Missioni Consolata - Marzo 2021

ossier 46 marzo 2021 A destra: la particolare facciata della chiesa di Castro, capoluogo dell’isola di Chiloé. stenza è dedicato “La Araucana”, poema epico in lingua spagnola della fine del XVI secolo. Ma cosa hanno difeso per tre secoli? La loro cultura materiale era povera, la ceramica banale. L’opera magna dei Mapuche è immateriale: è una cultura di libertà e di dignità umana. I Mapuche sono come il popolo di Israele: non ha lasciato tracce materiali rilevanti, ma ha dato il monoteismo al mondo». Forse anche per questo la wenüfoye è diventata uno dei simboli della grande protesta sociale di fine 2019. Visione europea e cosmovisione mapuche In mapudungún (letteralmente, parlare della terra), la lingua dei Mapuche, esistono quattor- dici verbi per descrivere modi e gradi del risve- gliarsi. Questa attenzione meticolosa al passaggio tra sonno e veglia è legata alla cosmo- visione di questo popolo. Nella cosmologia ma- puche, l’uomo - Wenchu , da wen (cielo) e chu (contrarre; cfr. Diccionario Mapuche ), traducibile come «l’uomo è un cielo contratto in un corpo» - cascò dal cielo perdendo i sensi nell’impatto sulla terra. Allora la donna - Dhomo , cioè «lei per la quale siamo di più», poiché dà luce, ma anche perché eleva, risveglia l’uomo - scese dal cielo a risvegliarlo, ma dimenticò di svegliare il cuore. Da allora la missione dell’essere umano è fare in modo che la propria anima torni a essere pienamente vigile e cosciente. La cultura mapuche, la lingua in particolare, è stata per lungo tempo un elemento di discrimi- nazione. Jessica Cayupi è una warriachi , una Ma- puche nata in città. «Sono nata a Santiago in una famiglia mapuche. I miei non mi hanno inse- gnato il mapudungun , perché non volevano tra- smettermi lo stigma di essere indigena. Ho vissuto il razzismo e sono cresciuta con il mito della discendenza europea. Un cognome spa- gnolo è più prestigioso di uno mapuche. Ma ci si dimentica che gli spagnoli qui arrivavano spesso come uomini soli. Non si sono riprodotti tra loro, hanno trovato le donne indigene, molte sono state violentate. E i battesimi forzati hanno can- cellato i nostri nomi. Ci hanno imposto lo spa- gnolo e la loro religione, cancellando la nostra lingua e la nostra cosmovisione. La nostra cul- tura è per certi versi superiore a quella europea, che mette l’uomo al centro del mondo. Per noi si deve vivere in armonia con tutte le forme di vita, umane e non. Tutto ha uno spirito. Da bambina litigavo con i miei coetanei quando spezzavano il ramo di un albero per gioco. Per me è un abomi- nio. È superiore alla nostra, la cultura dell’accu- mulazione e dell’individualismo che ha prodotto il disastro ambientale in atto?», si chiede Cayupi. Violenza e camion Nella divisione amministrativa odierna, la Wal- lmapu corrisponde all’Araucania, la regione più povera del paese dove industrie estrattive, spesso straniere, hanno un comportamento pre- datorio, distribuiscono poca ricchezza e lasciano siccità e inquinamento. In Wallmapu si respira un clima di violenza latente: zone militarizzate, fondi agricoli protetti dai carabinieri, camion bruciati, blocchi stradali. Ogni tanto la violenza esplode e qualcuno muore. È successo a una coppia di anziani proprietari terrieri, discendenti di europei, bruciati vivi in casa. Ed è successo a diversi Mapuche, colpiti alle spalle dalle pallot- tole dai carabinieri, i quali hanno poi messo in piedi goffi tentativi di depistaggio. Ad agosto 2020, numerosi tir hanno bloccato im- portanti snodi stradali del paese, richiamando alla memoria quanto avvenne nell’ottobre del 1972 ( paro de los camioneros ), quando quaranta- mila autisti incrociarono le braccia per quasi un mese. Allora si trattò di un piano per destabiliz- zare il governo Allende, promosso dal padronato economico e industriale, supportato dagli Stati Uniti di Richard Nixon e Henry Kissinger (come confermano gli archivi Usa desecretati a fine 2020) e realizzato d’intesa con gli apparati mili- tari che, infatti, non intervennero a bloccare la protesta. La manifestazione degli autotrasportatori del 2020, come quella del 1972, è uno sciopero pa- dronale in quanto promosso dai proprietari dei camion più che dai camioneros stessi. I tir che trasportano i prodotti di quelle aziende sono stati sovente il bersaglio degli attacchi di membri di gruppi radicali mapuche. Le organizzazioni di categoria hanno promosso l’agitazione recla- mando e ottenendo maggiori interventi e investi- menti per incrementare la sicurezza nelle rotte verso il Sud del paese, nonché drastiche misure repressive nei confronti dei riottosi. Passata la tormenta dei giorni di protesta di ago- sto, è tornato il quotidiano: nei disegni dei bam- bini dell’Araucania, insieme al prato alla casa e al cielo, ci sono gli elicotteri e le camionette dei mi- litari. I figli degli opposti fronti crescono dentro un contesto di violenza. Per fare la pace, con- clude Jessica Cayupi, «serve giustizia innanzi- tutto. Il processo costituente è il primo passo, non l’ultimo. La nostra lotta durerà ancora». Federico Nastasi La ricchezza culturale dei Mapuche non è materiale, ma immateriale. “

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