Missioni Consolata - Marzo 2021
26 marzo 2021 MC * STATI UNITI giorni, è compito dello sceriffo trovargli un’occupazione fino al pagamento della somma do- vuta. La stessa legge punisce i bianchi che si riuniscano con neri o abbiano con essi rapporti. Negli stati del Sud si susse- guono le norme che richiedono la separazione dei bianchi dalle «persone di colore» ( colored , così all’epoca vengono chia- mate) sui mezzi del trasporto pubblico (tram, autobus e treni). Il principio applicato è cono- sciuto come quello del «separati ma eguali» ( separate but equal ). Secondo questo principio, la se- gregazione razziale è consen- tita purché sia prevista una pari sistemazione per i passeggeri neri. Ne è significativo esempio il «Louisiana Separate Car Act», approvato nel luglio 1890. Al fine di «promuovere il comfort dei passeggeri», le ferrovie della Louisiana devono fornire «posti uguali ma separati per le razze bianche e colorate» sulle linee che percorrono lo stato. Nel 1896, il principio «separati ma eguali» viene confermato anche dalla Corte suprema chia- mata a deliberare sul caso «Plessy v. Ferguson». Homer Plessy è un calzolaio di New Orleans. Proveniente da una famiglia mulatta, Homer è una persona attiva nel sociale. Per protestare contro le leggi sulla segregazione, nel 1892 ac- quista un biglietto di prima classe sulla East Louisiana Rail- road e si siede nello scomparti- mento per «solo bianchi». Alla ri- chiesta di allontanarsi, Plessy ri- fiuta e per questo viene fatto scendere dal treno, imprigio- nato per una notte e rilasciato dopo aver pagato una cauzione di 500 dollari. Nel processo l’im- putato dichiara di aver visto vio- lati i diritti sanciti dal XIII e XIV emendamento della Costitu- zione, ma il giudice John Howard Ferguson lo dichiara colpevole. Nel 1986 la causa «Plessy v. Fer- guson» (dal nome dei due prota- gonisti) arriva davanti alla Corte suprema. Questa, con una netta maggioranza (sette contro uno, con un giudice assente), dà torto al ricorrente sostenendo la costituzionalità della segrega- zione razziale secondo la dot- trina del «separati ma uguali». Avendo dalla loro parte la Corte suprema degli Stati Uniti (com- posta di nove membri eletti a vita), fino al 1954, gli stati del Sud possono emanare senza problemi leggi di segregazione razziale. Come testimoniano va- rie sentenze, «la Corte sostan- zialmente acconsentì alla “solu- zione” del Sud ai problemi delle relazioni razziali» (prof. Melvin Urofsky, Britannica). In sostanza, queste leggi ven- gono emanate e sono vigenti pur violando uno o più degli emendamenti della Costituzione americana introdotti dopo la guerra civile: il XIII (che proibi- sce la schiavitù), il XIV (pari pro- tezione davanti alla legge) e il XV (diritto di voto). © Library of Congress " La segregazione razziale fu uno strumento per mantenere vantaggi economici e status sociale. modalità attraverso cui la so- cietà bianca dominante riuscì a circoscrivere e limitare le conse- guenze prodotte dall’abolizione legale della schiavitù, avvenuta nel 1865. Per dirla con l’Enciclopedia Bri- tannica: «La segregazione raz- ziale fornisce un mezzo per mantenere i vantaggi economici e lo status sociale superiore del gruppo politicamente domi- nante». SEPARATI MA EGUALI Durante e, soprattutto, dopo il periodo della ricostruzione post- bellica (1865-1877), gli stati del Sud, appartenenti alla ex Confe- derazione (South Carolina, Mis- sissippi, Florida, Alabama, Geor- gia, Louisiana, Texas, Virginia, Arkansas, Tennessee, e North Carolina), e l’Oklahoma, iniziano ad applicare norme discrimina- torie nei confronti della mino- ranza nera. Queste leggi sono conosciute sotto i nomi generici di «Black codes» (codici per i neri) e «Jim Crows laws» (leggi Jim Crows, dal personaggio interpretato da un attore che si dipinge il viso di nero). Ecco qualche esempio. A fine 1865, lo stato del Missis- sippi emana una legge secondo la quale i neri, senza lavoro o che si riuniscano senza per- messo, sono considerati vaga- bondi e, in quanto tali, punibili con una multa o, a discrezione del giudice, con il carcere. Nel caso che il nero condannato non paghi la multa entro cinque
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