Missioni Consolata - Marzo 2021
un pianto amaro rivelando che mai si sarebbero aspettati di fi- nire senza certezze e senza pro- tezione, abbandonati e impauriti, in attesa di finire l’ultimo tempo della loro vita. CONTRO EMERGENZA È una calda domenica di maggio e, dalla sede di Catania, Alberto Leotta ci attende a inizio turno, insieme al suo team, per raccon- tarci la sua giornata. Non sono previsti interventi oggi, ma una esercitazione, una delle tante da fare necessariamente per man- tenere alta la preparazione per una risposta al pronto intervento. Alberto ci tiene a precisare che, la sede in cui Cri opera, è una importante e lussuosa villa se- questrata nel 1998 a una famiglia mafiosa locale. Ci mostra tutta la lunga proce- dura di vestizione che anticipa ogni uscita in ambulanza. «A causa dei tempi lunghi di prepa- razione e vestizione, il tempo di risposta tra un intervento e un al- tro si è dilatato». Il ricordo dei soccorsi è vivo ne- gli occhi di Alberto che fa fatica, ci svela, dimenticherà questo particolare momento storico. «Quando si ritorna a casa le sera e si sente un po’ di freddo alle ossa, o un po’ di mal di gola, il pensiero inevitabilmente ri- manda alla possibilità di aver contratto il virus, di essere diven- tato un potenziale problema per le persone più care». cuni effetti collaterali e forse meno facili da prevedere di que- sta emergenza: «Nonostante i numeri dei contagiati, inferiori ri- spetto alle altre regioni d’Italia, in special modo alla Lombardia, il numero dei richiedenti aiuti ali- mentari è progressivamente au- mentato con l’avanzare delle re- strizioni. Il dato non è imputabile al virus in sé ma alle conse- guenze dovute alle necessarie limitazioni. In Sicilia il lavoro nero è uno dei principali pro- blemi che da sempre l’attana- gliano. Il virus non ha fatto altro che esacerbare un malessere che già preesisteva. Impedendo alle persone di potersi recare al proprio posto di lavoro si è im- pedito loro di potersi sostenere. Tutte quelle fasce sociali che riuscivano alla meno peggio a “portare a casa la giornata” adesso sono regrediti ad uno stato di semi povertà». L’elenco degli aiuti è fitto e, tra una casa e l’altra, un vicolo e l’al- tro, persone di diverso livello so- ciale e genere attendono il loro cofanetto di alimenti e beni di prima necessità con rigoroso e immobile pudore. A fine turno una coppia di an- ziani ultra ottantenni attende l’ar- rivo dei volontari. Uno di questi ultimi ci racconta che i due erano persone molto conosciute in paese perché per anni avevano gestito una piccola bottega di generi alimentari. Al suono del ri- cordo, però, la coppia scoppia in CATANIA, SENZA DIMORA Sono circa 80 i senza fissa di- mora che, nei vicoli di Catania, dividono la notte tra gelo e soli- tudine. Durante la fase 1 e 2 del lock- down le strutture di accoglienza, mense e ambulatori di assi- stenza, hanno dovuto barricarsi per evitare il contagio. L’unità di strada dei giovani vo- lontari di Croce rossa italiana ha svolto numerose attività di soste- gno a favore delle fasce più de- boli. Durante la fase 1 del lock- down, Croce rossa si è posta da tramite tra le varie associazioni per provvedere al fabbisogno di beni di prima necessità: pasti caldi, acqua, indumenti e kit di pulizia. Con l’inizio della fase 2, il 4 maggio, le mense hanno po- tuto riaprire i battenti così, il ser- vizio di assistenza di Croce rossa, attraverso ronde settima- nali, vigila sulle condizioni sanita- rie e psicologiche di tutti gli utenti presenti sul territorio cata- nese. «Il cibo è una scusa per monito- rare il bisogno dei senza dimora - ci dice Danilo Di Mauro respon- sabile dell’unità di strada - un le- game, il nostro, instaurato nel tempo. Conosciamo le loro sto- rie personali, le loro paure e i loro drammi. Una sorta di fami- glia allargata in cui prendersi cura vicendevolmente gli uni de- gli altri». Valentina Tamborra e Angelo Anzalone A MC 19 marzo 2021 MC © Angelo Anzalone
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