Missioni Consolata - Marzo 2021
LE CONSEGUENZE DELLA RIVOLTA CILENA La dignità e il risveglio di un paese S antiago del Cile, Metro Estación Central, 18 ottobre 2019. Il governo ha annun- ciato l’aumento di 30 pesos del biglietto della metro, meno di 4 centesimi di euro. Una ragazza salta il tornello ed entra senza pagare. La segue un altro, poi una ragazza. In breve, si diffonde l’evasione massiva in decine di stazioni della metro di Santiago: «Evadir es otra forma de luchar», «non pagare è un’altra forma di lottare», gridano i giovani. È il primo smottamento, al quale il governo ri- sponde con la repressione. La protesta aumenta e viene imposto il coprifuoco. La rabbia esplode e in poco tempo l’urlo indistinto si traduce in una voce chiara che domanda un radicale ripensa- mento del paese. Il 25 ottobre 2019 si riuniscono pacificamente nella piazza centrale di Santiago, Plaza Italia o Plaza Baquedano, ribattezzata «Plaza de la Dignidad», due milioni di persone nella marcia «más grande de Chile» per chiedere un nuovo patto sociale, per ridefinire le regole del gioco da cima a fondo. In questa giornata si saldano le proteste degli studenti, delle femmi- niste, dei lavoratori della salute, dei movimenti indigenisti, ma soprattutto il malessere della gente comune. «Chile despertó», gridano i manifestanti, il Cile si è risvegliato, cantano uomini e donne di tutte le generazioni, nelle piazze di tutto il paese, dai de- serti del Nord fino alle città della Tierra del Fuego. Nelle piazze convivono manifestanti paci- fici, gruppi musicali, performance teatrali, as- semblee improvvisate e frange più violente. Il paese arde: bruciano edifici di banche, fondi pensione, supermercati, infrastrutture pubbliche e anche qualche chiesa (il clero cileno è scosso da scandali di abusi sessuali, sui quali sta cer- cando di far luce papa Francesco, e di cui par- liamo nell’ultima parte di questo dossier). Il governo di centro destra, guidato dal magnate Sebastian Piñera, sembra sul punto di crollare quando cede a una richiesta che fino a poco fa sembrava irrealizzabile. Il 15 novembre 2019 «l’Accordo per la pace e la nuova Costituzione», sottoscritto trasversalmente dai partiti, disegna uno scenario inedito: l’apertura di un processo costituente che porterà a superare la Costitu- zione del 1980, imposta dalla dittatura militare e architrave del modello neoliberista che ha dato forma al Cile odierno. Comincia così il percorso costituente che il paese da oltre un anno sta sperimentando. «La prote- sta di ottobre 2019 nasce da un movimento ampio, senza leader né richieste precise. Va in- quadrata nella dinamica dei grandi movimenti globali, dagli Usa a Hong Kong. Ci sono impor- tanti aspettative verso la nuova Costituzione, ma è bene chiarire che molte richieste di cambia- ossier Sottotraccia da tempo, la rivolta cilena è scoppiata nell’ottobre del 2019. È costata molto, ma ha raggiunto un obiettivo impensabile: la formazione (ad aprile 2021) di un’assemblea che dovrà redigere una nuova Costituzione, sostitutiva di quella del 1980 voluta dal generale Augusto Pinochet. di FEDERICO NASTASI © Camera Memories
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