Missioni Consolata - Marzo 2021
T ra le mille bandiere che sventolano a Plaza Dignidad, spiccano gli stendardi mapuche: l’unico popolo indigeno che è riuscito a tener testa ai conquistado- res , sebbene a carissimo prezzo, e tut- tora vittima di plurime discriminazioni. Nella wenüfoye , la bandiera mapuche, è riassunta la cosmogonia di quel popolo: le tre fasce orizzon- tali rappresentano le diverse dimensioni dell’esi- stenza (la blu si riferisce a quella celeste, la verde a quella terrestre, la rossa alla dimensione inte- riore, della natura e dell’uomo); al centro, c’è il tamburo sacro, le cui decorazioni alludono ai punti cardinali e al ciclo delle stagioni. Cosa simboleggia la wenüfoye per gli insorti ci- leni? Per intendere il Cile e il momento costi- tuente in atto, è indispensabile comprendere cosa rappresenta il popolo mapuche nella cul- tura cilena. Due visioni del mondo opposte La questione mapuche risale ai tempi della colo- nizzazione, un conflitto secolare basato su due visioni del mondo inconciliabili: quella europea legata all’idea di progresso, a una concezione del tempo lineare e fondata sulla proprietà privata; e quella mapuche che pensa il tempo in maniera circolare e non conosce l’idea di progredire. I Ma- puche vivono in comunità, vedono come un abominio la proprietà privata della terra. Il mapu è la terra, vi sono terre sacre ed è lì che vivono gli antenati. È, dunque, inconcepibile che qualcuno recinti i boschi, mettendoci un cartello «pro- prietà privata» e separando i Mapuche dai loro predecessori e dalle terre ancestrali del Wal- lmapu , la terra mapuche. I Mapuche resistettero prima agli Incas, poi ai conquistatori spagnoli, i quali, non potendoli sconfiggere, nel 1641 firmarono con essi un trat- tato di pace. Come fece a resistere una popola- zione nomade e apparentemente meno potente di altri regni indigeni, i quali invece furono tra- volti dagli invasori? La forza dei Mapuche sembra stia proprio nell’assenza di un’organizzazione politica centralizzata. Tradizionalmente, questa popolazione si aggregava in nuclei piccoli, spar- pagliati e mobili, con una leadership fluida, a metà tra la sfera politica e spirituale. Ciò li avrebbe resi più sfuggenti alla capacità del con- quistatore di sconfiggerli, sottometterli o cor- romperli. All’inizio del XIX secolo, le diverse comunità indi- gene ebbero un ruolo determinante nel conse- guimento dell’indipendenza cilena dal dominio spagnolo. Ma una volta che la nuova nazione fu costituita, ne furono traditi. Le terre nelle quali i Mapuche e gli altri popoli originari vivevano di agricoltura e allevamento, furono un po’ alla volta vendute «legalmente» o addirittura donate dalla classe dirigente cilena a magnati locali e stranieri e a multinazionali in cambio di appog- gio e favori. Da metà Ottocento, i Mapuche si trovarono a combattere contro le truppe del nuovo Cile indipendente. E contro i coloni, mi- granti europei ai quali era stato promesso un 44 marzo 2021 ossier IL POPOLO DEI MAPUCHE Combattuti e discriminati (ma mai sconfitti) Incas e conquistatori spagnoli non riuscirono a sottometterli. Dopo l’indipendenza dalla Spagna, furono traditi. La dittatura di Pinochet non riconobbe mai i loro diritti e li escluse dalla Costituzione. Oggi la scrittura di una nuova carta fondamentale potrebbe dare ai Mapuche un po’ di giustizia. di FEDERICO NASTASI © Diego Martin
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