste tra loro. Ha visto nascere la Vicaría de la solidaridad , un centro di aiuto giuridico, di coordinamento dei familiari delle vittime della dittatura, dove la fede si intrecciava con l’azione sociale, spesso con veri e propri atti di eroismo. Contempora- neamente, un’altra parte della chiesa è stata re- fugium peccatorum dei sostenitori della dittatura, offrendo un porto sicuro a quella parte di società cilena conservatrice che la notte del golpe militare aveva brindato con champagne per celebrare la fine del governo di Unidad Popo- lar del presidente Allende. Due sono le figure che rappresentano questa dualità: Fernando Karadima e Raúl Silva Henrí- quez. Il Rasputin di Santiago Fernando Karadima Fariña, sacerdote dal 1958, era il parroco della chiesa El Bosque, nella pro- vincia di Santiago, punto di riferimento delle élite cilene. La sua figura è un enigma nella storia del paese: un uomo «volgare e illetterato» che è giunto a «dominare il settore conservatore della società cilena», diventando il responsabile di molti giovani rampolli di quel mondo. Molti di essi sono poi diventati vittime dei suoi abusi ses- suali per anni. La parrocchia El Bosque era l’opposto della chiesa post conciliare di Medellin e Puebla, ov- vero di quella chiesa latinoamericana che univa di FEDERICO NASTASI LA CHIESA CATTOLICA CILENA DURANTE LA DITTATURA Solidarietà (ma anche connivenza) La Chiesa cattolica cilena ha conosciuto luci ed ombre. Le prime sono legate alle azioni meritorie della Vicaría de la solidaridad , le seconde ad alcuni scandali per i quali papa Francesco ha chiesto perdono. © Paolo Moiola

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