Missioni Consolata - Marzo 2021
mento non riguardano la Carta, ma politiche pubbliche e cambi culturali: «Penso alle pensioni basse», spiega a Missioni Consolata Josè Antonio Viera-Gallo, primo presidente della Camera del Cile della transizione democratica, tra il 1990 e il 1993. Fa poi un parallelo con l’Italia, paese dove - insieme a migliaia di connazionali - trovò rifugio dalla dittatura di Pinochet. «Il momento costi- tuente cileno è privo dell’epica della Costituente italiana, della volontà di ricostruire il paese di- strutto dalla guerra e dal fascismo. E privo dei grandi leader della Costituente spagnola che, pur di superare la dittatura accettarono la monar- chia, la stessa che combatterono nella guerra ci- vile. Per questo credo si debba puntare sull’essenziale: un ruolo più ampio dello stato in economia; ridurre i quorum ipermaggioritari; de- centralizzare lo stato; riconoscere i popoli origi- nari, un dramma del Cile odierno; allargare i diritti sociali e politici. Fare queste cose sarebbe già tanto, cambierebbe il paese. Tuttavia, il pro- cesso ha una sua originalità: l’assemblea che do- vrebbe redigere la nuova Costituzione avrà perfetta parità di genere, un unicum al mondo. Questo è il risultato di un voto trasversale in par- lamento che mi fa pensare che alcuni risultati per l’uguaglianza di genere siano ormai irreversi- bili», conclude il politico cileno. La pandemia di Coronavirus rallenta il processo costituente, ma senza interromperlo. Inizial- mente previsto per aprile, il referendum viene celebrato il 25 ottobre 2020. E i risultati sono in- controvertibili: i «Sì» per la nuova Costituzione raggiungono il 78,25%. Il secondo quesito, «Quale organo dovrà redigere la nuova Costitu- zione?», vede prevalere con il 79% l’opzione di un’assemblea interamente eletta dai cittadini. L’affluenza è stata la più alta dal ritorno alla de- mocrazia, ma comunque inferiore al 50%. Adesso la sfida è trasformare la forza del risul- tato elettorale in un nuovo patto sociale, passare dal «voto destituente al patto costituente», ha scritto il politologo Juan Pablo Luna. Un occhio della testa Plaza de la Dignidad è l’epicentro del processo costituente cileno. Lì, nei mesi della protesta, si ritrovano mamme con i passeggini, coppie di in- namorati, anziani che ricordano i tempi di Pino- chet. E, quasi a ogni corteo, volano pietre, si costruiscono barricate, si respira aspro l’odore dei lacrimogeni, crepita il fuoco. C’è certamente una componente di violenti organizzati tra i ma- nifestanti. La rabbia però trabocca oltre questa organizzazione e coinvolge anche i manifestanti a volto scoperto, le persone comuni che assi- stono agli abusi della polizia. Agli occhi di un eu- ropeo abituato alle categorie di buoni e cattivi, al Pasolini di Valle Giulia che difende i poliziotti contro gli studenti borghesi, quel che succede in Cile non è comprensibile. Per due motivi: primo, qui i manifestanti non sono studenti borghesi, A sinistra: «Le strade si aggiustano. I morti non ritornano» dice il cartello di un manifestante. Cile, Plaza Dignidad 37 marzo 2021 I L C ILE ● Forma di governo: Repubblica presidenziale. ● Presidente: Sebastián Piñera (Chile Vamos, coalizione di centro destra). ● Superficie: 755.838,7 km² (più del doppio dell’Italia). ● Abitanti: 18 milioni. ● Popoli indigeni: dieci - il 10.8% della popolazione -: Mapuche, Aymara, Diaguita, Atacameño, Quechua, Rapanui, Kolla, Kawésqar, Chango e Yagán. ● Città principali: Santiago (capitale), Valparaíso, Concepción. ● Religioni: 86.2% cristiani (66.7% cattolici, 16.4% protestanti, 3.5% altri cristiani); 11.5% atei; 0.9% altre religioni; 1.1% non specificato. ● Economia: esportazione di prodotti minerari (rame e litio), agricoli e della pesca; Pil pro capite 23.555 dollari Usa. ● Principali testate giornalistiche: El Mercurio, La Tercera, The Clinic, Ciper.
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