Missioni Consolata - Marzo 2021

M osè ha ispirato ro- manzi, opere artisti- che e liriche, film e persino apprezzabili e raffinati cartoni animati, perché è una di quelle grandissime figure che ha cambiato la storia. Per il mondo ebraico antico il suo nome poteva addirittura diven- tare sinonimo della stessa Bib- bia e della legge (cfr. At 15,21). La vicenda è certo conosciuta, tuttavia vale la pena riprenderla per riscoprirne diversi aspetti forse dati per scontati. in breve Un nuovo faraone, che non ha conosciuto Giuseppe (Es 1,8), e quindi non può essergli ricono- scente, è spaventato dalla cre- scita numerica degli ebrei. Per questo inizia a opprimerli e or- dina alle due loro levatrici di uc- cidere i maschi appena nati (1,15- 16). Ma queste non obbedi- scono, così che il popolo «au- mentò e divenne molto forte». Allora il faraone estende l'ordine a tutto il suo popolo (1,17-22). Dal massacro si salva un bimbo bello, Mosé, figlio di una coppia di leviti, che viene tenuto nasco- sto per tre mesi e poi affidato alle acque del Nilo (2,1-4). A tro- varlo è la figlia del faraone, che lo adotta, affidandolo a una nu- trice ebrea, la quale, grazie all’a- stuzia della sorella di Mosè, è la sua stessa madre (vv. 5-10). Una volta cresciuto, Mosè, un giorno, reagisce ai maltratta- menti subiti dal suo popolo e uc- cide una guardia che sta pic- chiando un ebreo (vv. 11-12). Quando, il giorno dopo, intuisce che il fatto non è rimasto nasco- sto, fugge nel deserto, dove a un di Angelo Fracchia, biblista COSÌ STA SCRITTO ♦ il libro dell’eSodo un cammino di libertà MC R Per i lettori ebrei, poi, quel «ce- stello» ( teba , in ebraico), peraltro spalmato di bitume e pece, in cui Mosè è posto, è la stessa parola che in Gen 6-9 indica l’arca di Noè: entrambi porteranno a ter- mine l’intenzione di Dio di salvare la vita galleggiando su acque che altrimenti sarebbero minacciose. Ma quanto più i motivi favolistici si moltiplicano, tanto più il nostro senso critico di moderni alza le sopracciglia, perplesso: non si saranno inventati tutto? Già nella puntata precedente abbiamo affrontato la questione. Qui basti richiamare i toni epici e mitologici con cui si presentano, persino tra noi razionalisti e scettici, le imprese sportive, dove la conquista di una vittoria sembra, a volte, presagita e pre- destinata fin dall’infanzia dell’a- tleta di turno. Quel tono favoli- stico serviva a dire, ai lettori anti- chi, che si trovavano di fronte a una vicenda eccezionale. La perfetta adesione del racconto alla veridicità assoluta della sto- ria non era un problema per nes- suno di loro. ironia e aSSenza di dio Due caratteristiche, tra le altre, rendono questo racconto inte- ressante anche per il nostro gu- sto moderno. • La prima, su cui torneremo, è il fatto che non si citi Dio. Succede anche a noi lettori religiosi e cre- denti di restare infastiditi quando in una storia troppo viene affi- dato all’intervento miracoloso di Dio. Tutto sommato, preferiamo che non se ne parli. Forse ci ren- diamo conto che affidare troppo velocemente alla responsabilità della provvidenza la nostra vita, non rispetta la nostra autonomia e libertà. Vorremmo cogliere Dio presente, sì, ma come chi si muove tra le righe. A quanto 02. Le origini di Mosè (Es 1,15-2,25) pozzo incontra le sette figlie di un sacerdote di Madian. Dopo averle aiutate, viene accolto in fa- miglia e ne sposa una (vv. 16-22). Storia o favola? Nel racconto ci sono di certo tanti tratti che ci ricordano una favola: come si può pensare che per tutto il popolo ebreo, tanto numeroso da spaventare il fa- raone, ci siano solo due levatrici (1,15)? E come fa la figlia del fa- raone a capire che quel bimbo è un ebreo (2,6), o le figlie del sa- cerdote madianita Reuèl a capire che Mosè è un egiziano (2,19)? Forse dagli abiti? Poi la storia della famiglia di Mosè si apre con la sua nascita, come se lui fosse il primogenito, ma subito ci troviamo di fronte a una sorella più grande e abba- stanza scaltra da pensare come ricongiungere la famiglia (2,4-7). E non è strano che siano proprio sette le figlie che Reuèl manda a pascolare (2,16 - sette è un nu- mero altamente simbolico nella Bibbia, ndr )? Lo stesso incontro a un pozzo, con il protagonista che s’imbatte imprevedibilmente in una donna, è un cliché ricor- rente nell’Antico Testamento (e anche nel Nuovo: Gv 4). Ma, in fondo, è favolistico lo stesso motivo di partenza del rac- conto: il bambino affidato alle ac- que. È un tema che accomuna Romolo e Remo, Perseo, il dio Dioniso... e soprattutto Sargon, ri- tenuto per millenni il più impor- tante sovrano mesopotamico, vis- suto attorno al 2200 a.C., il mo- dello stesso di conquistatore e imperatore finché non sorse Ales- sandro Magno. Presentare un bambino che viene affidato alla sorte dentro a una cesta abban- donata sulle acque era un espe- deinte narrativo per farne presa- gire il destino importante. 32 marzo 2021 MC

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